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Il Sassuolo saluta Magnanelli e Peluso: bandiere ed esempi per i più giovani

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Il Sassuolo saluta Magnanelli e Peluso: bandiere ed esempi per i più giovani
Fonte: profilo ufficiale Twitter Sassuolo

Nel Sassuolo, con la chiusura di questa stagione di Serie A, si è vissuta anche la vera e propria fine di un’era: Magnanelli e Peluso dicono addio. Lo scettro ora passa ai giovani.

Il Sassuolo ha chiuso la propria stagione in Serie A superando forse tanto le proprie aspettative, quanto quelle dei suoi avversari. Arrivando a rifilare pesanti sconfitte alle più brave della classe: Juventus, Milan, Inter sono tutte big cadute, in casa propria, contro i neroverdi.

Alessio Dionisi è stato davvero bravo a dare spazio e fiducia ai giovani, facendo esplodere quei ragazzi a cui poi si è affidato anche Roberto Mancini con la Nazionale Italiana. Eppure, a rendere compatto lo spogliatoio, sono sempre rimaste quelle personalità che al Sassuolo sono letteralmente da una vita.

Primo tra tutti, Francesco Magnanelli. Che con il club neroverde ha cominciato la sua avventura, senza mai dire addio, nel 2005. Partendo dalla Serie C2, scalando le i sentieri più tortuosi fino ad arrivare alla grande conquista della Serie A. La cima a cui ogni giocatore aspira. Insieme a lui, poi, ha dato il suo addio con l’ultima di campionato nella stagione da poco conclusa anche Federico Peluso.

Magnanelli e il Sassuolo: una storia d’amore durata 17 anni

Quando Francesco Manganelli è arrivato al Sassuolo aveva solamente ventuno anni. E aveva iniziato a giocare nel calcio dei professionisti da cinque anni. La storia d’amore con il club neroverde è perciò durata ben diciassette anni. Con la squadra ha vissuto la Serie C2, poi la Serie B fino ad arrivare all’Olimpo della Serie A.

È perciò arrivato nel calcio che conta e ha detto addio, sapendo quanto è costato e quanti sacrifici sono serviti. Nel tempo Manganelli è diventato un leader e una guida per i suoi compagni. 520 in totale sono state le partite giocate vestendo la maglia del Sassuolo. Per il Capitano, quello con la C maiuscola che ha lavorato in silenzio e sempre con grande professionalità.

Alessio Dionisi, allora, avendo compreso, anche se in una sola stagione, l’importanza rivestita dal Capitano, ha deciso si inserirlo nel suo staff. Per non perdere la sua preziosa presenza. Tutto sta, adesso, per il classe 1984 nel passare dall’altro lato e vestire altre vesti, come si suol dire, con responsabilità diverse.

Così, allora, Magnanelli ha voluto ringraziare il club e l’ambiente per cui ha dato tanto, tutto: “Si chiude un capitolo e se ne apre un altro, spero altrettanto bello, in un mondo in cui non so minimamente niente. Ho tanta esperienza sul campo che spero di poter modellare. La speranza è quella di farlo“.

La società – ha continuato l’ex centrocampista – mi ha proposto qualcosa di bello, insieme al mister, e per me questo è una grandissima soddisfazione. Grazie a tutti! A chi mi è stato vicino e mi ha permesso di fare una determinata carriera“.

La maglia del Sassuolo, per Peluso, è ormai cucita sulla pelle

Federico Peluso, dopo le esperienze vissute con l’Albinoleffe, l’Atalanta e la Juventus, è approdato al Sassuolo. Nel 2014. Nel corso delle prime stagioni, il terzino è stato un titolare inamovibile della squadra di Reggio Emilia, lavorando sodo e arrivando a lottare per la salvezza prima e per la conquista del posto in Europa League (conquistato) dopo.

Dopo otto, importanti, anni quindi Peluso ha detto addio. Decidendo di rimanere svincolato, in attesa di comprendere cosa il futuro gli riserverà. 191 presenze in totale per lui nel Sassuolo, che così ha voluto salutarlo e augurargli il meglio: “Grazie Federico, sei stato un protagonista fondamentale della crescita e del consolidamento del Sassuolo in Serie A. Rimarrai sempre nella storia neroverde“.

Un Sassuolo che, officina di giovani, guarda al futuro. Specialmente dopo la buona stagione condotta in Serie A quest’anno. Ma anche un Sassuolo che, guardando in prospettiva, non smette di ringraziare chi ha costruito delle basi solide. Delle basi vere. Ad Maiora perciò ad un ambiente come ne sono rimasti pochi in Italia e a due giocatori dalla caratura sempre più difficile da trovare nel mondo del calcio contemporaneo.

Alessia Gentile 

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