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Inter in ritiro: Protezione o punizione?

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Come annunciato ieri, comunicato avvenuto tramite i social del club nerazzurro, la squadra di Roberto Mancini resterà in ritiro da oggi 17 febbraio fino a sabato 20 per procedere con massima contrazione in vista del match casalingo contro la Sampdoria di Montella.

La decisione, in previsione già da lunedì, dopo qualche iniziale titubanza, è stata presa: dopo l’allenamento odierno i nerazzurri resteranno alla Pinetina.

Provvedimenti di questo genere non avvenivano dal 2004, quando, sulla panchina sedeva ancora Zaccheroni: un lampo che ha squarciato il cielo sopra Appiano Gentile. La decisione del Mancio, infatti, non è stata recepita da tutti allo stesso modo e c’è chi non ha accolto la notizia con troppo entusiasmo e, nonostante il club stesso abbia affermato che non si tratti di una decisione punitiva, di certo non assume i connotati di una ricompensa: la squadra, infatti, ha collezionato 2 sconfitte, 3 pareggi e 1 sola vittoria in questo avvio del girone di ritorno, andamento decisamente deludente e involutivo rispetto ai risultati ottenuti nella prima parte di stagione che lasciavano ambire in grande. Dal primo al quinto posto, uno scivolone costato caro e, dopo aver perso il primo posto, l’Inter rischia di perdere oltre che la qualificazione in Champions anche il fallimento del progetto stagionale. L’ultimo flop avvenuto a Firenze è stata la conferma di quello che è il periodo più buio della seconda epoca di Mancini in nerazzurro.

L’allenatore ha così giustificato la decisione: “Restiamo in ritiro per poter lavorare con tranquillità senza distrazioni e avere la mente libera” ma, viste le contestazioni ricevute, vediamo di analizzare quali possano essere i pro e i contro di tale provvedimento. Se da un lato il ritiro può essere visto come una punizione, è anche vero che potrebbe assumere i connotati di manto protettivo nei confronti della squadra.

A legittimare la scelta di Mancini, le statistiche prime su tutto: nelle ultime 9 partite l’Inter ha raccolto appena 9 punti e riunire la squadra lontano da distrazioni e riflettori potrebbe essere modo per ricompattare la squadra conferendole equilibrio e stabilità che mancano da un po’.

Riordinare le idee, raccogliere le opinioni del gruppo e staccare la spina con il mondo esterno sono le motivazioni che hanno spinto il club ad optare per questa decisione forte ma necessaria.

La decisione, però, può essere intesa come una coperta corta: se la convivenza forzata da un lato può essere rivitalizzante per la squadra, dall’altro, potrebbe risultare deleteria. Parte dello spogliatoio, secondo alcune indiscrezioni, non ha ben accolto la decisione e la manovra imposta dall’allenatore potrebbe, in qualche modo, incupire ancora di più gli animi e peggiorare le prestazioni. Eliminare ogni tipo di distrazione, infatti, potrebbe far sì che la pressione psicologica, già all’apice, possa avere un crescendo nei giorni a seguire influendo in negativo.

Egle Patané

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