“Hanno già giocato la finale di Champions?”. Questo è il primo pensiero di un 14enne al suo riveglio dopo un mese di coma. Si perché la fede calcistica va oltre a tutto e Michi, questo è il nome del ragazzo, non ha smesso di parlare della Juve nei giorni successivi. Ma cos’è successo?
Il 24 aprile scorso è una giornata veramente calda nel pomeriggio, Michael (questo il suo vero nome) e altri quattro amici, decidono di fare un bagno nel Naviglio nei pressi di Castelletto di Cuggiono, in provincia di Milano. Da un ponticello i cinque ragazzi si tuffano poco prima delle 17.00, ma ne affiorano solo quattro. Michi rimane impigliato sul fondo e non riesce a risalire. Scatta subito la chiamata al 118 ma bisogna aspettare i sommozzatori dei Vigili del Fuoco per recuperarlo. Quando lo tirano fuori si sono fatte le 17,35, sono passati 42 minuti e il ragazzo è in arresto cardiaco. Gli operatori sanitari gli fanno comunque il massaggio cardiaco e continuano anche nell’elicottero che lo porta al San Raffaele. “Senza questo – dice Alberto Zangrillo, il professore che l’ha salvato– sarebbe stato tutto inutile. È la più grande soddisfazione di tutta la mia carriera professionale. Le condizioni limite per sperare in una ripresa sono l’immersione in acque non più calde di 5 gradi per un tempo non superiore ai 20 minuti e in arresto cardiaco per non più di 6 minuti”.
Assistenza meccanica con circolazione extracorporea: questo il metodo utilizzato al San Raffaele. È stato necessario amputare la gamba destra, al di sotto del ginocchio, per un problema di perfusione sanguigna. La giovane età del ragazzo però è stata d’aiuto, rendendo possibile l’impossibile. È rimasto sott’acqua per 42 lunghissimi minuti, quasi un tempo di una partita di calcio. Quando è stato tirato fuori dalle acque del Naviglio, le sue condizioni erano disperate, ma ha recuperato completamente, scherza con i medici e pensa alla sua Juve che sabato prossimo si giocherà la finale di Champions League.
Barbara Roviello Ghiringhelli