Inter, CONTE(in)STABILE

Il buonumore di inizio stagione è ai minimi storici; il rapporto tra il tecnico e la società pare essersi incrinato; la piazza nerazzurra non ha più fiducia in Conte che, adesso, è contestabile e instabile!

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Solo due vittorie in cinque partite, l’eliminazione in Coppa Italia nella semifinale con il Napoli: il post COVID è stato disastroso per l’Inter che scivola al quarto posto in classifica. 

In questo strano campionato post Covid, la squadra di Conte ha avuto un andamento altalenante caratterizzato dal pari con il Sassuolo, la sconfitta contro il Bologna e in ultimo il pari contro l’Hellas

L’Inter, , che era partita con l’intenzione di non darsi per vinta provando a recuperare terreno raggiungendo i bianconeri, si ritrova ora nella stessa posizione con cui ha chiuso le ultime due stagioni sotto la giuida di Spalletti.

Conte, adesso, è contestabile e instabile!

Come quella di Spalletti, anche l’ Inter contiana, ha iniziato bene per poi perderdersi nel girone di ritorno.

Se a inizio campionato la mano dell’allenatore era sotto gli occhi di tutti (l’Inter mostrava un gioco scintillante, organizzazione, grinta e fame), oggi è una squadra carente di idee, di gioco, di condizione; subisce troppo e rimedia cartellini rossi (da quando è ripreso il campionato, in ben tre occasioni è stato espulso un giocatore nerazzurro).

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La forza dell’Inter è la devozione verso Conte

Se prima si aveva la sensazione e la convinzione di poter strappare finalmente il titolo ai rivali bianconeri, all’indomani del pari contro il Verona, il clima è teso alla Pinetina e sul banco degli imputati ci finisce proprio il tecnico salentino.

Il buonumore che c’era ad inizio stagione è ai minimi storici, il rapporto tra il tecnico e la società pare essersi incrinato; la piazza nerazzurra non ha più fiducia nell’ex juventino: l’Inter e Conte potrebbero così separarsi a fine stagione.

Pare che Zhang stia già cercando un sostituto; quel che è certo è che lo stesso Conte non sia così certo del futuro.

A fine stagione faremo delle considerazioni, se c’è qualcosa da dire lo dirò al club e il club farà delle valutazioni sul mio lavoro. A tutti piacerebbe vincere, ma bisogna capire quanto siamo vicini o lontani dal farlo“.

L’allenatore, nel post gara del Bentegodi, ha parlato della necessità di un confronto per capire, insieme alla società, se ci sono le condizioni per proseguire insieme.

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Immagine Fonte: Profilo Instagram Ufficiale @inter

Fuori dalla Coppa Italia (dopo aver perso 1-0 a San Siro e pareggiato a Napoli),  dalla Champions (già ai gironi) e anche fuori dalla corsa scudetto: la stagione nerazzurra di Antonio Conte ha i connotati di un grande flop. 

Soprattutto perchè, nonostante lo scetticismo iniziale della piazza nei confronti dell’ex bianconero, il leccese (ritenuto il profilo adatto per riportare l’Inter ai vertici) è stato fortemente voluto dalla dirigenza nerazzurra tanto da proporgli l’ingaggio più alto della Seria A (11 milioni netti a stagione fanno di lui l’allenatore più pagato in Serie A).

Soprattutto in relazione alla campagna acquisti messa in atto tra agosto e gennaio. 

Pesano, nel bilancio odierno, i punti persi negli scontri diretti.

Considerando anche Atalanta Roma (rispettivamente terza e quinta in classifica), i nerazzurri hanno raccolto appena 5 punti su 18 disponibili: una sola vittoria a fronte di ben 3 sconfitte e 2 pareggi.

Ad aggravare il dato il computo dei gol: appena 4 in 6 partite e un Lukaku che mai è andato a segno contro le suddette avversarie. 

Pesano, non poco, i punti persi in situazioni di vantaggio, ben 20.

L’entusiasmo e la fiducia che Conte era riuscito a infondere, si sono via via affievoliti lasciando spazio a negatività e interrogativi.

Troppo integralista? Troppo umorale? E’ davvero un tecnico con la vittoria nel DNA?

Il 3-5-2, suo UNICO marchio di fabbrica, si sta rivelando un grosso limite.
Basti pensare che a causa di questo modulo, uno dei grandi rinfonzi di gennaio, Erkisen, fatica a trovare posto nell’undici titolare.

Il contesto tattico, poco incline a cambiare, mal si sposano con le qualità del danese (che è prettamente un trequartista). Difatti, Conte ha schierato il 3-4-1-2, utilizzando il trequartista, solo in situazioni di particolari e in finali di partita.

eriksen
fonte immagine: profilo twitter uff club nerazzurro

Anche la gestione dei cambi è rivedibile: il primo cambio contro il Bologna è stato fatto solo al 75′ per poi di concentrare gli ultimi quattro cambi negli ultimi 5 minuti di gara. Contro il Verona, prorio il succitato Eriksen è stato schierato a 10’ dalla fine.

Tirando le somme, pur riconoscendo a Conte l’abilità nel tirare fuori il meglio da giocatori e nel costruire dalle fondamenta, emerge, alla lunga una difficoltà nel dare continuità.

Ed ecco che l’Inter che non doveva più essere “Pazza” mostra, anche con l’ex bianconero, il suo solito volto.

Con l’avanzare della stagione, da gennaio in poi, si sgonfia e mostra i suoi difetti atavici  (emblematica è la media punti di 1,58, identica a quella dell’ultimo girone di ritorno di Luciano Spalletti).

antonio conte inter
fonte immagine: profilo twitter uff club nerazzurro

I miglioramenti visti hanno così lasciato spazio ai problemi ereditati che non sono stati risolti.

Colui che avrebbe dovuto segnare l’inizio di una nuova era pare non abbia portato a risultati diversi ma è anche vero che un cambio radicale di mentalità non si ottiene da un giorno all’altro.

Serve  comunque una sterzata, soprattutto sotto il profilo psicologico.

Bisogna ritrovare le certezze conquistate nell’ottimo girone d’andata perchè c’è ancora una Europa League da vincere per fare in modo che questa stagione non sia come le precedenti, da “zeru titoli“.