Mercato: 8 e mezzo, applausi scroscianti da ogni dove, nomination per miglior candidata ad anti Juve. Squadra carica, allenatore fiducioso e sereno, è ora di tornare in campo, è tempo di Serie A.
Trasferta complessa in un campo ostico per tradizione, difficoltà preventivata già il 26 luglio durante i sorteggi e ulteriormente aggravata dalle onerose assenze di Milan Skriniar e Radja Nainggolan. Un esordio già temuto nonostante l’adrenalina del momento e che ad onor di tradizione ha confermato ogni timore, inaugurando la nuova parete a Squinzi.
Per “ripartire da dove avevamo lasciato” non intendevamo esattamente dal match contro il Sassuolo vinta dagli uomini di Icahini (De Zerbi sedeva sulla panca del Benevento ndr) al Meazza l’ultima in casa della stagione tra le lacrime di Cancelo e Rafinha.
“Sperare nella disfatta dei gemellati è come tener acceso un lumino in piena tempesta eolica” così scrivevamo dopo la disfatta contro gli emiliani e per ripartire semmai s’intendeva la grinta, la rabbia, la voglia che hanno portato al gol di Vecino lì da dove tutto si era fermato.
Lì dove c’era l’Inter. Lì da dove tutti si aspettano l’Inter ripartisse e allora la ripartenza è da Reggio Emilia ed è pessima.
Ad appesantire il carico delle assenze del Ninja e di Skriniar, anche quella dei croati che per via del Mondiale non godono di forma fisica smagliante; ciononostante in mediana viene preferito Brozovic a Gagliardini e probabilmente la scelta di inserire il 77 croato dal primo minuto ha compromesso l’andamento della prima frazione di gioco decisamente più neroverde che nerazzurra.
Il numero 77 offuscato oltre che prevedibile in fase di costruzione e poco reattivo in fase di copertura, sbaglia e spreca parecchio; il compagno di reparto Vecino, altro reduce dal Mondiale, si rivela inadatto in fase difensiva e mai veramente utile alla manovra offensiva lasciando spazio agli avversari. I due non riescono ad alternarsi né a coordinarsi lasciandosi quasi sempre intercettare e braccare.
Asamoah in alto a sinistra è quello più entrato in partita costretto a lavorare sporco per sopperire ad un Dalbert ancora una volta lungi dal convincere.
Perisic al posto del francese, nonostante un’evidente necessità di ulteriore carburante, ha dato una scossa alla squadra che non è comunque riuscita a cambiare le sorti finali.
Lautaro Martinez limitato; Icardi che nel secondo tempo riceve di più grazie all’intervento di Perisic ma così come – avevamo lasciato – spreca.
Quell’aggancio mancato in aria ma a pochi metri da Consigli ha negato il pareggio come le imprecisione nelle due occasioni servite da Asamoah.
Politano bene ma non benissimo, timoroso e impreciso; troppo individualista Keita dopo il suo ingresso in campo.
Insomma sbavature che si sarebbero potute evitare; un esordio che sarebbe potuto e dovuto certamente essere diverso; una sconfitta che lascia un retrogusto acre che poco concilia le ultime sere di agosto che alla fine di questo mercato, malgrado i no del sogno Modric, ha incoronato l’Inter e reso felici gli interisti.
Un dissapore che sarebbe stato certamente gradevole evitare ma che non deve turbare particolarmente gli animi purché rammaricati, consci di potenzialità e obiettivi.
Egle Patanè
Il Sassuolo è la bestia nera dei nerazzurri.
Nelle ultime sette gare contro i neroverdi, l’Inter ha ottenuto una sola vittoria.
Su 10 incontri disputati il club di Squinzi ne ha vinti 6; 4 invece le vittorie nerazzurre due delle quali per 7-0 -nel settembre 2013 e nel settembre del 2014-.