Juventus-Ajax: a vincere è il football quello che l’Allegri(a) snobba. Questione di priorità, c’è chi si tiene Allegri, chi l’Allegria. E insieme all’allegria, si lascia anche la Coppa.
E anche quest’anno la Champions l’anno prossimo
Da quel venerdì CR7 luglio a mercoledì 17 aprile di tempo ne è passato e da fenomeno Ronaldo a Ronaldo non fa miracoli è bastato il tatticismo allegriano. Da bruco a farfalla? Forse da farfalla a bruco e a volare (via) l’allegria ma anche le Coppe. Chi non vola mai (via) è sempre e solo lui: Massimiliano Allegri.
La Juventus perde ed esce dalla Champions. Ma questa non è una novità. Come non è una novità che il sopraccitato tecnico non si scolla dalla poltrona bianconera neppure davanti all’ennesima conferma che i premi vengono attribuiti secondo un criterio a rigor di logica parecchio discutibile. Nella fattispecie: miglior panchina? Miglior allenatore? Se lo dite voi, qui alziamo le mani e va bene così.
Una Signora rimpicciolita nella sua vecchiaia
Tutto è bene quel che finisce bene. Ma è finita davvero bene? In fin dei conti sì. Sì perché ieri allo Stadium a vincere è stato il football. Nel più ampio concetto del termine. C’è chi parla di ‘quattro ragazzetti’ che hanno rimpicciolito la Signora. Quanto clamore – verrebbe da pensare -. E invece no. Nessun clamore. Chi conosce il gioco più amato sa bene che se giochi a calcio non praticando calcio – o meglio, non giocando IL CALCIO – finisci col perdere. Così è stato contro l’Atalanta in Coppa Italia, così è stato al Wanda Metropolitano con l’Atletico, così è stato con il Manchester al ritorno nella fase a gironi, così è stato ieri sera. Dunque più che piccoletti a rimpicciolire la Signora, è la Signora che si è rimpicciolita vista la Vecchiaia. Che Allegri sia un buon allenatore nessuno lo mette in dubbio, che Allegri sia il migliore, forse solo alle cerimonie. E nessuno ce (me) ne voglia.
Ieri i quattro ragazzetti amsterdamiani con la loro ‘piccolezza’ hanno dato lezioni di calcio a quei grandi che poi di fatto grandi si rivelano solo nel valore di mercato. E – magari – solo in ambito italiano. Lì dove, per dirla alla Buffon, vedi per sudditanza psicologica, vedi per incapacità di far meglio, la teoria del non gioco trova facile applicazione (e via di fuga). Nel primo tempo ci ha pensato Ronaldo a far sognare la Juve. Però neppure migliore del mondo, riportando le sue stesse parole, ‘può far miracoli’ e la squadra di Allegri, di fatto poco abituata a giocare a calcio, subisce immediatamente i piccoletti e ne prende quattro. Due annullati ma pur sempre insaccati. Come? Subendo quel calcio che non è in grado di fare.
Quando i singoli non fanno una squadra…
A dirla tutta parlare di squadra di Allegri sembra quasi un’iperbole. Più che squadra, Allegri sembra disporre di tanti singoli messi insieme solo perché imposto da una regola di gioco che a Torino sembra dimenticata. Bisognerebbe forse ripassare le regole basi: il calcio non è tennis. E i due sport differiscono per identità: gioco di squadra il primo, gioco individuale il secondo. Sicché disporre in campo undici fenomeni scollati fra loro serve solo a prendere imbarcate. Come da quattro anni a questa parte.
Ma torniamo al campo senza troppe speculazioni. Ieri sera l’Ajax con il suo gioco ha insegnato e umiliato, anche solo per il fatto che il gioco dei lancieri ha messo in croce quella famosa teoria secondo la quale per divertirsi sarebbe preferibile assistere più al circo che al football. Per quanto vera sia la Massima (di nome e di fatto) secondo la quale in Italia vige un calcio diverso, quello della Juventus è un calcio che di bello ha ben poco, noioso e poco fruttuoso.
