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Icardi come Virgilio trascina l’Inter lontano dai mostri dell’inferno

Icardi c’è, attivo e reattivo e si prende l'onere, ancora una volta, di trascinare l’Inter lontano dai mostri dell’inferno e come Virgilio con Dante sulla groppa, arrampicandosi sull’avversario e trascina i nerazzurri via dagli inferi

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…E più con un gigante io mi convegno,

che i giganti non fan con le sue braccia

Scriveva Dante alla vista di Belzebù, con il quale, per dirla fedelmente, “c’è maggior proporzione fra lui e un gigante che non fra i giganti e le sue braccia”. Tanto grande da spaesarlo, spaventarlo al punto da raggelarlo e privarlo d’ogni arte retorica che potesse render giustizia. 

Spaesata e spaventata è stata l’Inter a Barcellona che è mai riuscita a schiarire le idee davanti ad un Barcellona grande al punto da far sentire i ragazzi di Spalletti piccoli pesciolini in un mare di squali. Atteggiamento che non è garbato molto al tecnico di Certaldo che immediatamente dopo ha recriminato poca grinta ai suoi.

Di diverso canto sarebbe dovuta essere a San Siro la partita di ritorno, diversa quantomeno nelle scelte di Spalletti che a Barcellona aveva oggettivamente preso male le misure, cannando qualcosa nella formazione iniziale. E qualcosa di diverso a San Siro ieri sera l’Inter l’ha servita, quantomeno nell’atteggiamento, sfociato non a caso in una reazione niente male se si pensa che di fronte c’era appunto quel mostro ‘ch’ogne parlar sarebbe poco’.

Inter-Barcellona, Politano, Coutinho
Inter-Barcellona, UEFA Champions League Foto: Getty Images

Un Barcellona non di certo ridimensionato ma che ha fatto meno paura rispetto all’andata, almeno in campo. L’Inter parte immediatamente bene sollecitando se non fisicamente, quanto meno mentalmente, ter Stegen al 30” ma il Barca ha qualcosa in più e mette le cose in chiaro da subito, ribalta immediatamente la scena e al minuto e mezzo è già chiaro che protagonista sarà ancora una volta l’estremo difensore nerazzurro, compito che lo sloveno adempie magistralmente, almeno fino al gol. 

Il copione non muta per quasi tutto il primo tempo durante il quale si recita un vero e proprio monologo blaugrana, monologo dai toni terrificanti per chi dalla nord, tra un bandierone un altro, vede sbucare continue palle velenosissime. Tornato disponibile Nainggolan è affidata a lui la trequarti ma non sembra ancora essere al top della forma, perde palloni che altrimenti non perderebbe e corre meno di quanto sia solito fare. Serve a poco pure quello che in stagione finora è stato il jolly della compagine nerazzurra Marcelo Brozovic, parecchio in difficoltà persino più di Barcellona. La troppa intensità blaugrana rende nervoso il croato che non riesce mai a trovare lo spiraglio per inserirsi in partita, troppi palloni difficili da sradicare dai piedi di quei tre al centro e pochi spazi per impostare con lucidità. Pochi varchi trovati e tanta fatica nella verticalizzazione, ancora una volta la matassa è per le vie centrali malgrado un Rakitic che sembra aver perso colpi rispetto all’andata. 

Nella ripresa l’Inter entra in campo con una marcia differente, riuscendo a proporsi maggiormente in avanti prima con De Vrij che però impatta con poca forza e la palla finisce oltre la traversa e poco dopo con Perisic che prova un filtrante ma trova un perfetto ter Stegen ad opporsi.

Inter-Barcellona, UEFA Champions League
Foto: Getty Images

Ma il Barcellona non perde mai il ritmo e riprende le redini in mano per un assedio blaugrana lungo un’abbondante decina di minuti con Coutinho e Jordi Alba che fanno sussultare più volte i cuori nerazzurri fortunatamente invano. Paradossalmente l’Inter inizia a far meglio con l’uscita del Ninja ma il registro resta comunque immutato: gestione della palla blaugrana e difficoltà di costruzione per i padroni di casa quasi sempre intercettati e fermati. Ma l’Inter stringe i denti e inizia a far meglio proprio sul crepuscolo della gara, sfruttando meglio le accelerazioni per vie laterali grazie ad un Perisic maturato nel corso della gara. 

