Non è la prima volta che la Juventus prende schiaffi sonori contro il Genoa, sul campo di Marassi. E non è la prima volta che la Juventus crolla dopo una prestazione dispendiosa in Champions.
Insomma: nessuno è sorpreso dal risultato.
Qualcuno potrebbe essere sorpreso dalla prestazione: in realtà chi è abituato a seguire la Juventus non dovrebbe. Ma andiamo con ordine.
Il primo tempo è l’arbitraggio a farla da padrone: decisamente un direttore di casa un po’ scolastico, anche nei suoi colloqui con il VAR che oggi si rivela attento e puntiglioso. Lo è nel rigore non concesso al Genoa, che prima assegna e poi ritira per quel precedente tocco di Kouame che inficia il mani di Cancelo. Lo è anche nei ripetuti gialli già a inizio match e non perché non siano meritati – Pjanic è sempre il solito – quanto piuttosto perché si percepisce timore di non controllare la partita.
Stessa situazione a inizio ripresa: sulla rete di Dybala che avrebbe portato in vantaggio la Juventus, rete convalidata e che invece l’ Assistant Refree interviene a annullare.
Ma al di là degli episodi arbitrali e di Di Bello, dicevamo, la Vecchia Signora ha fatto una partita sonnolenta e a risparmio energetico. Il che andrebbe anche bene, se si fosse veramente pensato a far riposare chi di dovere, e non parlo solo di Ronaldo. Mi riferisco nello specifico a Mandzukic, che da risorsa rischia di diventare zavorra e non soltanto oggi. Non a caso è stato il peggior in campo contro l’Atletico, checché ne possa aver detto Allegri. Che, notoriamente, non ha spirito critico nei confronti del croato.
La manovra bianconera è palesemente rallentata dall’ ariete che non riesce più a prendere fiato e diventa un problema anche per Dybala, non libero di muoversi come vorrebbe e già penalizzato dalle posizioni che deve ricoprire. E’ penalizzato anche da Pjanic – come spesso accade – che finisce spesso col pestarsi i piedi con l’argentino, senza considerare le volte in cui arretra invece di avanzare.
La difesa a tre fatica (malino Rugani, ancora non bene Cancelo) , così come la mediana con conseguente soffrenza dell’attacco: un film già visto per la Juve in tutto il campionato, malgrado le tante tantissime vittorie. Ma questa volta Prandelli legge perfettamente le difficoltà bianconere e con l’ingresso di Sturaro e Pandev mette in ginocchio Perin per primo, trovatosi colpevole sulla prima rete al suo appuntamento da ex.
Peccato: è andata meglio a Sturaro.
Alla fine la vittoria va meritatamente ai Grifoni, mentre a noi resta un interrogativo ancora irrisolto: qual è il vero volto della Juventus, tra questa dimessa e quella vista martedì sera?
La risposta deve attendere ancora qualche gara europea prima di essere definitiva, una cosa però è certa: quella di oggi non è inedita e ha molti connotati stile Allegri.
Il quale non ha perso occasione per ricordarci che “non sempre si può vincere”.
Avrebbe stupito il contrario.
Daniela Russo