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Il calcio riparte… tranne quello femminile

Il consiglio federale della FIGC ha deciso: la Serie A femminile finisce senza Scudetto assegnato. Quale futuro per un movimento in crescita ma ancora troppo fragile?

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fonte immagine: Profilo Twitter ufficiale Figc Calcio femminile

Serie A femminile, dove eravamo rimasti…?
Cosa è successo in questi mesi…?
Quale futuro…?

classifica serie a femminile
fonte immagine: profilo Twitter ufficiale FIGC femminile

23 febbraio, tutto si è fermato qui…

Il COVID 19 ha stravolto le nostre vite e ci ha privato di piccoli grandi cose come l’appuntamento settimanale con la propria squadra del cuore, l’esultanza per un gol, e la fierezza negli occhi delle calciatrici che stavano sempre più conquistando consensi e attenzione.

Il mondo tutto si è fermato e, prima i decessi, poi la paura, le regole, i problemi lavorativi, ci hanno per un po’ fatto dimenticare il mondo del calcio tutto, perfino quello maschile.

Si è iniziato con gare rinviate.
Si è tentato di giocare a porte chiuse, mentre molte calciatrici erano impegnate con la Nazionale nell’Algarve Cup e, per problemi logistici legati alla progressiva chiusura del mondo, hanno dovuto rinunciare alla finale conquistata, vivendo poi, un viaggio di ritorno in Italia difficoltoso.

Alla fine anche il calcio si è dovuto definitivamente fermare.
L’emergenza sanitaria non ha escluso nessuno. E così, la consapevolezza di ciò che stavamo vivendo ha spinto tutti noi a rassegnarci a vivere #distantimauniti come recitava l’hashtag di tendenza che è stato una sorta di tamtam per infondere speranza e che ci ha permesso di sentire più vicini i nostri campioni e le nostre campionesse.

#Distantimauniti: il calcio femminile resta a casa!

Le calciatrici, inoltre, durante il lungo lockdown, sono state attive promotrici della cultura svelando il loro rapporto con la lettura e consigliando libri.

“Libri in Gioco”, le calciatrici di Serie A promuovono la cultura

FASE 1 andata!
Con la FASE 2 si è tentato d’assaporare un minimo di “normalità” che, per un italiano, non può prescindere dal calcio. E così la domanda ricorrente è stata: “Ma quando riprende il campionato?”

Dibattiti, protocolli e un susseguirsi di incontri.
Tante sono state le ipotesi, molteplici le proposte.

Alla fine, il dorato mondo del calcio maschile riprenderà, prima con le gare di Coppa Italia e poi, dal 20 giugno, con i campionati di Serie A e di Serie B.

Non è toccata la stessa sorte al mondo femminile…

Prima è stato decretato lo stop definitivo del campionato cadetto mentre la Serie A si è nutrita di esili speranze fino alla triste decisione finale: dopo aver ipotizzato lo svolgimento di play off e play out che avrebbero visto sei squadre (su 12) impegnate a far in modo che si giungesse a un epilogo, il Consiglio federale ha infine deciso che il calcio femminile non ripartirà.

La stagione finisce senza il titolo assegnato (quello italiano è l’unico campionato femminile a non aver assegnato lo scudetto), con la Juventus (prima in classifica) e Fiorentina (per algoritmo) in Champions (a scapito del Milan).
Retrocedono Orobica e Tavagnacco.
Dalla B alla A salgono il Napoli e il San Marino (la Lazio subisce l’algoritmo relativo alla promozione).

Adesso  però urge capire se c’è davvero interesse nel supportare questo movimento.

La lunga lettera scritta dalle calciatrici di Serie A pone il mondo del calcio, la Figc, gli investitori e tutti noi di fronte alla realtà che questa emergenza sanitaria ha messo in evidenza: il calcio femminile italiano (quello che un anno fa, in Francia, ha regalato emozioni e ha fatto sognare lo Stivale) è in crescita ma è ancora acerbo e mostra troppe fragilità.

Sussistono, infatti, irrisolte criticità che non sono più tollerabili se davvero si intende sostenerlo.

La ripresa o meno del campionato non è il problema vero.
Il vero problema è risolvere concretamente ciò che questa pandemia ha nuovamento messo in luce ovvero, il calcio femminile sembra essere “figlio di un dio minore”.

Senza girarci intorno, il sistema va riformato e le calciatrici necessitano di tutele e dello status di professioniste che da anni viene evocato e che, soprattutto nell’ultimo anno, è stato sulla bocca di molti, vertici inclusi: Allora, cosa si aspetta?

Donne italiane, dilettanti per legge

Non bastano i passi fin qui compiuti e non basterà di certo il “Fondo Salva Calcio” promosso dal Presidente Gravina per supportare la posizione economica e patrimoniale di club, staff e calciatori dalla Serie B in giù e del calcio femminile al quale sono destinati 700mila euro. 

Non è più tempo di sostenere solo a parole questo movimento che rischia seriamente di passare da felice ascesa a declino, vanificando gli enormi passi in avanti compiuti.
E’ il momento di segnare un nuovo anno zero per il calcio in rosa, con maggiori consapevolezze e maggiore concretezza.

 

Caterina Autiero

 

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