I panni sporchi si lavano in famiglia si è soliti dire; sarà l’incongruenza linguistica ma in Cina un simil detto non è ancora stato appreso e, a quanto pare neppure in società con base Milano. Se tutt’oggi siamo ancora alla ricerca di un colpevole, probabilmente dovremmo sventolare bandiera bianca e, se la maggior parte dei tifosi – o così dicono – intravede in Icardi il carnefice della situazione, l’epilogo lascia intravedere un più ampio range di colpevolezze. Assodata l’ingenuità o la poca delicatezza utilizzate dall’argentino nel riesumare determinati episodi e altrettanta, se non più grave, mancanza di arguzia nella retorica di cui si è avvalso per raccontarli, la cosa che più preoccupa è l’evidente, forse sottovalutata, negligenza dirigenziale nell’approvare la pubblicazione di un’autobiografia – di per sé contestabile per ovvie ragioni – senza preoccupazione di revisione alcuna. Partecipazione di colpa oseremmo dire. La coesione di un gruppo solido difficilmente spiega la desolazione suscitata dalle parole di un libro che, peraltro, non è altro che un’oculata trovata economica. Merchandising, non era forse ciò che il rinnovo di contratto avrebbe dovuto generare? Obiettivo raggiunto, male. Far pendere l’ago della bilancia delle colpevolezze esclusivamente su Icardi sarebbe riduttivo e superficiale e questo la società lo sa, emblematica in tal senso la decisione di non togliere la fascia dal braccio dell’argentino, farlo sarebbe stato un errore irrimediabile al quale la società avrebbe dovuto rispondere ad alta voce, specie se a richiederlo era solo una parte ristretta della tifoseria. Da che mondo è mondo si sa, il tifo è quell’ ‘Amor che move il sole e l’altre stelle’, ciononostante non è pensabile quanto accettabile che una società possa o addirittura debba ridisegnare un progetto sulla base di mormorii e mal contenti dell’audience, per quanto validi essi siano. Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te e se quel libro ha assunto connotati eretici lo si deve, sicuramente, tanto alla forma quanto al contenuto. Se la contestazione – lecita per certi versi – verte sull’utilizzo irrisorio e sciatto di termini quali ‘Bastardi’, striscioni e cori esposti si facevano carico di un’altrettanta grossolanità e, diciamolo schiettamente, incoerenza senza precedenti. La maglia numero 9 è una delle maglie più vendute e il 70% delle esultanze porta l’hashtag #MI9; elogiato e adulato fino a una settimana fa, il capitano è stato declassato a essere il peggior ‘Core ‘ngrato’ di Milano degli ultimi anni.
‘Continuerò nel sole e nel vento la mia festa’ così recita l’inno dell’Inter; il sole c’era, ma a mancare all’appuntamento è stata proprio la festa. Lo scenario di Inter-Cagliari tutt’altro era fuorché una festa. Uno stadio scisso in due, teatro di una guerra civile in atto: tifosi aizzati contro altri tifosi, un capitano e giocatore diseredato, palesemente in difficoltà e privato del suo sorriso migliore, quello di sempre che tira fuori dopo uno dei suoi tanti gol perché, questa volta, nessuna standing ovation avrebbe accompagnato gol alcuno e questo Mauro lo sapeva bene. Lo sapeva e lo temeva al punto da non riuscire a esser proficuo nel compito che gli riesce meglio: fare gol. Inesistente fisicamente e mentalmente e a tremare non solo lo sguardo labile e fugace volto alla curva, finì col tremare e cadere anche il suo micidiale destro rivelatosi poco proficuo dagli undici metri di fronte a Storari, un errore proprio quando non ci voleva, due gol incassati e una sconfitta, l’ennesima.
L’avevamo definito #Icardistorm; storm di nome e di fatto perché quella che tra ieri e ieri l’altro si è abbattuta sulla beneamata ha i tratti di una vera e propria bufera, un ciclone che ha seminato caos, fuga di notizie, polemiche, tante. Contestazioni, rabbia, passa parola e, chiunque fosse presente a San Siro domenica, respirava aria di pioggia, nuvoloni e un arcobaleno che non si accingeva a far capolino. Strano se si pensa che tra i pali, Handanovic indossava pure il cappellino, eppure, sul Meazza regnava tutt’altro che un cielo sereno.
Ausilio nel post partita ha rassicurato circa l’immediatezza con la quale la società si sarebbe adoperata affinché si potesse raggiungere al più presto la chiarezza necessaria a chiudere una pagina triste dell’inizio di un campionato di per sé già cupo. Il confronto diretto tra società, FdB e Icardi, come stabilito, è avvenuto ieri e dopo 70’ minuti di meeting si è giunti a una conclusione che non mette d’accordo proprio tutti: Icardi resta capitano; ciononostante all’argentino è stata applicata una sanzione per aver violato il regolamento Interno del Club. Questo è quanto comunicato dal club nerazzurro:
<<F.C. Internazionale, a seguito dell’incontro avvenuto questa mattina tra i dirigenti e Mauro Icardi, comunica che per il capitano nerazzurro sarà applicata la sanzione prevista per aver violato il Regolamento Interno del Club, sottoscritto da ogni giocatore.
