Il Calcio storico fiorentino, dall’antichità ai giorni nostri

La storia del Calcio storico fiorentino. Antica tradizione storica fiorentina dal 1300 a oggi. Un mix tra calcio, rugby e wrestling

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Il calcio fiorentino

Il calcio storico fiorentino è una rievocazione storica conosciuta anche come calcio in livrea o calcio in costume.

E’ una disciplina sportiva che prosegue l’antichissimo sport chiamato, in latino, “Harpastrum“.

La tradizione del calcio storico fiorentino è tutt’ora viva.

Per i fiorentini è qualcosa di più di una semplice partita. E’ la dimostrazione di un senso di appartenenza ad una identità culturale precisa.

Firenze, impossibile non innamorarsi di lei, una città tra le più belle e visitate al mondo, culla del Rinascimento, ricca d’arte e tradizione.

Ogni angolo del centro storico di Firenze racconta la storia dell’arte italiana, del “bello”, del mecenatismo delle importanti famiglie di banchieri fiorentini cultori dell’arte e della letteratura.

Quando parliamo di calcio storico fiorentino, la città si infiamma di grande passione.

Si giocava già nel 1400 tra giovani di ogni ceto sociale nelle strade e piazze di Firenze.

E’ un gioco duro e spesso violento ma spinto da nobili valori come l’amore viscerale per il proprio quartiere ma soprattutto per la città.

E’ una combinazione tra calcio, rugby e wrestling mondiale.

Le semifinali si disputano durante il mese di giugno di ogni anno, per arrivare alla finale il 24 dello stesso mese, che è la festa del Santo Patrono di Firenze, San Giovanni.

Dall’antichità il gioco ha mantenuto la disposizione geometrica dei giocatori in campo.

Le squadre sono 4 e rappresentano i quartieri del centro storico di Firenze: i Bianchi di Santo Spirito, i Verdi di San Giovanni, gli Azzurri di Santa Croce, i Rossi di Santa Maria Novella. 

Ogni squadra è formata da 27 giocatori divisi in 4 linee, e non parliamo di calciatori ma di calcianti: 15 attaccanti  (corridori), 4 centrocampisti (sconciatori), 4 terzini o trequarti (datori innanzi), 4 difensori (datori indietro o portieri).

Il gol si chiama caccia e ad ogni caccia segnata, c’è un’inversione di campo.

La partita dura 50 minuti e al termine del tempo regolamentare vince la squadra che ha realizzato più cacce.

Al gruppo vincitore andrà in premio una bianca vitella (simbolica).

Sei arbitri gestiscono la partita in una tribunetta.

Dal passaggio da Repubblica a Principato, il calcio fiorentino diventò una disciplina esclusiva appannaggio di giovani rampolli di famiglie nobili.

Le prime regole furono scritte da Giovanni de’Bardi conte di Vernio ma anche scrittore, letterato e militare.

Tra i calcianti  più famosi, troviamo Piero II de’ Medici, primogenito di Lorenzo il Magnifico, considerato anche un vero fuori-classe,  Giulio de’  Medici (futuro papa Clemente VII) Alessandro de’Medici (futuro Papa Leone XI) Maffeo Barberini (futuro Papa Urbano VIII).

Il 1500 fu un anno significativo per il calcio e per Firenze.

Nel 1529-30 Firenze era sotto assedio delle truppe di Carlo V d’Asburgo.  La situazione di emergenza non tolse il coraggio ai fiorentini i quali decisero di scendere in campo ugualmente in P.zza Santa Croce e giocare a calcio.

Una dimostrazione di tenacia e di forza di cui i fiorentini vanno fieri.

La tradizione fu osservata fino a metà del 1700. Per circa 200 anni non ci furono testimonianze di incontri ufficiali. Sebbene, secondo alcune fonti storiche, la città di Firenze non abbandonò mai il calcio praticato nelle vie e nei quartieri secondari.

La tradizione riprese nel 1930 ed è viva tutt’ora.

Il regolamento è ancora quello del Conte de’ Bardi.

Questo piccolo Campionato interno la città di Firenze, è molto sentito.

Nonostante le critiche per la violenza esercitata in campo, i fiorentini non ci vogliono  rinunciare. Ogni squadra ha un programma di allenamento da  professionista.

Ogni calciante è orgoglioso di rappresentare il suo quartiere anche da riserva, senza nessuna paura degli infortuni che  per come è strutturato il gioco sono frequenti  e si possono correre dei rischi.

I calcianti fanno parte della comunità e provengono da ogni estrazione sociale, l’obiettivo è rendere onore al proprio quartiere e ricordare la grandezza di Firenze.

 

Cinzia Fresia