Di Marcelo Brozović giusto un assaggio, di Romelu Lukaku solo l’ombra di quello che conoscevamo prima del volo in Inghilterra. Si è aperto (anche) così il campionato di un’Inter estremamente sottotono. L’infortunio del belga contro la Lazio alla quinta giornata, e quello del – fino ad allora – insostituibile play con la Nazionale croata sembravano essere l’ennesimo segnale di una catastrofe preannunciata.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere. E Simone Inzaghi l’ha scoperto strada facendo. Una strada estremamente in salita, affrontata da metà classifica e con un girone di Champions League da non augurare neanche all’avversario più temuto.
Eppure, la forza del gruppo – diverso, incompleto, insicuro – si è vista nel momento più complicato, grazie a una soluzione di gioco pensata dal tecnico nerazzurro e partita da dove tutto inizia a girare. Il centrocampo. Con Brozović fuori la scelta sarebbe dovuta ricadere automaticamente sul giovane Asllani, acquistato proprio per fungere da vice nel ruolo di regista. Ma troppo giovane, appunto, per scendere in campo contro il Barcellona in una partita così importante in ottica Europa. E del fatto che non si trattasse di una considerazione del tutto sbagliata ne abbiamo avuto prova al Camp Nou.
La chiave? Calhanoglu, supportato da Mkhitaryan e Barella. Il turco oltre ad aver regalato una delle migliori prestazioni in maglia nerazzurra, ha segnato il gol della vittoria. Una formula diversa che da quel momento in poi si è rivelata vincente. Solo risultati positivi per la “nuova” Inter di Inzaghi, che ha ripreso quota in campionato e ha avuto accesso agli ottavi di Champions League con una giornata d’anticipo.
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A condire il tutto, anche un attacco tornato a funzionare. La doppietta di Džeko ai danni del Sassuolo, nella sfida di campionato successiva all’appuntamento europeo contro i blaugrana, ha riacceso definitivamente le speranze. E a riaccendersi è stato anche Lautaro Martínez, tornato al gol nel ritorno al Camp Nou contro il Barcellona.
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Ma il vero bomber nerazzurro adesso ha la maglia numero 23. Nicolò Barella è tornato a spendere le energie sul gioco senza badare troppo alle lamentele, collezionando finora 6 reti e 5 assist. Un centrocampista che attacca la profondità così come fa Barella è quello che serve ad un’Inter che ha bisogno di costanza nel finalizzare, per tornare ad essere competitiva al massimo.
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Nessuno l’avrebbe mai detto, eppure la giostra gira anche senza Brozović e le reti arrivano anche senza Lukaku. La squadra ha il grosso merito di aver distolto l’attenzione dalla loro mancanza, che ora oggettivamente si fa sentir meno, ma la difficoltà – a recupero avvenuto – sarà reinserirli senza (ri)smuovere troppo gli equilibri. La giusta dose di “vecchie” certezze e “nuove” scoperte che serve per andare avanti.
Romina Sorbelli