Partenza a rilento quella dei nerazzurri che ancora una volta, non spezzano il tabù Sassuolo e ne subiscono l’influenza e le trame tattiche.
In un San Siro praticamente vuoto ma certamente meno triste di quell’Inter-Benevento totalmente deserto, con i quasi undici mila bambini che hanno quantomeno reso più digeribili quei novanta minuti sterili di pubblico e di reti...
Anche i vari striscioni allestiti a “coprire” gli spalti vuoti riempiendoli di BUU che nulla hanno a che fare, bensì l’esatto opposto, di quelli rivolti al difensore partenopeo che hanno portato alla chiusura “dei cancelli di San Siro” non hanno comunque tinto abbastanza una partita che, dal punto di vista interista, lascia un retrogusto più acre che dolce.
Spalletti dà fiducia a Joao Mario sulla trequarti, sottraendola a Nainggolan che parte ancora una volta dalla panchina; ma il portoghese, affiancato da un Perisic tra lo svogliato e l’assente – con qualche squillo fin troppo fievole per passare alle cronache, quantomeno da tabellino – è meno lucido e scodinzolante delle ultime apparizioni. Un po’ come il resto della compagnia cantante, non costruisce come dovrebbe né permette il giropalla necessario ad uscire dalle maglie neroverdi.
Neppure l’ingresso del Ninja, fin troppo atteso, ha mischiato le carte di una partita che avrebbe potuto fruttare i tre punti ad una compagine quanto all’altra. Il gol cercato, voluto e trovato da baby Zaniolo in quel di Roma aveva fatto rumoreggiare pure più del dovuto persino quelli che a giugno, all’arrivo di Radja, di Zaniolo erano passati senza curarsene. Eppure a difesa di quel Ninja fin troppo contestato negli ultimi tempi un trascorso che sta ancora dalla sua parte, almeno sul campo. E forse, c’è chi lo stesso Ninja, quello di Roma (con Spalletti), lo aspetta ancora.
Ma torniamo al campo, a quello di ieri: se c’è qualcuno al quale difficilmente si può davvero rimproverare qualcosa se non qualche imperfezione sotto porta, quello è il 16 nerazzurro che, complice l’attento Consigli, ha fatto rammaricare specie dopo il triplice fischio. Ingiustificato, non agli occhi del tecnico di Certaldo, il cambio, ma utile tanto per la sua uscita dal campo quanto per l’ingresso di quel diez ancora fin troppo incompreso, non dalle statistiche. Tre tiri in porta in pochi minuti e una garra non charrua solo per lo scorrere di un tempo tiranno fruito fin troppo velocemente e di un Consigli sempre attento anche sulle battute finali che infrange il sogno di vedere il Toro impazzire come contro i partenopei.
Veloce il tempo che sul cronometro si è esaurito più in fretta di quanto si sia percepito, complici i ritmi di due squadre troppo vogliose di attaccare, segnare e vincere ma infrantesi nella stessa frenesia e voglia di fare, motore di tutto, dove tra tanto caos, a far meglio proprio gli estremi difensori, unici mai forsennati.
A sbagliare però, non tanto un Sassuolo mai così piccolo contro i nerazzurri e fin troppo organizzato tatticamente per destare stupore, quanto un’Inter mai così perfetta, cinica e lucida come sarebbe dovuta essere.
A saltare l’appello quelli davanti: Icardi in primis, mai davvero perfetto e altrettanto mai davvero ben servito, con la complicità dell’uomo in panchina ancora incapace di osare – magari rischiando la diade ‘plata’ con Lautaro dal primo minuto a fianco dell’amico Icardi. La calma, appunto, è quella che è mancata e non solo secondo Spalletti, elemento richiesto per tutto il corso della gara anche in modo concitato. La stessa mai veramente calata in quel San Siro fin troppo fremente di riavere pubblico e gol, quelli che dopo la gara con il Benevento si sperava di vedere anche in campionato. Anche e soprattutto contro il Sassuolo, rivelatosi, ancora una volta bestia nera per i nerazzurri che hanno faticato e salvati dal solito insuperabile Milan Skriniar e Samir Handanovic.
E’ lo slovacco a salvare con il solito gambone, lo stesso che in tackle, così come sui social, non si esime mai di difendere maglia e bandiera di quella squadra che non ha intenzione di abbandonare, neppure di fronte ad un adeguamento d’ingaggio che arriverà, ma che ad oggi,non è certo priorità.
Intanto mentre c’è chi pensa ai meeting e agli adeguamenti, cercando di cancellare tutto con una canzoncina, l’Inter perde due punti e ne guadagna uno: e a rivedere il match forse, per oggi, va bene così.
Egle Patanè