Tutto in 90′.
Tutto in una gara.
Il Grifone si gioca la permanenza in A.
L’ultima giornata sarà decisiva per il Genoa che si gioca il tutto per tutto a Firenze contro una viola non ancora salva e deve sperare in una notizia positiva da Milano dove l’Inter affronterà l’Empoli.
C’è chi crede alla salvezza aggrappandosi al cuore del Grifo e chi, invece, è già rassegnato visto il negativissimo girone di ritorno (7 sconfitte e sole 3 vittorie). Se a ciò si aggiunge il bilancio sul rendimento in trasferta… solo 11 punti conquistati.
Da che parte sta Luca Canfora?
Abbiamo intervistato il cantautore genovese dal cuore rossoblu.
Luca, oltre ad aver scritto melodie per il suo Genoa è anche conduttore di Grifoni su Antenna Blu.
Un genoano doc esprime le proprie opinioni sulla situazione attuale e sul futuro della squadra
Il Genoa domenica si gioca la salvezza con la Fiorentina. Dopo un inizio stagione negativo, a dicembre, al posto del croato Juric è arrivato Prandelli ma la situazione non è migliorata e si è rischiato un altro esonero. Il problema del Genoa è stato quello di avere allenatori poco incisivi o “il tecnico” è una questione solo marginale?
A me piace dividere sempre le percentuali di meriti e di responsabilità, nel calcio e nella vita. In entrambe i casi, che sia nel merito o che sia nelle colpe, la responsabilità maggiore io la assegno sempre al Manager, o in generale a colui che è a capo della organizzazione, Azienda, Società in questione. In questo caso parliamo di una squadra di football, e quindi parliamo del Presidente e Proprietario del Genoa.
In passato ha lavorato bene, specie nei mandati Gasperini, altre volte meno bene.
Erano suoi i meriti maggiori quando le cose andavano bene, per avere avuto la capacità di scegliere le persone giuste mettendo a loro disposizione le risorse umane ed economiche per lavorare bene. Oggi, inevitabilmente, le responsabilità maggiori per non aver lavoro con la stessa qualità sono le sue.
A seguire vi sono le responsabilità di giocatori ed allenatore.
Il Tecnico non è una questione marginale, nel modo più assoluto. Lui è il Condottiero, la guida, il collante. Diciamo che in parte ha pagato gli errori della Società, ma per il resto non sembra però avere avuto la personalità, il carisma, e le qualità tecniche idonee a gestire la situazione. Per me, ripeto per me, ha responsabilità non marginali anche lui.
Quanto ha pesato l’addio di Piatek? È valsa la pena vendere il polacco al Milan?
Vendere il capocannoniere del Campionato (in quel momento) è stata, dal punto di vista tecnico, una scelta che rischiamo di pagare carissima. Forse ne è valsa la pena dal punto di vista economico, ma tecnicamente è stato molto doloroso, basta vedere i gol del Genoa da gennaio in poi, ed il numero di reti segnate da Lapadula, Sanabria e Kouamè.
Il rapporto tra Preziosi e i tifosi è sempre più difficile. Nei giorni scorsi la società ha annunciato di aver nominato ufficialmente un advisor per ricercare nuovi possibili acquirenti e una foto su Instagram dello sceicco fondatore e ceo del gruppo Emirates, ha collezionato commenti da parte dei genoani che chiedevano, tramite hashtag come #PleaseSaveGenoa, di acquistare il club.
Un cambio di proprietà e un conseguente nuovo progetto imprenditoriale e sportivo potrebbe essere una valida alternativa per rilanciare il Genoa?
Da una parte non nutro molte speranze nel calcio italiano: vedo un Paese in crisi, il cui calcio è assolutamente in linea con questo trend, dal punto di vista economico, etico, tecnico. Dai settori giovanili alle prime squadre vedo un calcio che non programma, non investe sui giovani, non parla di valori e non lavora per rendere il calcio qualcosa di gioioso, divertente, aggregante.
Sento parlare solo di soldi, e di risultati, a qualsiasi costo.
Non è il mio modo di vedere la vita, e nemmeno il calcio.
Giusto giocare per vincere, giusto avere bisogno dei soldi, ma tutto questo deve poggiare sullo sport, sull’etica, e sulla programmazione, tecnica e umana. Non vedo questo, ed i risultati mi sembrano evidenti.
Tornando al Genoa vedo la stessa cosa, e vedo una Società che forse non riesce, o forse non può, o forse non vuole, cercare di dare il suo contributo per portare il calcio ed il Paese in un altro “posto”.
Utopia? Ingenuità? La mia intendo… forse.
Ma io credo in queste cose, e vorrei vedere questo.
Vorrei una Genova di nuovo capace di far parlare di sè nel mondo, come è stato spesso in passato, e vorrei che la sua squadra facesse parte di questo percorso. Una squadra allegra, piena di giovani, di entusiasmo, di progetti, di piccoli traguardi da raggiungere, di piccoli sogni da coltivare.
Non so se questa proprietà abbia la forza o il desiderio di resettare tutto quanto è accaduto fino ad ora e di provare a fare questo.
Se così non fosse spero che ci provi la proprietà del futuro. Questa è la strada, secondo me, non ne vedo altre.
Domenica Fiorentina-Genoa. I toscani arrivano da 5 sconfitte consecutive, il Genoa da 2 sconfitte e 3 pareggi. Che partita sarà? Il Genoa può farcela?
Il Genoa può farcela, o può non farcela. Mi è sempre piaciuto vivere pensando che il destino sia tutto da scrivere, e che la penna sia nella mia mano. Non è del tutto così, e non sempre le cose funzionano così. Ma sono certo che l’unico modo sensato di vivere sia quello di pensare che il proprio destino sia nelle proprie mani. Vale anche per il Genoa.
In lotta per la salvezza non solo Genoa e Fiorentina, ma anche l’Empoli che arriva da due vittorie importanti e che domenica, sempre alle 20.30, giocherà a San Siro contro l’Inter. Chi si salverà e chi invece retrocederà?
Retrocederà chi affiderà mentalmente il proprio destino ad altri. Si salverà chi scenderà in campo con la determinazione e la convinzione di avere 90 minuti per scrivere il proprio destino indipendentemente dagli altri.
Il Genoa nel complesso ha disputato una stagione da dimenticare.
Chi è stato però, tra tutti (giocatori, tecnici, presidente), il migliore e chi il peggiore?
Ritorniamo alla prima domanda. Quando un gruppo, che sia calcio, un’ Azienda, un’Associazione, una Spa, una Srl, una riunione di condominio, fallisce i propri obiettivi, io do un peso filosofico differente alla varie componenti.
Il 51% delle responsabilità va sempre alla Società, che non ha saputo costruire, gestire, controllare, correggere, finalizzare, un progetto. Il 29% delle responsabilità va ai giocatori, o dipendenti, perchè loro sono quelli che scendono in campo, che svolgono il lavoro. Il 20% rimanente sono responsabilità del tecnico, dell’allenatore, del Capo Area, del rensponsabile intermedio, diretto.
Nessuno deve sentirsi escluso dai meriti quando tutto va bene, nessuno può sentirsi esente da colpe quando tutto va male.
Forza Vecchio Cuore Rossoblu… fino all’ultimo respiro.
Alessandra Cangialosi