Lautaro Martinez, lasciata la Selección e ritornato a Milano, difficilmente riuscirà a recuperare entro sabato pomeriggio per il match casalingo contro la neopromossa Parma.
L’argentino ha riportato un ematoma al soleo della gamba sinistra non ancora riassorbitosi del tutto, motivo per il quale non è sceso in campo in maglia albiceleste contro Colombia e Guatemala per evitare ogni tipo di rischio.
Intanto “el Toro” si è aperto alla stampa rilasciando un’ampia intervista al quotidiano argentino Clarin durante la quale racconta di questi primi mesi in nerazzurro, del rapporto con il capitano Mauro Icardi, dell’influenza di Zanetti e Milito e di quello che l’Inter dovrà affrontare in questa stagione.
“Con Icardi sto imparando tanto in Italia perché è lì da molto tempo e mi sta dando una mano gigantesca. Lo ringrazierò sempre. Trascorriamo molto tempo insieme, anche fuori dal campo. Abbiamo condiviso cene, discorsi. Mi sta aiutando nei miei primi mesi a Milano ed ecco perché abbiamo questo buon rapporto. Gli sono molto grato. Mauro è una persona che dà il cento per cento per i suoi compagni. Come giocatore poi non si discute, non c’è molto da dire“.
Inter, guarda quegli argentini lì davanti
C’era chi, non appena arrivato Lautaro, temeva – o sperava – una possibile sovrapposizione di ruoli e un’ inevitabile predilezione dell’uno a scapito dell’altro ma i due non sembrano d’accordo e sin dal suo atterraggio a Milano, 9 e 10 hanno cucito un rapporto che sembra crescere fuori dal campo, come Lautaro sottolinea, e in campo -malgrado quello visto fin qui sia fin troppo elementare da poter fungere da prova incontrovertibile-.
Eppure Martinez, classe ’96, argentino dai tratti duri e lo sguardo quasi da cattivo, ha già convinto i tifosi e non soltanto per quel gol a volo rifilato all’Atletico esattamente un mese fa in ICC Cup perché, presentato al calcio italiano con un pre-contratto che lo legava al Club meneghino, El Toro ha attratto i riflettori anche da oltre oceano ancor prima di approdare a Milano con goal, assist e giocate eloquenti più di lui.
Sotto “referenza” di Diego Milito con la mediazione di Javier Zanetti, l’Inter ha ceduto al fascino di quell’attaccante dal fisico massiccio e la velocità da giaguaro. Falcata ampia, veduta di gioco e intelligenza, oltre che fiuto del gol si inseriscono perfettamente in quell’idea di gioco secondo cui a Icardi serve un fantasista che arrivi lì dove non arriva lui.
Juntos es mejor…
In prima istanza, complici le limitazioni della UEFA nella questione liste, Icardi sembrava l’agnello da consegnare all’altare e in molti designavano Lautaro come successore Mauritiano, sbagliandosi.
Icardi rimasto lì davanti e Martinez con il 10 sulle spalle al suo fianco -o alle sue spalle- hanno convinto anche chi non credeva nella riuscita di accoppiamento.
Se Maurito è un cecchino da area piccola, Lautaro riesce ad esserlo anche da fuori area e oltre a percepire la porta da ogni dove sa adeguarsi ai compagni sfruttando gli spazi, attaccando la profondità, inserendosi nei piccoli varchi e spezzando le difese con i suoi movimenti fantasisti e veloci.
La sua perspicacia gli permette una velocità di pensiero e movimento che scardina spesso gli schemi altrui confondendo l’avversario: conscio delle innate capacità di dribbling e della forza fisica di cui gode, si getta nei contrasti e nei giochetti.
Iperattivo, a tratti non riesce a non accompagnare azione e palla e, rispetto ad Icardi. gode di un’attitudine superiore nel ricercare la palla lontano dall’area.
Disturba l’avversario, rientra, taglia il campo da una parte all’altra e si muove su tutto il fronte con movimenti entro i quali la velocità di cui gode gli permette di spaziare, ed è questo che Luciano Spalletti si auspica di vedergli fare: spaziare con la fantasia e l’intelligenza godendo di spalle larghe e possenti consce dalle quali far partire una manovra offensiva che spezzi quell’alone di prevedibilità che lo scorso anno aveva il più delle volte abbindolato l’Inter.
“Siamo una squadra con molti nuovi innesti. Ci stiamo conoscendo e stiamo cercando di capire le idee di Spalletti e di attuarle in campo. Dovremmo farlo in più nei novanta minuti forse. Continueremo a lavorare”. Dice Martinez, rammaricato dell’assenza contro il Bologna, match concluso dall’Inter con vittoria piena, la prima della stagione.
L’esordio nerazzurro non è stato tra i migliori, nella fattispecie quello di Lautaro in campionato è stato meno entusiasmante di quanto visto in pre-season ma il tempo è galantuomo e su questo rassicura Milito, con il quale Lautaro è solito confrontarsi.
Ma anche Zanetti che da buon leader quale è stato, non può che essere un mentore esemplare di quello che è l’universo Inter: “Javier, come Mauro, mi ha aiutato nei primi giorni a Milano e anche in questo periodo ha seguito tutto l’iter del mio infortunio. E Milito anche ora che sono andato via dal Racing mi chiama, mi chiede come sto, è quotidianamente attento a me. Gli sono riconoscente”.
E, proprio Milito qualche tempo fa di Lautaro diceva:
“E’ fantastico. Giovane come lui, ha una mentalità vincente e una professionalità con cui può già essere decisivo. Ha un fisico privilegiato, è forte nel gioco di passaggio, sa come difendere la palla ed è tecnicamente molto completo”.
Egle Patanè