Quest’anno per Bonucci i regali di Natale sono arrivati in anticipo, in particolar modo uno… il più importante: “Con un regalo che ci ha fatto qualcuno più grande di noi. Il regalo è la fine della malattia, la fine della paura che è durata da luglio sino a pochi giorni fa. A Matteo ora ripetiamo spesso una sorta di mantra: sei tu il nostro campione, hai vinto la partita più difficile. Gli leggo libri di favole, le storie di Cars. È tornato a giocare con suo fratello, presto potranno anche ricominciare a fare la lotta. Finalmente sta bene fisicamente e psicologicamente”.
Leonardo Bonucci si rivela un ragazzo sorridente e discreto, molto maturo a soli ventinove anni. Ripercorre i momenti drammatici legati alla malattia del figlio e parla del momento in cui pensava di voler smettere col calcio. “Tutto era iniziato in estate, vacanze a Formentera dopo i campionati europei in Francia. Tre settimane prima a Matteo era stata rimossa una piccola ernia inguinale. Una sciocchezza, eppure abbiamo avuto la sensazione che Matteo fosse diventato un bimbo diverso. All’ospedale pediatrico Regina Margherita una dottoressa meravigliosa gli trova una patologia acuta. Bisognava intervenire subito e il giorno successivo Matteo entrò in sala operatoria alle otto della mattina e ne uscì alle quattro del pomeriggio”. “In quelle settimane sono stato sfiorato dall’idea di abbandonare il calcio, avevo completamente accantonato l’obbligo di pensare al mio lavoro, non ci riuscivo proprio non ci riuscivo”.
Fondamentale, in quel periodo, è stata la presenza della moglie Martina che: “mi ha convinto a resistere, con la sua determinazione, un’energia che sfiora la testardaggine. Lei mi ha convinto a sposarla, nonostante il nostro amore non fosse stato un colpo di fulmine, lei mi ha dato stabilità, sempre lei mi ha tirato fuori dal pozzo dopo ogni caduta, come quando mi sono trovato, da innocente, sbattuto nell’inchiesta sul calcio scommesse. Martina mi ha insegnato a essere fiero di me stesso nel bene e nel male. E ho capito che nel dolore tutte le famiglie si assomigliano. I privilegi si azzerano nella sventura, se vuoi riemergere devi lottare”.
Federica Megna