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Inter, la sconfitta con l’Udinese: Nightmare before Christmas

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La sconfitta con l’Udinese riesuma i mostri del passato che con diffidenza e difficoltà avevamo cercato di rintanare nell’armadio e che sbucano fuori da ogni sepolcro destando preoccupazioni e cupidigia ai bauscia tutt’altro che biasimabili.

Facciamo il punto.

Anche in questo caso sono trascorsi un po’ di giorni dalla partita (stavolta con l’Udinese) ancor più in questo caso le considerazioni che ne seguono sono molteplici. Prima fra tutte: ostiche le friulane al Meazza, il Pordenone prima, l’Udinese poi, l’Inter resa vulnerabile come non accadeva da tanto. L’Inter ha perso, e come solito fare lo ha fatto in modo piuttosto rumoroso, d’altronde è anche vero che ha perso tutto quello che attualmente aveva da perdere: la vetta, l’imbattibilità, la miglior difesa, è passata da prima a terza e con la Roma alle calcagna, peggio non poteva essere. La sconfitta è arrivata puntuale, panacea per i sofferenti finora in ipertensione nell’attesa di sbandierarla e pane per i denti per chi si vuol divertire a dire e ridire, perché l’Inter si sa, sotto Natale infonde speranze e sogni agli altri, quelli che attendono di affondarla e rispedirla nei bassifondi metaforicamente e non (?).

Mentre ci si apprestava a rispolverare le memorie di un passato glorioso, qualche giorno fa il settimo anniversario dal trionfo ad Abu Dhabi della Coppa del mondo per club e tingere di nerazzurro le feste coinvolgendo quanti più tifosi possibili tra lancio di hashtag e canzoncine, i risultati sul campo rispolverano, al contrario, ridondanze storiche di dubbia letizia. Nightmare before Christmas perché tutto riporta a quel 20 dicembre di due anni fa: diciassettesima giornata, primi in classifica con 36 punti e fino ad allora due sconfitte, undici vittorie e tre pari, Inter – Lazio finita con una clamorosa sconfitta casalinga contro i biancocelesti e da lì un inesorabile e inverosimile tracollo. La sconfitta con l’Udinese, dopo una brutta partita contro il Pordenone e una prestazione al di sotto delle aspettative a Torino, riesuma i mostri del passato che con diffidenza e difficoltà avevamo cercato di rintanare nell’armadio e che sbucano fuori da ogni sepolcro destando preoccupazioni e cupidigia ai bauscia tutt’altro che biasimabili.

Dopo 45 minuti giocati da Inter in cui non sono mancate le incursioni, i balzi, tantomeno le occasioni di segnare (che abbiamo sprecato) una ripresa agli antipodi, in parte determinata da episodi (sui quali non discuteremo in questa sede) e buona parte costellata da confusione mentale, poca lucidità e poca grinta hanno inevitabilmente amaramente rispolverato i fantasmi dell’Inter delle scorse stagioni. La partita di sabato ha messo a nudo alcune debolezze della squadra di Spalletti denotando anche una certa immaturità su alcuni aspetti ma cosa ci aspettavamo? Finora si è parlato di una squadra sottovalutata e che al contrario da ogni pronostico stava facendo bene stupendo tutti… alla prima sconfitta però vengono fuori i più disparati dibattiti che tanto somigliano ad una corsa a chi la spara più  grossa e chi la suppone più nera; che La rosa necessiti di rinforzi lo avevamo già notificato in tempi non sospetti quando, al contrario, si millantava tanto un mercato altrui che a posteriori fatica a germogliare viste le temperature glaciali (-13), che alla difesa manchi un terzino sinistro d’esperienza e affidabile non è l’errore di Santon a stabilirlo, che questa Inter ne abbia meno di Juve e Napoli non è mai stato confutabile. Sarà per la paura della ciclicità storica, sarà per l’inatteso risultato, sarà per oggettivi dati su cui discutere, certe dissertazioni post sconfitta appaiono un po’ più insidiose e pungenti di altre creando alone di incertezza e sconforto che di certo non aiuta la squadra né l’ambiente. Spalletti stesso, durante la conferenza pre Juventus-Inter, ha ribadito quanto questi ragazzi assorbano tutto ciò che gli accade intorno e spirare contro un singolo o il gruppo che sia e puntare il dito sollevando polveroni mediatici non è di certo un modo per scacciare gli incubi, d’altronde la partita contro l’Udinese, già detto in premessa, è stata pane per i denti di molti, l’Inter perdendo quel match si è consegnato alla ghigliottina mediatica, adesso, però, si va a Reggio Emilia per la verità, per combattere gli spettri del passato, i chiacchieroni del presente ed eventuali problemi del futuro. Contro il Sassuolo infatti, volendo mantenere un certo ritmo, non si può sbagliare sia per un fattore puramente psicologico sia perché perdere ulteriori punti significherebbe protrarre una brusca frenata che determina un’altrettanto brusca perdita di terreno e fermo restando che l’obiettivo è quello di rientrare tra le prime quattro (se tra le prime tre ancora meglio) concedere punti e terreno alle dirette inseguitrici sarebbe immolare quanto di buono fatto, da primi a quinti il passo potrebbe essere breve. Questa Inter rispetto a quella di due anni fa differisce per diversi aspetti, in primis per un gruppo che ai tempi non era mai stato tale, gli uomini di Spalletti portano addosso un mantello che Luciano ha saputo cucire su ognuno di loro perché l’Inter, come scrive Steven Zhang in una foto della cena natalizia, è famiglia e ognuno di noi ne fa parte.

A Natale si è tutti più buoni e responsabili, pertanto lanciamo un appello per il bene dell’Inter e di chi sta ad ascoltare: A Natale parla responsabilmente, astieniti dal tuttologismo, noi ne facciamo volentieri a meno.

 

Egle Patanè
foto: @inter

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