Nelle ore precedenti alla partita Luciano Spalletti aveva definito la trasferta a Ferrara una prova di mentalità alla quale l’Inter era chiamata a rispondere: Considerata dai più una tegola facile da superare alla quale non badare troppo, di semplice non aveva proprio nulla e l’uomo di Certaldo di questo ne era ben conscio. L’assenza di Marcelo Brozovic in mezzo si è fatta sentire non poco, ciononostante la vittoria è arrivata, tra stenti e difficoltà, ma è arrivata. Ed è questo quello che conta.
A contare però non soltanto il risultato fine a se stesso bensì la vittoria, arrivata dopo una prestazione e un approccio alla partita che hanno reso onore a Spalletti e i suoi ragazzi che suggellano quanto trasmesso in quel di Eindhoven: essere un gruppo compatto, coeso non è più fantascienza.
Sottostimatori dell’avversario per antonomasia, per gli interisti – quelli sugli spalti – il timore più grande in vista della partita di ieri era che i ragazzi, dopo Eindhoven, scendessero in campo con troppa autostima (se non consapevolezza di superiorità) con annesso abbassamento di guardia che poi, puntualmente punisce neanche così tanto inaspettatamente.
L’importanza del grande assente Marcelo Brozovic
Gli impegni ravvicinati che hanno farcito l’agenda di Spalletti hanno inevitabilmente alzato ritmi e pressione mentale e reggere la fatica degli incontri tanto ravvicinati senza cigolare è utopia; a Ferrara infatti i tentennamenti dovuti all’affaticamento erano a tratti parecchio visibili. Che Brozovic fosse diventato un inamovibile punto di riferimento era già chiaro, ma che la sua presenza in campo fosse così determinante era sfuggito ai più: la sua assenza ha messo in evidenza un dato inequivocabile: che la palla passi per il croato, così come Spalletti chiede che si faccia, è fondamentale alla manovra, non solo in fase offensiva. Ieri infatti l’intrippo era proprio nella parte di campo in cui a mancare era il numero 77 che detta le geometrie e velocizza l’azione. Al suo posto Borja Valero ha più volte provato a fare da interdizione tra le linee ma l’intelligenza dello spagnolo non compensa la velocità e la fluidità di manovra che senza Brozo inevitabilmente sono venute a mancare.
I tocchi di prima per favorire la profondità per Nainggolan o le aperture sulla sinistra con il connazionale Perisic o gli scambi grazie alle sovrapposizioni di Asamoah, tipici del gioco imbastito da Marcelo Brozovic sono quelli che sono mancati contro la Spal di Semplici che ha dato filo da torcere ai nerazzurri, non soltanto in fase di copertura. Complice l’errore dal dischetto di Antenucci dopo l’affondo scomposto di Miranda in area, l’Inter vince di mentalità una partita che sul campo si era complicata, specie con il gol di Paloschi arrivato al 73’, rete che aveva stabilito un momentaneo pari.
Ma non solo il gol perché nel corso dei novanta minuti Handanovic è stato interpellato più volte con maggior impegno nella seconda parte di gara quando Antenucci, che aveva sprecato l’occasione del pareggio con il penalty finito a sinistra del palo, lascia il posto a Paloschi che oltre al gol impensierisce più volte la difesa nerazzurra, non al top a causa di un Miranda non esemplare.
Ma se c’era una prova che Spalletti desiderava i suoi superassero quella prova non poteva che essere la reazione del gruppo alle situazioni di difficoltà che spesso e volentieri in passato è venuta meno e che al contrario, si è vista esattamente come l’allenatore pretendeva sia mercoledì contro il PSV che ieri contro la Spal. Nessun disordine né smarrimenti dopo aver incassato gol, e di fatti la rete del vantaggio, quello definitivo, è arrivata dopo solo sei minuti dal gol di Paloschi. Testa bassa e concentrazione sono le note a piè di pagina che Spalletti aveva appuntato in vista del match di ieri e che i ragazzi non hanno mai dimenticato di osservare. Sacrificio per una vittoria che serviva anche e soprattutto ai fini della classifica più che alla psicologia di squadra.
Volevamo un gruppo coeso e con spirito di sacrificio ed ecco Keita mangiarsi un gol praticamente fatto se solo avesse preferito il pallonetto, se solo avesse pensato più a sé stesso che a Icardi, il dark side dell’altruismo che vanta all’Inter una rete in meno nel risultato finale ma che fa sorridere, almeno dopo la vittoria. Il gol divorato dall’ex laziale, una sfumatura sulla quale gli interisti per una volta soprassiedono per la voglia e le vie per andare in gol mai mancate alla squadra che di caparbietà hanno di fatto consegnato i tre punti. Oro colato per i nerazzurri che finalmente pare possano scongiurare i “veli pietosi” costretti a stendere in passato.
La strada che porta al paradiso è di certo ancora lunga ma il percorso intrapreso sembra essere quello giusto. Intanto la pausa nazionali che arriva nel momento migliore e preparare il derby adesso è quasi un divertimento.
Egle Patanè