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Inter, risultato che può andar bene ma staccare la spina è eutanasia

L'Inter torna indenne da Francoforte ma l'errore di Brozovic dal dischetto e il secondo tempo in balia all'avversario fa riflettere. Risultato che nel complesso può andar bene ma staccare la spina è eutanasia

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Finisce a reti inviolate al Commerzbank-Arena tra l’Eintracht Francoforte e l’Inter una gara che sarebbe potuta andare diversamente per i nerazzurri che falliscono dal dischetto un’occasione importantissima, considerando il peso che i gol fuori casa possono avere. L’errore di Brozovic dagli undici metri ha graziato i padroni di casa che hanno dominato la seconda parte di gioco, pur non riuscendo a segnare e ad essere graziati, nel secondo caso, sono stati i nerazzurri.

Tutto rimandato a San Siro dove le due squadre si incontreranno per il secondo round di questi ottavi di Europa League e dove l’Inter potrebbe – e dovrebbe – sfruttare il fattore campo.

Uno 0-0 che lascia più di qualche rammarico pensando al rigore che avrebbe potuto cambiare le sorti di una partita ma soprattutto del risultato complessivo finale e che, invece, è stato sprecato. Tuttavia il risultato ottenuto non lascia del tutto scontenti gli interisti che, al contrario, possono farselo andare bene, considerata la possibilità di giocare la prossima gara con una marcia in più. Attenzione però agli entusiasmi perché staccare la spina, come fatto nella seconda parte di gara, è eutanasia più che risparmio energetico.

Un risultato dal doppio volto

Eintracht Francoforte vs Inter
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Se dal Commerzbank-Arena l’Inter non esce del tutto scontenta, ad esserlo un po’, Luciano Spalletti: il tecnico, che ieri ha compiuto 60 anni, non è riuscito a sfatare il tabù e ancora una volta non riesce a trovare la vittoria il giorno del suo compleanno. Sono quattro i match giocati il giorno del suo anniversario di vita senza mai vincere, compreso ieri sera durante la quale non è riuscito a raccogliere un vero e proprio risultato per il quale brindare, specie perché dell’Inter che lui piacerebbe e pretende vedere s’è visto qualcosa e soltanto a sprazzi.

Compattezza e resistenza sono stati i pilastri portanti del lavoro di contenimento che hanno retto le strutture per quasi tutto il secondo tempo durante il quale i nerazzurri non si sono, però, mai rivelati pericolosi e hanno piuttosto subito e sofferto fin troppo. Dato che non fa sorridere, al contrario, rammaricare e a tratti incazzare: un calo inesorabile che nel corso del match ha visto l’Inter decrescere e quasi spegnersi, rischiando tanto.

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La punizione a limite per il fallo di D’Ambrosio è solo un esempio delle leggerezze e dei rischi corsi su pressione e verve dell’avversario che dalla ripresa ha schiacciato fisicamente e mentalmente l’Inter rivelatasi incapace di uscire da palleggio e fisicità tedesca e ripartire con nitidezza. Il terzino destro lontano dalla limpidezza mentale e sicurezza di movimento ha sofferto parecchio, cadendo spesso in errori che hanno facilitato il lavoro offensivo dell’avversario che lo ha praticamente mandato in tilt e annichilito per tutta la partita.

Sul versante destro a fare bene, pur non splendendo, soltanto Politano che però si è dovuto sobbarcare un dispendio di energie sfiancante a causa degli appoggi mancati  su quel versante disertato anche da un Matias Vecino ancora una volta di sotto la sufficienza. L’uruguaiano sembra esser rimasto a raccogliere i frutti di quella prodezza datata 20 maggio, rimasta quasi unica nell’album dei ricordi.

L’8 nerazzurro ieri pur rivelandosi fondamentale su alcuni recuperi al centro, sbaglia parecchio e a risentirne è pure Marcelo Brozovic che ha iniziato ad accusare i colpi dell’eccessivo carico di lavoro di cui si è preso l’onere durante la stagione. L’assenza di Nainggolan, come da pronostico, ha inclinato i piatti della bilancia favorendo l’avversario che riusciva senza molta difficoltà ad impossessarsi della densità proprio lì in mezzo dove a mancare era il punto di riferimento fisico e tattico che funge spesso da filtro. Mancanza accusata persino dal volubile Croato, il cui peccato più grande è stato la mancanza di freddezza di fronte a Trapp e perché no la sopravvalutata convinzione di andare dal dischetto.

