Georgia Viero racconta la sua lazialità

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Tutti conoscono Georgia Viero nella sua veste di attrice e showgirl, ma per il popolo laziale è soprattutto una delle madrine della squadra biancoceleste. E quando si parla della propria squadra del cuore ognuno ha una storia da raccontare.

Nata in Argentina, cresciuta a Roma, come ti sei avvicinata alla Lazio? C’è stata una persona oppure un episodio che ti ha portato a tifare per la Lazio? 

Mio papà era un grandissimo tifoso laziale ed io rispecchio a pieno la tradizione “di padre in figlio”. Adesso mio padre non c’è più ed a maggior ragione onoro i colori biancocelesti in sua memoria.

C’è un aneddoto legato alla Lazio che ricordi in modo particolare? 

Quando andavo allo stadio, per un periodo ci sono andata, durante una partita quando giocava Zarate nella Lazio, lui lanciò un pallone fuori dal campo e lo presi io e lo volevo tenere però l’ho dovuto restituire agli steward. La cosa curiosa è che qualche tempo dopo ho avuto il piacere di conoscere di persona Zarate ed è nata un’amicizia con lui e la sua famiglia.

 Da tifosa della Lazio a conduttrice insieme a Biscardi del suo famoso programma, quanto segui il calcio per passione e non per motivi di lavoro?

E’ diventata una passione personale prima non lo era. Prima seguivo solo la Lazio e poi il calcio è diventata una mia passione personale. Per questioni di lavoro ho dovuto seguire tutto quanto e mi sono appassionata strada facendo perché quando inizi a capire i meccanismi, comprendi anche la meravigliosità di questo sport, la sua bellezza, quanto sia coinvolgente. E’ uno sport che muove le masse.

Nella storia della Lazio hanno giocato 65 giocatori argentini. Secondo te, c’è una somiglianza tra l’ideale laziale e e lo spirito argentino?

I giocatori argentini che hanno giocato nella Lazio hanno contrassegnato la squadra nel temperamento e nel carattere. Gli argentini sono sanguigni e passionali anche nel calcio ed hanno trasmesso la cattiveria agonistica tipica del calcio sudamericano. In generale accostare il calcio europeo al calcio sudamericano crea un giusto mix e un giusto equilibrio all’interno delle squadre. Infatti tanti giocatori hanno difficoltà ad integrarsi perché provengono da altre mentalità di gioco, ma d’altra parte è necessario che ci sia un po’ di differenza perché sono dei valori aggiunti. E quando un giocatore straniero trova la chiave giusta per rapportarsi al calcio italiano diventa un grande campione.

Ti senti legata alla tifoseria laziale? Oppure vivi il tifo in modo personale?

Sono legata alla Curva Nord per motivi di affetto anche se non giustifico assolutamente le parole dette a Formello in previsione del derby del 4 dicembre. Io sono una persona pacifica e penso che qualsiasi cosa che riconduce alla violenza va evitata perché basta poco e si possono creare situazioni spiacevoli. Si poteva sottolineare la cattiveria agonistica con parole diverse e romantiche dedicate alla squadra, tipo “sarebbe bello colorare la città di Roma con i colori biancocelesti dopo il derby” . Ma io, da donna, ho una visione romantica del tifo. Ho un modo personale di essere tifosa. Per esempio ho scritto una lettera a Francesco Totti per il suo compleanno perché è un giocatore che io stimo e che mi ha rappresentato in quanto giocatore della nazionale italiana e sono una sua estimatrice. Non per questo sono meno laziale di altri tifosi e non penso di dover essere additata o criticata per questo. Mi sento una delle madrine della Lazio.

Questo inizio campionato la Lazio ha subito 3 sconfitte con le big e in ognuno di questi casi i tifosi hanno fatto sentire la loro voce supportando la squadra ed accompagnandola alla stazione Termini, all’aeroporto e facendo visita a Formello. Questa pressione da parte dei tifosi ha portato la squadra ad affrontare le partita senza la dovuta tranquillità? Tu sei d’accordo?