…giocare da squadra ricorda che il calcio non è un gioco di singoli
I bianconeri trincerati dietro la comoda scusa del cinismo e del “l’importante è vincere” vengono smascherati nella loro più cruda essenza. Senza identità di gioco né idea alcuna, la Signora s’impalla restando a guardare gli olandesi sbizzarrirsi in triangolazioni e tocchi di prima come telecomandati alla Play Station.
E l’avversario? Con il joystick scarico!
Ahhhhh pero que feo sale jugando el Ajax. pic.twitter.com/UMMpDBS7jj
— SabiasK_Futbol (@SabiasK_) April 16, 2019
Una maschera, quella bianconera, caduta in frantumi e ad indossare la maschera sono gli olandesi ma quella di V per vendetta. Se V ci ha messo secoli per il colpo di stato che ha messo in croce l’Inghilterra, l’Ajax ha aspettato 23 anni per ricambiare l’amarezza di quel 22 maggio 1996. Se passare i quarti non vale di certo la Coppa, conquistare la Semifinale estromettendo quei lontani nemici vale certamente il doppio e ancor di più se in casa loro. Cucù la Coppa non c’è più.
Ronaldo per la Coppa ma Ronaldo non fa la Coppa
Tutto da rifare persino con CR7, quel fenomeno preso per vincere la Coppa a scapito di conti e FFP, lasciando un rosso di oltre 100 mln che però sarebbe potuto essere colmato anche solo dalla soddisfazione di alzare la Champions. Eppure persino con il migliore al Mondo come testimonial di una maniacale ossessione di grandezza si è riusciti ad esser più piccoli di quanto ogni prima pagina abbia il coraggio di ammettere. Più che crescere si è regrediti e se lo scorso anno con il tanto bistrattato Higuain quantomeno una Coppa è stata intascata, quest’anno neppure quella.
Chiariamo tuttavia un punto: imputare a Ronaldo il fallimento stagionale sarebbe ingiusto ma anche clamorosamente errato. Le 5 reti messe a segno nelle 4 partite ad eliminazione diretta sono emblematiche di quanto probabilmente questa Juventus sia inadeguata alla sua portata. D’altronde proprio ieri patron Agnelli, a fine partita ha ammesso che questa Juve non gode ancora della maturità adeguata a concorrere in certi livelli. Sembrerebbe quasi aver ragione se non fosse che fino a qualche giorno fa si parlava di maturità quasi raggiunta (salvo poi cambiare idea all’occorrenza) e se non fosse che l’acquisto di CR7 era mirato a questo. L’onerosità dell’affare che aveva compromesso l’acquisto di ulteriori eventuali innesti era compensato dal valore del sopraccitato per colmare quell’immaturità riemersa però ieri sera. Così secondo le parole di Agnelli appunto. Un discorso che però rimanda al punto di partenza: il calcio non è il tennis.
Il calcio non è tennis ma neppure ippica
Se a mancare è il collante, persino undici fenomeni perderebbero d’incidenza. Sarebbe stato il caso di pensarci prima? Probabile! O forse sarebbe il caso di rivedere alcune priorità. Verrebbe quindi da rimuginare sulle parole del livornese e no, nel calcio non è come nell’ippica: chi vince di corto muso non arriva sempre primo. Tuttavia Allegri potrebbe comunque prendere in esame l’ippica e tentarla. Sì, ma da protagonista.
E anche quest’anno la Coppa la si vince il prossimo. (Forse). Intanto mentre risate e allegria si lasciano a chi se la ride di gusto e con ragione, si lascia anche la Champions. Ancora una volta con tanto di boh. D’altronde questione di priorità. C’è chi si tiene un Allegri, chi l’allegria e mentre si gioca a fare i grandi con l’immagine, c’è chi i grandi li fa sul campo.
Egle Patanè