Inter, dopo il Triplete la rifondazione

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Un vecchio detto dice “squadra che vince non si cambia”. E invece a pochi anni dal Triplete, all’Inter ci sono molti movimenti di mercato con cessioni clamorose ma con altrettanti clamorosi arrivi. L’addio di Moratti si palesava nell’aria ma nessuno avrebbe immaginato che il patron nerazzurro avrebbe davvero abbandonato il timone. E invece cosi è stato. Ma quando si decide di cambiare, si cambia. Per tornare a sognare, per vincere, per essere di nuovo protagonisti in Italia, in Europa e nel mondo. Per fare questo però ci deve essere un grande timoniere, con molto coraggio per investire nel futuro. Il leader giusto esiste, e arriva dall’altra parte del mondo, dall’Indonesia. Erik Thoir diventa cosi il nuovo presidente dell’Inter portando con se speranze per tornare grandi. Il magnate indonesiano investe subito nella squadra con l’innesto di giocatori importanti come Botta, D’Ambrosio, Polo e Hernanes. In partenza alcuni protagonisti del Triplete, Milito di ritorno in patria e Chivu, mentre Samuel è in forse. La parola d’ordine è rinnovamento anche a costo di lasciar andare chi ha fatto la storia di questa squadra.

Ma allora non ci sono intoccabili? Pare di no, Tohir infatti ha dichiarato un una recente intervista che sono tutti sotto esame da Mazzarri a tutto lo staff, compresi i giocatori perché bisogna tornare a vincere. Tutti cedibili dunque anche se alcuni giocatori come Ranocchia e Bardi si sono dichiarati disposti a restare a Milano.

Ma cosa ne pensano i tifosi? Saranno d’accordo con la politica di Tohir? Credo di no perché non possiamo dimenticare le innumerevoli vittorie ottenute nel 2010 quando sembrava che i ragazzi dell’allora allenatore José Mourinho avessero aperto un ciclo. Mourinho sembrava essere il condottiero ideale, colui in grado di ridare forza e grinta alla squadra e tutti pensavamo che sarebbe rimasto per sempre. E invece, lo special one ha lasciato la squadra quando era al vertice per intraprendere un’altra avventura.

La stessa sorte è toccata al suo successore, lo spagnolo Rafa Benitez che si è portato a casa ben due trofei, la Supercoppa Europea e il mondiale per club. Al suo posto il giovane Stramaccioni che allenava la primavera nerazzurra. Nessun trofeo per lui e da qui si è capito che il tanto sognato ciclo si è rivelato solo una parentesi. C’è stato un ciclo, quello del cambio degli allenatori, dopo “Strama” ecco giungere sulla panchina nerazzurra Mazzarri, reduce dall’ottimo campionato disputato la stagione scorsa con il Napoli. La rifondazione sembrava cosi conclusa ma adesso con l’arrivo del nuovo presidente, tutto viene rimesso in discussione. D’altronde nel calcio tutto è possibile, ed è per questo che è appassionante, imprevedibile, unico.

Barbara Roviello Ghiringhelli