Eriksson e le regole del suo gioco: disciplina, atteggiamento vincente e pensiero positivo. Così ha plasmato il calcio di tutto il mondo.

Sven-Göran Eriksson, per tutti “Svennis“, è uno di quei casi rari ma celebri del mondo del calcio in cui la bravura e il talento nel ruolo di allenatore prescindono fortemente dalle capacità tecniche.
Eriksson era un terzino ma niente di eccezionale, un infortunio al ginocchio ne ha spento in fretta la carriera.
Sembra una descrizione effimera eppure eccolo lì, uno degli allenatori più intelligenti ed imitati del calcio mondiale.

Era un calcio studiato quello di Eriksson, che già quando muoveva i primi passi in Svezia sognava in grande, sognava l’Inghilterra.
Squadre corte, pressing, il furore agonistico nei piedi e nella testa: in un piccolo perimetro di passaggi, il genio, l’estro, l’efficacia. Era il gioco di Eriksson, amante del ritmo inglese e ben presto cultore dell’eleganza italiana.
Ha plasmato le menti dei futuri allenatori che come lui hanno collezionato successi su successi, anche nel calcio di adesso c’è tanto Svennis Eriksson.

Sven Eriksson
Foto: Wikimedia Commons (https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/9b/Eriksson.jpg)

La sua prima esperienza ad alti livelli si conclude con un successo senza precedenti: Eriksson fa conoscere il suo calcio e il talento svedese a tutta Europa, portando il Gotëborg alla conquista della Coppa UEFA e di numerosi altri titoli nazionali.
Tutti parlano di questo Eriksson, questo sconosciuto e giovanissimo allenatore che ha portato alla ribalta una squadra anonima e data per sfavorita.
Il Benfica si fa attirare dall’estro svedese ed Eriksson non delude le aspettative, conquistando subito il campionato portoghese e arrivando di nuovo in finale di Coppa UEFA. Il mito di Eriksson non può che approdare nella culla del calcio: l’Italia.

Il calcio italiano non è una piazza facile, nemmeno per Eriksson, che alterna le esperienze con Roma, Fiorentina e Sampdoria ad altri successi a Lisbona.
Ma ormai la Serie A è diventato il rompicapo di Eriksson, il suo cruccio.
Possibile che il Bel Paese non riesca ad essere plasmato dal calcio dello svedese che tutta Europa ha imparato ad amare?
La squadra scelta per esprimere il massimo livello del gioco di Eriksson è la Lazio.

Sven Eriksson
Foto: Wikimedia Commons (https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/8f/Sven-Göran_Eriksson_%2812867987465%29.jpg)

Quella con la Lazio è una favola che dura quasi quattro anni e che porta le Aquile alla vetta del campionato, prima dominato solo da Milan e Juve, ma anche sulla vetta d’Europa. La magia di Eriksson non consiste solo negli insegnamenti tecnici che impartisce ai suoi. C’è una grinta, un fuoco, nei giocatori di Eriksson che nessuno sembra capace di domare.
Si potrebbe parlare dei record e delle esperienze di Eriksson fino ad esaurire numerosi capitoli della storia del calcio.

Capace di conquistare anche i cuori inglesi, Eriksson era un uomo di calcio, che aveva voglia di imparare e di allargare i suoi orizzonti.
Una volta disse che, indipendentemente dai gossip sulle donne in cui era coinvolto, avrebbe voluto che la gente pensasse al calcio quando parlava di lui.
Non c’è dubbio che il suo desiderio si sia realizzato perché ormai Eriksson è il calcio e forse anche il calcio è un po’ Eriksson.

 

 

Federica Vitali