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Il penalty arrivato probabilmente grazie ad una generosità del dirigente di gara nasce comunque da una intuizione del diez interista che, leggendo in anticipo il movimento del difensore, con esperienza, temporeggia lasciandosi urtare e abbattere con palla al piede. Niente di clamoroso che però ha comunque suscitato la reazione dell’arbitro che tira fuori il fischietto e offre una possibilità all’Inter.

Dal dischetto, per la logica Spallettiana secondo la quale ‘il rigore lo calcia chi si sente sicuro di farlo e non il più forte’, va Marcelo Brozovic che però, dopo il fischio, prende una rincorsa neanche ottima e colpisce abbastanza malino il pallone che finisce tra i guantoni di Trapp che si allunga sul palo sinistro agguantando pallone e intenti. A fare bene, più nel primo che nel secondo tempo, Lautaro che però trova scarsa assistenza, specie nel secondo tempo durante il quale si infortuna Perisic, costretto ad uscire dal campo. 

Staccare la spina è eutanasia

Nel secondo tempo, con un calo fisiologico tremendo, l’Inter non riesce a trovare lucidità di raziocinio e fatica nel destreggiarsi tra le trame offensive dei padroni di casa che approfittano dell’appannamento dell’Inter, premendo parecchio in pressione. Malgrado un D’Ambrosio e Asamoah chiamati a rispondere ad un lavoro particolarmente difficoltoso ma altresì impacciati nel farlo, i nerazzurri imbastiscono un’ottima manovra difensiva che trovano in De Vrij il migliore rappresentante nel tenere solido il muro davanti un attentissimo Handanovic. Lo sloveno con l’aiuto del suddetto e del compagno di reparto Skriniar tengono in piedi risultato e partita che avrebbero potuto volgere verso un brutto epilogo a giudicare dall’approccio generale nella ripresa che solleva giudizi controversi.

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A far meglio rispetto agli altri due lì al centro è paradossalmente il meno gettonato Borja Valero che nonostante i limiti riesce a servire e toccare tantissimi palloni, quasi  perfetto nel primo tempo, lo spagnolo ha saputo ben applicare l’esperienza per fungere da cerniera tra attacco e difesa riuscendo anche molto bene nel palleggio tanto caro a Spalletti.

Uno, due, tre problemi aggiunti

I gialli rimediati da Lautaro e Asamoah, entrambi diffidati, costeranno un’assenza pesantissima nella partita di ritorno, specie per l’attaccante che ha intricato ulteriormente le serenità della squadra in vista di San Siro specie nel reparto di competenza già in emergenza.

A un quarto d’ora dalla ripresa, infatti, Ivan Perisic chiama il cambio dopo un fastidio accusato alla coscia di cui bisognerà valutarne meglio l’entità ma che sulle prime sembra essere affaticamento agli adduttori della coscia sinistra. Un attacco praticamente decimato: ad oggi infatti, in ottica giovedì prossimo, l’unico offensivo disponibile rimasto è Matteo Politano, unico superstite in un reparto di desaparecidos. Oltre Icardi, non ancora disponibile neppure Keita non ancora del tutto recuperato e che in caso di  persistenza dei problemi per entrambi gli esterni sinistri lasciano la squadra in totale emergenza.

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Tuttavia secondo gli esiti del meeting dei giorni scorsi tra Spalletti, i dirigenti e Icardi, l’ex Capitano pare voglia iniziare a muovere qualche passo e procedere verso un disgelo che comunque difficilmente porterà ad una continuazione longeva tra le due parti. Il ritorno di Mauro sembra poter essere probabile e qualora dovesse concretizzarsi risulterebbe fondamentale in una situazione in cui la sua presenza potrebbe essere la chiave della svolta.

Malgrado tutti i malumori Icardi rimane bomber indiscusso, nonché risoluzione di problemi e di partite. L’uomo dell’ultimo minuto, cecchino senza pari lì davanti, sarebbe la soluzione immediata non solo in vista della partita di ritorno ma anche e soprattutto in vista di un derby che ad oggi spaventa qualcosa in più rispetto a quelli precedenti.

L’opzione ‘La mette dentro sempre lui’ sarebbe una certezza in più che potrebbe giocare una carta importante nell’evitare situazioni come quelle di ieri sera, durante la quale la squadra ha tenuto un atteggiamento agli antipodi rispetto a quell’Inter cinica della prima parte di stagione quando venir fuori nei minuti finali era l’asso nella manica che faceva la differenza.

Mentre Francoforte frutta comunque un pareggio che può andar bene considerando l’avversario, Spalletti dovrà ancora una volta lavorare sulla tenuta mentale che nella ripresa è andata in black out staccando la spina ad una squadra che a continuare con gli sbalzi di corrente finirebbe con il virare per una morte assistita e irreversibile.

 

Egle Patanè

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