Il Nove, il Dieci e l’Undici: il Tridente del Settimo Sigillo

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E’ il tridente d’attacco – anche se sovente, ahimé, non schierato insieme – a mettere la propria firma sul settimo campionato consecutivo conquistato dalla Juventus

                                                          “E’ questione di compañerismo”- P. Dybala

Tre nomi, tre numeri progressivi, un solo tridente d’attacco: sono Gonzalo Higuain, Paulo Dybala e Douglas Costa che, nell’arco di nove mesi, a volte insieme altre singolarmente hanno apposto in calce la loro firma in alto sul Settimo Titolo Consecutivo. Sono loro gli uomini chiave di questo scudetto.

I tre non sono stati titolari insieme fin dall’inizio della stagione: Douglas Costa ha avuto bisogno di un attimo di tempo per comprendere le dinamiche del calcio italiano, ma nemmeno più di tanto considerando che nella trasferta di Napoli, il primo dicembre, aveva già capito perfettamente quello che doveva fare.

Si è rivelato invece fondamentale nella seconda parte della stagione imprimendo un cambio radicale di marcia,  specialmente nelle ultime partite quando ha cominciato a servire assist su assist e, subentrando dalla panchina, più d’una volta il suo ingresso ha modificato totalmente l’esito del match ( vedi, una a caso, Juventus-Bologna. E non aveva dormito tutta la notte per assistere alla nascita della sua piccola Linda…). Non c’è uomo che non possa essere saltato dall”undici’ bianconero: Flash è qui per servirvi, signori. Letteralmente. Anche se, diciamolo, non disdegna neanche la porta. Il brasiliano non segna tantissimo, ma le sue reti sono state tutte pesantissime: come quella che ha steso il Genoa a gennaio.

Con altra tempra e con altro spirito rispetto alla scorsa stagione, Gonzalo Higuain quest’anno è stato ugualmente determinante per le sorti dello scudetto bianconero.

Meno reti e lunghe pause di ‘digiuno da porta’, ma più volto a comprendere le esigenze – e le difficoltà – della squadra. Del vecchio Higuain – modello Napoli, per intenderci – non è rimasto più nulla: Gonzalo è stato chiamato, nel periodo dell’infortunio di Dybala, anche a fare cabina di regia, a discapito ovviamente delle finalizzazioni ma con grande utilità per il gruppo, rivestendendosi anche da leader in taluni frangenti – benché questa, si sa, non sia sua maturale dote. Indimenticabile momento topico della sua annata, il gol all’ultimo respiro realizzato a San Siro contro l’Inter: solo lui poteva trovarsi al posto giusto in quel momento, lui e nessun altro: come una predestinazione.  Peccato solo per quel muso la sera della finale di Coppa Italia: non ce ne voglia il Pipita, ma ci è sembrata una nota fuori dal suo spartito.

Un’annata da croce e delizia: questo il Settimo per Paulo Dybala. Il suo primo anno con la maglia più bella e più pesante che si possa indossare alla Juve: la dieci. Presentata il 10 agosto 2017 in pompa magna.

Un anno intero a aspettare una posizione in campo (o anche a fare panchina, silenziosamente), lui che di posizione per natura non può avere: è un meraviglioso anarchico e come tale si è comportato. Passando di continuo dalla Polvere all’ Altare – e viceversa – e con due mesi di assenza per infortunio, ha realizzato nel frattempo 22 reti. Cannoniere indiscusso e vera luce di una squadra che sui suoi incredibili lampi costruisce il Mito: indimenticato e indimenticabile il gol del 3 marzo all’Olimpico, contro la Lazio al 93′, una rete che racchiude in pochi secondi cosa sia questo straordinario giocatore, tanto amato dalla folla quanto lapidato dai detrattori. In generale autore, com’è nel suo stile, di marcature – gioiello:

Tre calciatori e anche tre amici: l’alchimia tra loro è innegabile, legati dalla stessa maglia e dal richiamo inconfondibile e nostalgico del Sudamerica. Tre diversità elettive, che ci auguriamo di poter vedere ancora tutti, e tutti e tre insieme, con quelle strisce.

Rigorosamente ornate di tricolore.

Daniela Russo


 

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