Mauro Icardi ha voluto affidare a inter.it le sue considerazioni in merito a quanto accaduto ieri e alle decisioni della Società:
“In questi due giorni ho vissuto una parentesi triste della mia storia nerazzurra. Ma in una famiglia e mi hanno sempre insegnato che l’Inter prima di tutto è una grande famiglia – i momenti difficili o le incomprensioni possono capitare. Tutto nasce da una pagina del mio libro, che probabilmente è stata buttata giù troppo d’istinto. Una pagina dove alcuni toni sono inappropriati e sono davvero dispiaciuto che ci siano andati di mezzo proprio i tifosi dell’Inter. Questo ha offeso tanta gente, ma bisogna guardare sempre avanti e, se si può, fare di tutto perché le cose tornino al proprio posto. Per questo mi scuso e mi impegnerò perché queste pagine non ci siano più, in modo che nessuno possa sentirsi offeso, tradito e minacciato. Oggi ho parlato con la Società, abbiamo chiuso questa brutta parentesi e, tutti insieme, abbiamo un solo obiettivo: il bene dell’Inter, perché niente è più grande dell’Inter. Per questo motivo ho accettato ogni decisione del Club. In futuro cercherò di essere molto più attento, cosa che il mio ruolo nella squadra impone. Ora, uniti più che mai, prepariamo i prossimi impegni con la massima determinazione”>>.
Salvato in calcio d’angolo capitan Icardi ma non basta un arcobaleno a far tornare la quiete e nonostante Mauro abbia postato sul suo profilo Instagram una foto che lo ritrae con la fascia al braccio e tanto di hashtag “Non la lascio mai sola”, c’è chi si dichiara tuttora in guerra non sottoscrivendo armistizio alcuno. E’ il caso di alcuni leader della Nord che contestano addirittura la posizione presa dalla società che non prevede la revoca della fascia.
Limitati, dunque, i danni, almeno per Icardi, eppure c’è chi il danno lo ritiene bello e fatto senza possibilità di ritorno nonostante Maurito abbia notificato la ristampa delle cosiddette pagine incriminate. Far felici tutti, si sa, è pressoché impossibile, eppure, il finale di questo film sembrerebbe accostarsi ad un lieto fine. Così sembra, ma sorge lecito porsi qualche dubbio. Una ricostruzione, affinché venga fatta a dovere, è necessario venga messa in atto da tutte le parti lese, eppure queste parti di tutto si sono dati per latitanti, l’assenteismo alberga e tutto viene ricucito alla meno peggio. Dal lontano levante non sembrino curarsi molto dei venti occidentali tanto che la società ha affidato alla dirigenza italiana il compito di risolvere l’allarme di calamità naturale. E’ toccato ad Ausilio, Zanetti e Gardini prendere in mano le redini e trovare un punto di sutura; sarà stata la mossa giusta?
Sono tre i perni attorno il quale si erige una squadra di calcio: società, squadra, tifo. Una trinità che, in sintonia tra le parti, raggiunge il divino. Quando a vacillare sono, non uno, non due, ma tutti e tre la catastrofe potrebbe essere alle porte e Inter–Cagliari lo è stata. Una catastrofe emblematica di una società nel suo complesso ancora in allestimento costellata da intoppi vari che da un lato o dall’altro minano il progetto di crescita tanto perseguito. Incostanza, mentalità labile, scelte tecniche contestabili, errori individuali e collettivi, distrazione, mancanza di carattere in taluni casi, una posizione in classifica per niente rincuorante e risultati mediocri sono i tratti distintivi di un rendimento sul campo – e fuori – ben lungi dall’esemplarità. Non stupisce la più oculata analisi di chi ammonisce, a conti fatti, tutte le parti del triumvirato per la spettacolarizzazione del caso, la poca delicatezza e la noncuranza delle conseguenze alle quali si sarebbe andato in contro dinnanzi ad un teatrino evitabilissimo con il senno del poi. Pare però che la soluzione sia stata trovata, la pace fatta e all’indomani del comunicato dell’Inter potremmo pure dire ‘Tutto è bene ciò che finisce bene’ nella speranza che il bene si inizi a farlo davvero nell’interesse della squadra.
Nell’interesse della squadra la curva, qualche ora fa, ha scritto la parola fine con un altro comunicato stampa intitolato:
ICARDI NE’ ORA, NE’ MAI. MA L’INTER HA BISOGNO DI NOI.
concludendo questo tormentato capitolo ‘Sempre e solo per l’Inter e con l’Inter‘, a prescindere dal resto, recitando le parole:
“[…]Il comunicato della Società Inter non può quindi trovare il nostro accordo. Lo capiamo. Nelle logiche, nelle motivazioni. Ma non possiamo accettarlo. Non siamo però noi a dover decidere. Ad ognuno il proprio ruolo. L’abbiamo sempre chiesto. Com’è giusto che sia.
Anche se crediamo che una Società come l’Inter, esulando dal nostro pensiero, non dovrebbe permettere ad un individuo come Icardi di indossare la fascia da capitano. Non perché lo dice la Curva, semplicemente per Etica e Rispetto.
La nostra Storia, onestamente, meriterebbe qualcosa di meglio..
Adesso però basta. Andiamo oltre a tutto e a tutti. E soprattutto a chi ha perso l’ennesima occasione di stare zitto. Tassativamente.
Icardi è un capitolo chiuso. Non ne vogliamo più parlare ne sapere nulla.”
Fonti: inter.it, curvanordmilano.net
http://www.inter.it/it/news/76427/comunicato-di-f-c-internazionale
http://www.curvanordmilano.net/comunicati/439-icardi-ne-ora-ne-mai-ma-l-inter-ha-bisogno-di-noi
Egle Patanè