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Il calcio, la pandemia e il tifo che non c’è più: pensieri di una laziale

Quando una sconfitta che ti fa uscire dalla Coppa Italia diventa una triste riflessione sul calcio e il tifo nell'aera dei social e della pandemia

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Fonte Immagine account personale FB Annalisa Bernardini

Pensieri di una tifosa nostalgica del calcio, quello vero, con il tifo!

Dopo aver posticipato svariate volte la sveglia, anche a causa del ghiaccio che caratterizza la giornata seppur soleggiata, mi alzo e do un’occhiata ai social.

Il presente non mi piace e tra le intuibili ragioni v’è, ahimè, anche quella calcistica.

Ma parliamoci chiaro: il problema non è non aver passato il turno in Coppa Italia o il rendimento della squadra piuttosto che del singolo.

No. Il problema è l’orda di barbari che affolla i vari gruppi social libera di esprimere opinioni prive di un vero senso logico, per lo più offensive.

Il presente non va. Proviamo con i  ricordi.

I ricordi, per buona pace della privacy, l’abbiamo immolati a Facebook e lì “custoditi”.

Fino al fatidico “marzo 2020”, i miei ricordi sono foto allo stadio Olimpico; che se potessi tornare indietro e qualcuno mi avesse detto che non ci sarei più potuta andare…

…Altro che abbonamento, mi facevo pure tutte le trasferte al costo di dormire in stazione.

La foto, dei ricordi appunto, ritrae un Olimpico, inquadrato dalla Tribuna Tevere dopo una immeritata sconfitta, di due anni fa, subita in casa dalla Juve.

Stadio Olimpico Roma
Fonte immagine account personale FB Annalisa Bernardini

Ma il nostro Tempio era comunque bellissimo, le bandiere sventolavano, la Madonnina di Monte Mario era sempre il faro sullo stadio: io ero felice e non lo sapevo!

Fonte immagine account personale FB Annalisa Bernardini

Aveva perso la Lazio, sembra assurdo ritenere che io potessi essere felice.

Eppure, signori miei è così.

Avevo il mio stadio, la mia sciarpa, i miei fratelli di stadio che potevo abbracciare…

Avevo tutto per essere felice… quella sconfitta sarebbe passata a breve, perchè il calcio è ciclico: tutto passa, tutto scorre, c’è sempre tempo per la gioia della vittoria.

Il calcio della pandemia, invece, è il calcio tanto sognato da chi vorrebbe gli stadi vuoti, i divani pieni e gli abbonamenti delle pay-tv sistematicamente rinnovati.

Il calcio della pandemia è quello che non ti permette di distinguere il tifoso dall’occasionale: tutti sono appollaiati sul divano.

Il calcio della pandemia non è calcio.

Spero allora che si possa tornare presto sugli spalti; così si ritorna ad essere felici, tifosi e soprattutto tifosi mai schiavi del risultato.

Oggi sembra un sogno.

Aspetto il futuro.

 

Annalisa Bernardini

 

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