Calcio e allusioni: purtroppo, per alcuni, la donna è vista come un oggetto estraneo al calcio
Ci sono varie forme di violenza. Le più subdole, ma comunque impattanti, sono quelle verbali. Della categoria fanno parte non solo gli insulti e le cattive parole ma anche le allusioni.
E nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne non si può non parlarne.
Per questa volta, la redattrice che è in me smette di esprimersi in terza persona; certe cose del resto non possono essere impersonali, diciamo così.
Pochi giorni fa, ed è solo l’ultima di una discreta serie di inciampi (altrui), avevo programmato un’intervista con un ex allenatore e dirigente di Società calcistica; contatti solo telefonici, molto formali e gentili.
Di sicuro, dalle premesse, non avrei immaginato di sentirmi dire: “Le donne nel calcio non serve che scrivono bene…“. Vi risparmio il sorrisetto malizioso, svanito purtroppo per lui nel momento in cui ho girato i tacchi.
Le mie colleghe (e stiamo pensando di fare un pezzo corale a tal proposito) hanno molta più esperienza sul campo di me e vagonate di “perle di saggezza” talmente imbarazzanti che Tavecchio in confronto è un dilettante.
Ma le allusioni sono sempre in agguato; colpiscono spesso gratuitamente e senza neppure uno straccio di fondamento.
Sognare i Mondiali di calcio si può con le ragazze di mister Bertolini. Una constatazione ma soprattutto un orgoglio nazionale, sportivo, femminile, che premia caparbietà, fatica ed impegno.
Non lo è probabilmente un orgoglio per chi ci ha risposto, a proposito del nostro articolo, sulla pagina Twitter dichiarando che “il calcio non è un gioco per signorine #sapevatelo“.
https://twitter.com/GolDiTacco/status/934394523899359232
In redazione ci è sorto il dubbio se la lapidaria affermazione sia riferita alle giocatrici, a noi di Gol di tacco a spillo o ad entrambe le opzioni. Una triplice scelta, insomma, come la schedina: 1-2-X. O una triplice sventura, riconducibile essenzialmente ad una: considerare la donna limitata.
Al massimo un bell’oggetto ornamentale… Oggetto. E non aggiungo altro. Per ora…
Silvia Sanmory