L’amara eliminazione dall’Europa League ad opera del Granada, è solo l’ultimo capitolo di una situazione che appare al collasso per il Napoli…
Da dove, chi e come ricominciare per tornare in auge?
Una stagione “NO” è fisiologica, si sa, succede come succedono tanti eventi, grandi e piccoli, nel magico mondo del pallone.
Quello che però sta accadendo in quel di Napoli da un tempo non più breve ormai, è qualcosa che lascia grandi margini di riflessione.
Dopo la fine dell’epoca Sarri, e la brusca interruzione dell’avventura ancelottiana, il Napoli non ha trovato una vera e propria identità né, tantomeno, una stabile collocazione in campionato e nelle coppe.
La vittoria della Coppa Italia lo scorso giugno ha risollevato sì gli animi di tutti, infondendo fiducia nella rosa e nel coriaceo mister calabrese. Un trofeo in tempi di pandemia, dopo mesi di stop e con un posto assicurato in Europa sono state manna dal cielo, tanto da non rammaricarsi troppo per il settimo posto a fine campionato.
Altra stagione, altra storia però.
Dopo una campagna acquisti estiva che ha collocato a suo tempo, per bocca e penna degli addetti ai lavori, il Napoli tra le migliori rose imbastite per affrontare il campionato e le competizioni europee, l’avvio di stagione è stato dei più promettenti, volendo non citare il “fattaccio” della mancata partita contro la Juventus causa stop dell’ASL1 di Napoli alla trasferta azzurra.
Uno stop da recuperare, polemiche susseguitesi a parte, ma nulla che lasciasse presagire quello che di lì a poco sarebbe piombato sulla società di Aurelio De Laurentiis e sulla squadra guidata da Gattuso.
Una serie di infortuni non di poco conto (Mertens e Osimhen in primis), un filotto non positivo di prestazioni sul campo e la sempre più evidente incertezza tecnico/tattica manifestata in molte partite, fanno ricredere giornalisti, appassionati e tifosi azzurri sulle reali potenzialità ed ambizioni della squadra.
La sconfitta nella “partita secca” contro la Juventus nella Supercoppa italiana, la qualificazione ai quarti di finale di Coppa Italia sudatissima contro un Empoli agguerrito ed orgoglioso, i due incontri successivi contro lo Spezia dell’allenatore del momento, Vincenzo Italiano, suonano come un campanello d’allarme all’ombra del Vesuvio.
La capitolazione contro l’Atalanta nelle due sfide valide proprio per la finale di Coppa Italia, sono una mezza capitolazione per gli aAzzurri.
Polemiche, dissapori, conferenze stampa al vetriolo…
Il tutto frutto di quello che si vede in campo, con una tifoseria assente sugli spalti ma presentissima e vigile, specie sui social, e con i media che non disdegnano critiche a quello che viene definito come un gioco incerto o un non gioco, con errori grossolani impensabili per una squadra che aspira a traguardi importanti.
Ultimi episodi, in ordine di tempo, l’amara sconfitta contro la compagine bergamasca in campionato e l’eliminazione dall’Europa League contro il Granada, pochissimi giorni fa.
L’anno NO, quello inevitabile, quello fisiologico…
Purtroppo in un anno NO si può perdere di vista qualche obiettivo.
Nel caso del Napoli, ad oggi, sono stati persi di vista quasi tutti gli obiettivi di stagione. In aggiunta, si vede all’orizzonte anche un finale turbolento, tra voci che si susseguono relative a possibili addii da parte di pezzi della dirigenza, oltre che di un prematuro quanto stucchevole valzer di nomi per la panchina azzurra a partire dalla prossima stagione.
Tutte cose che al Napoli e ai suoi tifosi non fanno bene, specie se in piedi è rimasto l’unico obiettivo possibile da perseguire, quello del quarto posto in campionato che vorrebbe dire Champions League per il 2021/2022.
Restano gli infortunati da recuperare, Lozano in primis.
Resta la convinzione da trovare in tutti di dover camminare insieme verso l’unico traguardo.
Resta la bellezza di aver visto, roprio contro il Granada un Ghoulam ritrovato, padrone del suo ruolo e capace di creare equilibrio e gioco.
Da dove, chi e come ricominciare? Da tutto questo, poco o tanto che sia, ma ricominciare. Il treno per il quarto posto salva stagione non aspetta molto in stazione.
Simona Cannaò