Non sono d’accordo con questa analisi. Penso che sia l’unico modo per far sentire il calore del tifo alla squadra, per manifestare l’amore laziale. A causa della protesta contro la dirigenza e contro le barriere molti tifosi non vanno più allo stadio. Un giocatore ha bisogno dei tifosi, di sentirsi spalleggiati ed è giusto definirlo il dodicesimo uomo in campo. Il tifoso fa danni solo quando infierisce su un giocatore che ha sbagliato. Come quello che è accaduto a Wallace, che nel derby ha commesso un solo errore da cui è scaturito il gol degli avversari, e sui social lo hanno tartassato con frasi non molto piacevoli. Il giocatore in questi casi deve fare appello a tutta la sua forza psicologica per superare delle critiche. Il derby è una partita delicata ma bisogna riconoscere le qualità del giocatore nonostante gli errori. Per fortuna però ho letto anche molti messaggi scritti in sua difesa. Ho apprezzato la scelta di Mister Inzaghi di non mandarlo di panchina nella partita successiva ma di farlo giocare subito dopo perché Wallace aveva bisogno di un riscatto immediato. Inzaghi è uno che non va mai addosso al giocatore, fa la giusta lettura di come prenderli. Ecco perché la Lazio funziona: lui indovina le strategie, studia le partite, ma sa anche lavorare molto con i giovani e con i veterani. Ed ha recuperato perfettamente un Wallace che adesso è agguerrito, al suo posto, lavora sodo e le critiche post derby sono state attenuate.

Ti aspettavi questo miracolo, questa rinascita biancoceleste dopo la deludente stagione 2015/2016?

No. Ero contentissima per l’arrivo di Bielsa che è un allenatore molto stimato in argentina, e quando l’accordo è sfumato ho pensato che nessun allenatore sarebbe stato in grado di sostituirlo e che la scelta di Inzaghi fosse un ripiego. I misteri, i gialli e le situazioni ingarbugliate vissute in estate non facevano presagire niente di buono. Invece Inzaghi è stata la fortuna della Lazio, una rivelazione, un allenatore giovane dotato di grande forza, che studia meticolosamente ogni partita e ogni avversario, che adotta la politica dello step by step, che non crea false aspettative e false illusioni, che tiene alta la concentrazione, che fa allenare i ragazzi tutti i giorni, disciplinato, e anche grande amico dei suoi giocatori. Persona che li comprende, che davanti agli altri li esalta nelle loro qualità e li difende, ma che negli spogliatoi sa rimproverarli. Che sa quando inserire un giovane e quando quel giocatore è pronto a dare il suo contributo personale alla sqaudra in quella determinata partita. Che conosce quelli della primavera e sa quando farli esordire. Uno che ha una versione ampia ed è quello che serviva alla Lazio una rinascita di questo tipo. Parolo ha detto bene in un’intervista “ percepisco che con la Lazio sta iniziando qualcosa di grande”. E questa iniziazione è stata proprio dovuta ad Inzaghi.

Della rosa attuale chi ti colpisce di più?

Wallace, perché è stato un investimento ed una plusvalenza che adesso ha la Lazio. Mi è piaciuta molto la sua storia personale, la sua umiltà e di come si sia fatto strada nel mondo del calcio. Io, in un giocatore, guardo spesso l’aspetto umano oltre le sue capacità calcistiche. Wallace è dotato di qualità tecnico fisiche, ha carattere, blocca bene e si inserisce bene sia in difesa che in attacco. Ha fatto un gol che mi ha emozionato e mi ha fatto piacere vederlo esultare con quella sua brasilianità che porta in campo con Felipe Anderson. Wallace dallo sguardo buono è stato uno dei colpi più riusciti del calcio mercato estivo.

Anche Anderson mi piace nonostante la sua discontinuità. Mi piace Bastos che ha fatto capire di essere “il bodyguard del pallone” come amo definirlo, perché è portato a difendere il pallone con il corpo con una tecnica molto interessane e bella da vedere. Ma a Milano ha avuto un infortunio che lo ha costretto lontano dalla squadra per 3 mesi e non vedo l’ora di vederlo nuovamente in campo.

Ma la Lazio ha una grandissima rosa: De Vrij è uno dei difensori più bravi al mondo e insieme a lui molti giocatori della Primavera promettono bene, vedi Alessandro Rossi che è capocannoniere del campionato cadetto.

 Nella storia della Lazio chi è stato il tuo giocatore preferito.

Zarate per motivi affettivi, e Giuseppe Biava per discrezione e grandezza umana sia in campo che fuori.

Gisella Santoro