Inter buona la prima: un avvio alla Cuper

I nerazzurri non avevano un calcio d’inizio così fruttuoso dall’epoca Cuper -stagione 2002-2003-  

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Mentre i sapienti tuttologi vanno alla cavillante ricerca di (opinabili) prove che possano avvalorare le loro predizioni circa il futuro tracollo nerazzurro, Spalletti e Zhang si godono le buone nuove.

Il sofferto 2-1 ottenuto a Benevento ha elargito giovialità più agli haters che ai tifosi: se si può parlar male dell’Inter, quale miglior occasione. A noi (gli interisti) sta pure bene e qualora gli altri non l’avessero capito Spalletti rincara la dose e sorridendo lancia provocazioni più o meno pungenti, “Provino a giocarci contro, poi se ne accorgono”. Arroganza? Consapevolezza? Poco importa. Di certo la punta di provocazione, inutile nasconderlo, è piuttosto palese ma, va bene così e applaudiamo silenti ma, non troppo.

A ragione o torto, avventati (sicuramente acerbi) o meno gli entusiasmi fin qui un po’ ragione d’esistere ce l’hanno, l’Inter non aveva un calcio d’inizio così fruttuoso dall’epoca Cuper -stagione 2002-2003-  e rispetto alla scorsa stagione conta 8 punti in più in classifica, 19 al cospetto degli 11 dell’anno scorso, 3 gol subiti e 14 quelli messi a segno (rispetto agli 8 subiti e i 9 segnati di un anno fa): -5 gol subiti e +5 quelli segnati e, dulcis in fundo, un secondo posto (condiviso con la vecchia nemica di Torino) rispetto alla nona posizione dell’anno scorso all’indomani della 7′ giornata (finita con una sconfitta inflitta da quel tale Luciano che oggi da Appiano Gentile se la ride sfidando gli avversari a sfidarlo).
(Photo by Dino Panato/Getty Images)
Insomma, facciano pure, cercassero pure gli aghi nei pagliai, intanto qui si fa bene e sul serio e se del doman non v’è certezza tutto a tempo debito, staremo a vedere; oggi, intanto, va bene così e noi ce la godiamo. Con scetticismo e mai domi perché gli interisti, si sa, son fatti così … specie dopo le ultime annate in cui l’abbonamento sembra averlo fatto più nel limbo di Caronte che al Meazza. Un continuo traghettare e barcamenare tra un ricordo di una realtà ormai troppo lontana e un rammarico sempre troppo vicino.
Se da un lato è troppo presto per tirare le somme e avventato ipotizzare sul futuro, dall’altro è troppo tardi per la disillusione e patetico rivolgersi al passato: il passato resta passato, il futuro enigmatico, il presente un dato di fatto e non possiamo (e vogliamo) che attenerci ad esso.
Egle Patanè
Egle Patanè