Un gol a testa così come il punto che la partita di ieri all’Olimpico frutta ad entrambe le formazioni in campo ed eccolo qui il Milan tanto agognato che all’indomani dalla finale di Coppa Italia sembrava diventato utopia più che sogno.
Una possibile esclusione dalle coppe, fallimento societario e una deriva che sembrava inevitabile specie perché la UEFA difficilmente perdona e allora del Milan vincente, possente ed eccelso non restava che un ricordo al quale aggrapparsi con estrema malinconia e disillusione.
Ma per ogni fine c’è sempre un inizio e quando tutto sembrava prendere una piega talmente demoralizzante da smarrire persino i più fedeli dei tifosi, arriva la meno pronosticata delle salvezze. Il cambio societario, la decisione del Tas, Leonardo, Maldini e fiducia a Gattuso a dispetto di chi faceva di lui il colpevole di un disfattismo di cui però centrava poco o nulla.
Higuain da cometa a supernova
La ri-partenza non è stata semplice e persino la cometa che avrebbe dovuto guidare il cammino di un Milan in fase di ricostruzione si rivela prima una stella meno brillante di quanto si credesse, poi addirittura una supernova. Ma Leonardo ha visto lungo e ancor prima dell’apertura del mercato arruola uno sconosciuto (ai più) Paquetà per poi svoltare con la clamorosa e improvvisa cessione di Higuain che più che stella si è rivelato buco nero (senza rosso) di un Milan che stava per essere fagocitato dal malessere del singolo.
E allora dentro Piatek al posto di Gonzalo, ma la vera svolta non è esattamente (o meglio non soltanto) l’arrivo del polacco che si è già rivelato trascinatore e leader di questo Milan 2.0, la vera panacea è stata la cessione del Pipita dopo l’intelligente consapevolezza del flop rivelatosi una volta arrivato a Milanello. Il numero 9 argentino infatti ad onor di numeri e risultati si è rivelato un male non certo perché finito o bollito – come in molti lo hanno definito – piuttosto per il feeling mai davvero scattato con colori e causa rossoneri.
Ri-partenza
Dopo la nervosa e amara sconfitta a Gedda arriva la vittoria contro il Genoa, privo di Piatek appena sbarcato a Milano, una vittoria che, vista la gara d’andata ridà fiducia ad un gruppo che appare ricompattatosi e che poco ha a che spartire con quel Milan di Frosinone.
La partita di campionato finita 0-0 a San Siro contro gli azzurri di Ancelotti ha fatto sorridere Gattuso e i milanisti che finalmente sembrano rivedere un Milan vecchio stampo: grintoso, ben organizzato e tatticamente quasi perfetto. La conferma arriva lo scorso martedì quando gli azzurri tornano a San Siro per la Coppa Italia ed escono sconfitti da un diavolo che toglie il quasi del sabato precedente e diventa perfetto.
Ma attenzione, perché adagiarsi sugli allori che l’entusiasmo regala potrebbe giocare una contromossa, ma se c’è un vocabolo che fatica ad esistere nella filosofia di Ringhio, quella cosa è proprio il relax. E Dino, il nervoso Dino, quello mai fermo e mai tranquillo, non dorme mai e le difficoltà non sembrano spaventarlo specie perché conoscendo le dinamiche di campo più di ogni altro capisce che cavalcare l’onda è quello che bisogna fare.
Andare a Roma con l’assoluta convinzione di giocarsi una partita che ha tutti i caratteri di uno scontro diretto è quello che che vuole fare: non a caso è proprio il Milan ad aprire il match, e non a caso è proprio quel polacco di cui sopra che non per nulla abbiamo definito già leader.
A fare la differenza proprio le due creature del buon Leo, che di colpi ne sbaglia davvero pochi e infatti il gol rossonero nasce da un duetto Paquetà – Piatek con il brasiliano che ruba palla a Pellegrini e la serve a Piatek che approfitta di un’amnesia di Fazio e batte Olsen.
Purtroppo però non basta Piatek e neppure un immenso Donnarumma che finalmente torna a splendere e si riprende le critiche positive, fin troppo tempo eclissate da varie vicissitudini anche extra-calcistiche (vedi questione rinnovo). Il classe 99 che aveva provato a salvare non può nulla sul pallone rimasto lì e sul quale si fionda Zaniolo che non molla mai.
Se il gigante Gigi non riesce a salvare su Zaniolo si riscatta una manciata di minuti dopo salvando su Dzeko e all’81’ la Roma ci riprova con Pellegrini ma fortunatamente per i rossoneri, l’ex neroverde inzucca contro il palo. Sul concludere ancora Milan ma questa volta è Olsen ad avere la meglio parando un tiro di Laxalt che sarebbe potuto essere la staccata per i tre punti ma è praticamente finito il tempo e dopo qualche minuto di recupero Maresca, al quale i rossoneri reclamano e recriminano un rigore non concesso, fischia e cala il sipario su una partita che non ha dettato vincitori ma ha certamente corroborato la tesi secondo la quale il Milan è tornato e sognare in grande adesso non fa più paura.
Per i rossoneri, a -4 dai cugini, un calendario che da qui al derby sorride malgrado la trasferta a Bergamo e che, sperando in qualche passo falso dei rivali per antonomasia in profonda crisi, potrebbe significare arrivare al 18 marzo con la concreta possibilità di un tutt’altro che pronosticato sorpasso.