Inter-Barcellona, UEFA Champions League
Foto: Getty Images

Ma i veri protagonisti sono i soliti due più mezzo: Icardi, Skriniar e Handanovic. Quest’ultimo per i più monumentale, lo sarebbe stato se non fosse stato per le sbavature nate dagli automatismi dei rinvii quasi sempre sull’avversario o indirizzati a Politano malgrado altre possibili vie percorribili che hanno determinato non pochi sprechi. L’impeccabilità dello sloveno, prestazione che non capitava forse da Napoli-Inter della scorsa stagione, si frantuma all’84’ quando non intuisce e si lascia sorprendere dal new entry Malcom che se finora non aveva fatto rammaricare Ausilio per l’affare sfumato, sopperisce immediatamente appena calcato il manto del Meazza. Primo gol in blaugrana per lui che non aveva ancora trovato le misure per un esordio in gran stile e ci pensa De Vrij a concedergli l’occasione giusta per esultare. L’olandese preso da un abbaglio, si perde l’avversario che trova la freddezza e la lucidità necessarie per non farsi scappare l’occasione. 

A non ammettere sbavature è l’altro difensore centrale Milan Skriniar che si fa egregiamente perdonare degli errori dell’andata che hanno influito in entrambe le reti. Il vero monumento andrebbe eretto a lui, ieri il numero 37 nerazzurro, migliore in campo in assoluto, ha più volte calato una saracinesca e se c’è lui passare diventa complesso persino per il Barca. 

Inter-Barcellona, UEFA Champions League
Foto: Getty Images

E poi c’è lui… l’uomo che non si arrende mai, un po’ l’emblema di questa Inter che per dirla alla Valverde non molla mai: Mauro Icardi, quel centravanti di venticinque anni che sui palchi d’Europa ci aveva militato troppo poco per attirare le scommesse dei più. Ma lui sorprende sempre e su un tiro venuto male di Vecino a mezzo metro da ter Stegen e tra due maglie arancio, si gira una, due, tre volte fino a calciare e superare il tedesco che aveva sottovalutato quel numero 9 dalle scarpette neroblu in pendant con la maglia. 

Esplode a quel punto San Siro che soli tre minuti prima si era ammutolito inerme sprofondando nello sconforto. 

Com’io divenni allor gelato e fioco, 

nol dimandar, lettor, ch’i’ non lo scrivo, 

però ch’ogne parlar sarebbe poco.

Ma Icardi c’è, attivo e reattivo e si prende il peso, ancora una volta, di trascinare l’Inter lontano dai mostri dell’inferno e come Virgilio con Dante sulla groppa, arrampicandosi sull’avversario e trascina i nerazzurri via dagli inferi.

Inter-Barcellona, UEFA Champions League
Foto: Getty Images

Attienti ben, ché per cotali scale

conviensi dipartir da tanto male

Laggiù c’è un luogo tanto lontano da Belzebù, un luogo che però sarebbe stato fin troppo scosceso senza quel punticino che ad oggi è oro colato, specie dopo il risultato ottenuto dal Tottenham sul PSV, risultato che insidia ancora la Beneamata che non gode di certezza della qualificazione e che per conquistarla matematicamente dovrebbe sconfiggere, o meglio non farsi sconfiggere, i mostri in quel Londra. Per qualificarsi all’Inter basterebbe un pareggio con gli Spurs: per la regola degli scontri diretti infatti, pareggiando se pur il Tottenham dovesse vincere al Camp Nou arriverebbe a pari punti dei nerazzurri che però, a differenza degli inglesi, avrebbero lo scontro diretto dalla sua parte. 

L’Inter di ieri sera, ma anche di oggi e dell’immediato domani, deve ancora fare i conti con la realtà: non certo immensa ma che può obiettivamente dirsi soddisfatta specie dinnanzi ad un avversario che ad onor d’onestà – e di paragoni – è il punto più alto dell’espressione calcistica attuale. Sicché come lo slogan recita, l’importante è esserci e l’Inter con l’animo di chi non muore mai, c’è e vuole esserci ancora per un po’.

 

Egle Patanè

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