Il giudice dà ragione a Heinz Müller, svolta epocale per il calcio

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Una sorprendente decisione del Giudice del lavoro Ruth Lippa rischia di ribaltare completamente la “sentenza Bosman”. Di cosa si tratta? Era il 1995 e la Corte di Giustizia delle Comunità Europee decise di consentire ai calciatori professionisti che sono cittadini europei di potersi trasferire gratuitamente a un altro club alla chiusura del contratto. Ma non solo. Infatti, con questa sentenza si era proibito alle leghe calcistiche nazionali degli stati UE, e anche all’UEFA, di porre un tetto al numero di calciatori stranieri qualora ciò discriminasse cittadini dell’Unione Europea. Questo perché in quel periodo molte leghe ponevano dei limiti al numero dei non-nazionali ai quali era permesso far parte delle squadre.

Ed ecco che, vent’anni dopo, una nuova sentenza rischia di ribaltare nuovamente il calcio. Siamo in Germania, e il Giudice del lavoro Ruth Lippa ha dato ragione all’ex portiere del Mainz, Heinz Müller, che pretendeva dalla società tedesca che gli fosse rinnovato il contratto dopo i due anni di permanenza nelle file biancorosse. Insomma, il calciatore voleva essere trattato come un dipendente qualsiasi e avere gli stessi diritti. Ed ecco che il Giudice ha stabilito che la scadenza del contratto non è valida perché dopo due anni chiunque, anche i giocatori, hanno diritto al rinnovo del contratto a tempo indeterminato.

Una sentenza che ha fatto scalpore e che ha sorpreso Harald Trutz, proprietario del Mainz e Vicepresidente della DFB che è assolutamente deciso a fare ricorso. “Se ci dovessero dare torto il calcio subirebbe una svolta epocale. Le società dovrebbero pagare gli stipendi a decine e decine di giocatori fino alla pensione”, ha dichiarato Strutz.

Anche l’avvocato del Mainz la pensa allo stesso modo e dice che “effettivamente questa sentenza metterebbe in ginocchio molti club, ma il calcio non è paragonabile agli altri lavori. Il giudice non ne ha tenuto conto”. Il Mainz prepara il ricorso appigliandosi ai limiti anagrafici, e sul fatto che i calciatori non sono lavoratori normali.

Sarà il Tribunale Civile a prendere la decisione definitiva, ma ci vorranno settimane, se non mesi, per arrivare a chiudere il caso Müller. Il mondo del calcio trema, e si chiede come possa essere possibile una sentenza di questo genere dal momento in cui i calciatori non possono essere paragonati ad un lavoratore qualsiasi. E una delle ragioni riguarda la clausola nel contratto illimitato automatico che dovrebbe essere rinnovato fino all’ipotetica età pensionabile. La soglia massima per un calciatore è di 35-40 anni, nei migliori dei casi, niente a che vedere con i 65 anni degli altri dipendenti comuni. Che ovviamente percepiscono anche compensi ben diversi.

Tutto da rivedere, insomma. La questione è spinosa e dovrà essere approfondita nel modo adeguato, fino alla sentenza definitiva che il mondo del calcio attende con ansia.

Mirella Fanunza