Mauro Icardi che ieri è rimasto ad osservare la sua Nazionale trionfare sull’Iraq da posizione privilegiata, secondo quanto trapela da oltreoceano pare sia stato appositamente lasciato fuori dalla lista dei convocati per essere preservato in vista del match contro il Brasile. Il nuovo tecnico della Seleccion che a differenza di Sampaoli punta parecchio sulle nuove leve che sui soliti inflazionai Aguero e Messi, ha altrettanto puntato sul numero 9 nerazzurro che non ha mai smesso di convincere (eccezion fatta per Maradona – e va beh).
Il capitano interista in questo inizio stagionale aveva dato modo di parlare di sé, lasciando sperare in bene i cosiddetti haters (per restare al passo coi tempi): nelle prima partite aveva mancato l’appuntamento con il gol, arrivato soltanto nel match contro la Fiorentina, dal dischetto tra l’altro. Ma a preoccuparsi erano più i fanta-allenatori che il diretto interessato; durante il pre partita contro il Tottenham infatti Maurito si disse parecchio sereno circa gli score fino a quel momento collezionati “Il gol prima o poi arriva” disse. E così fu. Fu proprio lui insieme ad un tutt’altro che banale Vecino, a prendersi la vittoria contro gli inglesi: il capitano pareggia, Vecino la vince; così come a Roma contro la Lazio.
La nord esplode, San Siro esplode, persino i telecronisti esplodono. San Siro è una bolgia e restarne indifferenti sarebbe peccato mortale. Maurito eroe di Milano, sì perché quest’anno Mauro è diventato eroe davvero.
Se lo scorso anno l’argentino era spesso imputabile di reti di un peso non poi così determinanti (vedi il poker calato a Genova contro la Samp nella scorsa stagione) salvo poi non agguantarla in matches in cui segnare era d’obbligo (vedi il derby o quel fatidico Inter-Sassuolo), quest’anno Mauro ha zittito proprio tutti. Ha zittito persino chi come me, ammetto senza remora alcuna, non andava oltre la sufficienza di giudizio malgrado i 29 gol stagionali finali.
“La devastante capacità di capitalizzazione nell’area piccola lo ha reso tra i più pericolosi nel suo ruolo, se non fosse che la mancanza di freddezza sotto porta che talvolta fa capolino lì quando non dovrebbe, penalizzano parecchio il rendimento finale del giocatore. Un esempio lampante ed eloquente potrebbe essere la collezione di fotogrammi di gol teoricamente fatti ma praticamente mancati. Si parlava di classe sopraffina indiscutibile ma mal dosata e talvolta inquinata da cali improvvisi di freddezza o determinazione, ad oggi purtroppo non possiamo che confermare […]”
Così parlavamo di lui all’indomani dalla sconfitta col Parma e prima di Inter Tottenham partita in cui il leader nerazzurro era chiamato all’appello in maniera irrinunciabile e al quale appello ha risposto a gran voce e per primo. L’attesa aumenta il desiderio e Icardi ardeva di voglia di calcare i campi d’Europa, voglia che ha ampiamente onorato oltre che dimostrato.
Al gol contro il Tottenham, che ha dato fiducia a Mauro tanto quanto alla squadra fino a quel momento parecchio preoccupante in termini di atteggiamento e risultati, ne sono succeduti altri tre: uno più determinante dell’altro.
La doppietta a Ferrara, valsa la vittoria e i tre punti, segnata solo dopo aver rimarcato la firma in quel d’Europa. A Eindhoven, per la prima volta fuori casa nell’Europa dei grandi, Icardi ha rimarcato quanto sia cresciuto e che tra i grandi c’è, vuole e deve starci anche lui: ancora uno svantaggio e ancora lui a sistemare le cose.
Nainggolan di grinta, forza e rabbia in perfetto stile ninja la pareggia e Icardi la chiude segnando l’1-2 e prendendosi la vetta del girone a fianco dei grandi quelli veri, quelli mostruosamente grandi, gli stessi che Icardi lo hanno visto nascere più che crescere. Soltanto nascere perché i catalani tra lui e ‘l’hermano’ Rafinha hanno preferito quest’ultimo, non vedendo quanto di lungo avrebbero dovuto sulle qualità di quel visino angelico dagli occhi verdi che giorno 24 avrà l’occasione di riscatto, magari chissà, senza pretendere troppo, andando a segno anche una sola volta prima di lasciare la patata bollente a quell’altro Milan(ese) Skriniar che in terra iberica è parecchio ammirato e che però pare stia bene tra la nebbia di Milano sud.
La doppietta a Ferrara a Maurito è fruttato un altro record: 103 gol in Serie A con la maglia interista (112 totali), un dato che ricorda uno dei più grandi bomber nerazzurri e italiani: Bobo Vieri.
Bobone, con il quale Maurito condivide non soltanto la passione per i leoni, bomber indiscusso della storia del biscione ha collezionato in carriera nerazzurra ben 103 reti in Serie A e 123 totali, numeri che stando alle statistiche difficilmente appaiono irraggiungibili al ragazzo nato a Rosario e Vieri, che fra poco diventerà papà, idolo indiscusso sui social e bomber sempreverde mai al crepuscolo, non può che congratularsi sinceramente: “Bravo Mauro, continua così” scrive, congratulazioni alle quali arriva prontamente la risposta di Icardi di stampo educativo argentino “Grazie Bobo, avere davanti un attaccante come te è stato un grande stimolo per me”.
Adesso arriva il Milan: un altro derby d’ottobre, un altro dopo la sosta, un altro in casa: ricorda qualcosa?
Lo scorso Inter-Milan è stato l’apoteosi mauritiana, la tripletta messa a segno contro gli uomini – all’epoca ancora – di Montella aveva schiacciato i rossoneri che avevano cercato di non annegare pareggiando riacciuffando il risultato che il 9 argentino faceva propendere sempre verso la sponda nerazzurra. Ma non c’era più tempo per cercare di riacciuffare pure l’ultimo score di Mauro che allo scadere viene gentilmente spedito sul dischetto sotto la nord, dal quale non sbaglia, superando Donnarumma e capitolizzando un 3-2 che ancora fa emozionare.
Un memoriale che non può non sussurrare all’orecchio di Mauro che nei due derby successivi ha sbagliato e pure tanto, specie in quello di ritorno, finito 0-0 per tutti gli errori sotto porta che si è concesso e di cui adesso è chiamato a farsi perdonare. Intanto però giorno 16 affronterà il Brasile a Gedda, dove di fronte si ritroverà Neymar e Coutinho che gli faranno già respirare quell’aria di Europa e di Champions che lo ha rivitalizzato e che a Maurito abbiamo capito piace assai assai.
Egle Patanè