Il supercampione nostrano a quarantadue anni dice addio alle gare ed entra di fatto nella leggenda dello sport mondiale.
Si sa che tutte le cose belle prima o poi finiscono, un po’ come la parmigiana o il tiramisù dopo che hai ripulito per bene tutto il contenitore delle meraviglie con l’occhio lucido dalla tristezza.
Si sa, ma non è mai facile accettare certi finali…
Se poi il finale ha come protagonista uno dei campioni più campioni dello sport a livello mondiale, non è una bella sensazione e magari di occhi lucidi se ne possono pure vedere due.
Perché quando uno come Valentino Rossi annuncia, in un normale giorno di agosto, di volersi ritirare dalle corse, dopo aver vinto e stravinto praticamente tutto ciò che nel suo campo si poteva vincere, gli occhi dei suoi milioni di tifosi fanno fatica a restare belli e asciutti.
C’è chi con Vale c’è cresciuto, metaforicamente parlando, e lo ha inserito nel tempo nella lista dei propri miti, sognando magari non solo di sfrecciare su moto di potenza inaudita, gareggiare con vagonate di adrenalina addosso, vincere, esultare, godere dell’amore dei tifosi.
C’è chi ha riso per le sue originalissime esultanze, l’incredibile ironia, la disponibilità, quel 46 marchio di fabbrica unitamente al più celebre tra i suoi soprannomi: “Doctor”.
Ora chi ha riso magari si commuove nel pensare che dalle prossime stagioni, non vedrà più in pista quel matto con la voce da divoratore di elio.
Valentino Rossi è storia, venticinque anni di storia in sella alle più grintose moto del mondo, ma certamente più di venticinque se si considera che in sella, il pesarese vi è praticamente nato…
Magari nel salotto di casa sfrecciava già con il girello!
Nove titoli mondiali, dalla classe 125 alla moto GP; una schiera di tifosi e appassionati sparsi in ogni parte del mondo; un’icona di sport e non solo: il Dottore ha entusiasmato, oltre che vincere.
Negli anni ha ingaggiato sfide memorabili con avversari come Max Biaggi, Casey Stoner, Loris Capirossi, Sete Gibernau, Jorge Lorenzo, solo per citarne alcuni.
Ogni gara una storia a sé, ogni motomondiale anche.
Un anno diverso dall’altro, fino all’ultima annata, quella in cui sembra essersi palesata una parabola discendente per il re delle due ruote.
Chi vuol vedere nella decisione di ritirarsi l’epilogo proprio di questa stagione, forse ci ha preso o forse no.
A qualcuno piace invece pensare che un campione, in un momento preciso della sua storia, decida di scendere da una moto tranquillamente senza il “fattore gara” onnipresente, che magari decida di restare nell’universo dei motori in maniera differente, da “profano” e non più da “sacro”.
Qualsiasi cosa sia, è dato solo a lui saperlo mentre ai suoi tifosi sparsi nel mondo è solo d’obbligo un sonoro e sentito GRAZIE, per le tantissime emozioni che Rossifumi, Valentinik, The Doctor, insomma lui, Valentino Rossi, ha regalato in un quarto di secolo sulle due ruote.
Simona Cannaò