Alla vista di Belzebù, il mostro ‘ch’ogne parlar sarebbe poco’, l’Inter si era alle prime impaurita e caricata di una velleità quasi disarmante al punto da spogliar d’ogni retorica persino il carismatico oratore di Certaldo che ai microfoni del Bernabeu, senza troppi giri di parole si è lasciato andare in un onesto noster culpa.
Il timore mostrato a Barcellona però, si è pian piano affievolito con un crescendo di consapevolezza maturata anche e soprattutto durante il corso della gara a San Siro. Partita iniziata con minor sudditanza rispetto all’andata ma non così poca da essere impeccabilmente lucidi dal primo minuto; mancanza di lucidità che ha determinato il conseguente dominio blaugrana e gli altrettanti stenti nerazzurri per gran parte della gara. L’Inter soffre ma resiste, tiene in piedi la partita un po’ per demeriti altrui – le imperfezioni di Suarez and co hanno facilitato la via ad un Handanovic sempre più attento – ma altrettanto per meriti propri; impeccabile la prestazione di Milan Skriniar che ha sorretto metà di squadra e risultato.
Il gol di Malcom arrivato sul finire non ha gelato i nerazzurri che, contro ogni cliché e paura, non si lasciano glaciare neppure dalla doppietta di Harry Kane contro il PSV che riapre ogni discorso relativo alla qualificazione. Al contrario gli uomini del signore dal volto torbido che si dimenava a bordo campo si riscaldano e guidati dall’altro uomo leader, quello in area che non si arrende mai, pareggiano e si trascinano quanto più lontani da quel maledettissimo imbuto infernale.
Attienti ben, ché per cotali scale
conviensi dipartir da tanto male
La distanza è più ardua che lunga
Più ardua che lunga perché ciò che separa l’Inter dalle sponde di “quel secondo regno dove l’umano spirito di purga” è di soltanto un punto, quello che basterebbe conquistare questa sera in terra oltre la Manica. L’impresa però è meno semplice di quanto era parsa ai più, almeno con l’adrenalina del pareggio contro il Barcellona.
Gli Spurs infatti non hanno soltanto rimescolato le carte contro il PSV ma hanno ritoccato e ridato gas ai motori, e quello di due settimane fa contro gli olandesi era solo un rombo d’avvertimento tramutatosi quasi in minaccia nel match di Premier contro il Chelsea. Pochettino ha inflitto a Sarri il primo ko dell’era inglese, ko pesante non solo per il risultato ma anche e soprattutto per il dominio imposto.
A sorridere a Pochettino quelle certezza ritrovate che lì davanti erano vacillate: non solo Kane ritornato in splendida forma, ma anche Son che ha trovato il primo gol stagionale in campionato proprio contro i blues (gli altri due segnati in EFL Cup contro il West Ham) ed Eriksen che l’unica rete stagionale l’ha centrata proprio contro i nerazzurri a San Siro e che nell’ultima gara contro il Chelsea ha servito ben 2 dei 6 assist stagionali, tutti in partite importanti e rivelatisi tutti determinanti alla vittoria (1 contro il Manchester United, 1 contro il Liverpool, 1 in EFL Cup contro il West Ham).
Il ritorno di Dele Alli
Come se non bastassero le insidie per gli interisti, rispetto all’andata gli Spurs potranno godere anche di Dele Alli, grande assente dell’andata a causa dell’infortunio che lo ha costretto a saltare 3 dei 4 matches disputati finora in UCL. Il trequartista classe ’96 che in Russia si è rivelato tutt’altro che anonimo, oltre ad essere stato un altro dei protagonisti nella vittoria contro il Chelsea con una rete e un assist, ha ridato linfa vitale agli inglesi che di fatto in tutte e tre le partite europee giocate in sua assenza hanno rimediato 2 sconfitte e 1 pareggio (due sconfitte, una fuori casa contro Inter e una casalinga contro il Barca; e un pareggio fuori casa contro il PSV).
Contro il Chelsea, il Tottenham ha disputato la partita migliore della stagione, mettendo in scena un copione di uno zelo di logica ingegneristica. Chiavi tattiche, tra l’altro, che potrebbero mettere in crisi i meneghini che soffrono la pressione e l’imbottigliamento sofferenze che si riversano negli ampi spazi lasciati all’avversario che quasi sempre finisce a “ri”piegare in ripartenze velenosamente pericolose. Non solo Premier e non solo Sarri, per restare in tema UCL ed estendendo i confini meno oltre, basterebbe pensare ai connazionali bianconeri che lo scorso anno a Wembley hanno sofferto e non poco.
Il ritorno di Nainggolan
L’Inter con il Barcellona, ma anche contro l’Atalanta, ha svelato più o meno palesemente le difficoltà nelle quali incappa quando si restringono gli spazi attorno a Brozovic determinante nello sviluppo della manovra. Il croato questa sera potrà però finalmente contare su Nainggolan che recuperato del tutto darà quella fisicità e movimento che sono mancate con il Barcellona, sia all’andata con la sua assenza, sia al ritorno con il 14 in campo ma palesemente sofferente e al di sotto di potenzialità e qualità. L’apporto del Ninja servirà a dare una mano in fase di contenimento, ma anche e soprattutto in avanti in funzione dell’area di rigore e di Icardi tutt’altro che domo.
Il Capitano, in panchina per la maggior parte del tempo nell’ultimo incontro contro il Frosinone, a riposo forzato in vista di oggi, ha finalmente conquistato pure la Seleccion. Dopo la brutta partita a Bergamo, Maurito è volato oltreoceano a servizio della camiceta tanto agognata e a lui tanto cara, potendo finalmente conquistarla così come aveva sempre sognato. Se dall’altro lato c’è un 9 che al Mondiale ha inciso il suo nome, Mauro Icardi non è esattamente nel momento in cui sfigurare rientra nei suoi piani, specie ora che il bello sembra essere appena cominciato.
Anno di esordi importanti, goal e risultati altrettanto importanti, capocannoniere della stagione 2017/18, la Champions, la Nazionale…palcoscenici da Top player, ma il meglio deve ancora venire come cantava un affezionato interista e questo Mauro lo sa, e oggi da buon argentino, così come all’andata è davvero il caso di tirar fuori quei famosi artigli che proprio all’andata sono passati alla storia come la gioia e l’estasi della Garra Charrua.
Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sé mar sì crudele;
e canterò di quel secondo regno
dove l’umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno.
Egle Patanè
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