“Per 18 anni ci hai onorato, DDR vanto mai tramontato”.
Un Olimpico al completo, l’ultima di campionato e no: non c’era in ballo uno scudetto come nel 2001. Sempre un Roma – Parma, sempre un sold out, ma nel cuore e nella mente un altro addio, devastante, rumoroso emozionante.
In pochi sono riusciti a concentrarsi sul match, anche perchè per i primi minuti non si è riusciti a prendere in mano le redini del gioco, fissi e impietriti solo su quello che il match in sé rappresenteva: l’ultimo omaggio ad un grande campione fuori e dentro il campo Daniele De Rossi.
Pochi giorni fa una conferenza stampa d’addio inaspettata repentina, arrivata dopo una vittoria sulla Juventus che aveva risollevato il morale e aggiunto spiragli agli scenari Champions, poi il colpo al cuore pulsante della romanità che si è sommato ad una ferita ancora aperta e ancora sanguinante. No, non eravamo pronti: nessuno di noi era pronto a subire l’ennesimo distacco e in un calcio che ormai vive solo di bilanci e di statistiche, si è rivelato l’ennesimo tradimento di una società che vorrebbe toglierci l’ultimo pezzetto di umanità.
Roma Parma ha rappresentato uno degli addii più dolorosi della storia della Roma, insieme a Daniele vanno via Ranieri, Dzeko e forse molti altri giocatori che per la Roma provano davvero qualcosa.
Il MISTER
Ranieri risponde sì alla chiamata disperata di Pallotta. Non pensa all’ingaggio, alle voci, alle malelingue, si getta di pancia in una missione per salvare e risollevare la sua Roma: ci mette entusiasmo, pazienza e cuore, un cuore immenso che lo fa emozionare ogni volta che suonano l’inno all’Olimpico.
Quello che stasera lo ha portato a versare lacrime salate sotto la pioggia quando la curva lo ha omaggiato con striscioni e inni rivolti solo a lui:
“Nel momento del bisogno hai risposto presente, adesso ricevi l’omaggio della tua gente!”
Ogni settore ha fatto eco : “Ranieri uno di noi!” in un crescendo che è diventato un coro all’unisono.
Un Signore, un grande uomo a cui De Rossi ha detto, nel lunghissimo abbraccio durante la festa in campo: “Sono contento di aver concluso la mia carriera alla Roma con te in panchina”. Un riconoscimento che arriva da ogni parte, perché è diverso dal farlo solo per mestiere, il profumo di chi sente le farfalle nello stomaco lo riconosci subito.
Un Signore anche nel farsi da parte: LUI, che pur di rivedere i fasti in questa Roma fatta a pezzi, accetta di farsi da parte solo e soltanto per il bene della squadra.
Nell’ultima partita che lo vede allenare la Roma, Ranieri sceglie una formazione “piccante” negli interpreti: Pastore, Perotti, Florenzi, con Manolas e Zaniolo in panchina, un 4-2-3-1 con Dzeko prima punta che in questo frangente proprio non vuole saperne di giocare. Stasera per l’attaccante giallorosso è una serata amara, completamente fuori fase si lascia andare a scivoloni inconsueti e gesti di stizza troppo accentuati che costringono il Mister ad una sostituzione estrema in favore del compagno Schick. Applausi ma anche fischi per un giocatore che ha dimostrato di essere un elemento importante in questi anni, forse esagerati nell’ottica di un addio quasi confermato anche per lui.
Il pubblico guarda al contorno, poco importa il gioco in campo e le squadre impiegano parecchio per trovare la chiave del giusto confronto.
D’Aversa lascia fuori Biabiany e Di Marco, puntando sulla propulsione dell’ex Gervinho, anche lui per un attimo attonito e poco reattivo davanti al pubblico giallorosso. Qualche accelerazione e diverse buone giocate con accentramenti di rilievo, al 23′ sfiora la risoluzione ma è Mirante ad interporsi tra l’Ivoriano e la porta evitando il vantaggio gialloblù.
Nella Roma a fare la differenza… beh, anche nella sua ultima a dettare i tempi è Daniele, padrone del centrocampo dirige e richiama tutti all’ordine, compagni di tante avventure che realizzano dopo un attimo di smarrimento che regalare quest’ultima partita al loro Capitano sarebbe il saluto più bello.
A guidare la manovra ci pensano Pellegrini ed El Shaarawy, ma anche Pastore sembra aver ritrovato la vena calcistica ed è da una sua fantasia che nasce il vantaggio giallorosso con Pellegrini che raccoglie una palla spazzata dalla difesa avversaria e la scaraventa in porta alle spalle di Frattali.
Il vantaggio giallorosso chiude il primo tempo: ma il risultato sul campo va via via perdendo di importanza. Il responso dagli altri campi distrugge qualsiasi speranza di entrare in Europa dalla porta principale.
FUORI DAL CAMPO
All’82’ Ranieri è costretto a sostituire De Rossi per uno stiramento uscire anzitempo. L’ultima volta all’Olimpico da protagonista, l’erba verde, la pioggia, i colori, l’ultima sostituzione, l’abbraccio con Mazzoleni, sì, anche con lui perché pure l’arbitro non avrà più lo stesso significato. L’ultimo sguardo alla curva dal punto più bello del rettangolo, quel centrocampo che era per lui il centro del Mondo, del suo Mondo, fatto di gioie, pianti, dolori, infortunii, polemiche, critiche, quel legame che come una sposa lo univa al suo popolo.
Sempre con il sorriso, quel sorriso soddisfatto di chi sente di aver avuto tutto quello che un uomo potesse desiderare, la consapevolezza di aver lasciato un segno indelebile nel cuore di tutti.
Nel secondo tempo è il moto d’orgoglio di Gervinho a farsi strada tra le fila giallorosse che vedono avvicinarsi quel 90° con rassegnazione. Fazio e Juan Jesus lasciano correre e Florenzi non riesce a rientrare, così il gol del pareggio arriva inevitabile ma in realtà meno doloroso di quanto si potesse pensare.
In questa squadra però c’è anche chi non ci stà ed è Perotti, nemmeno un minuto dopo, a regalare la vittoria alla Roma.
Il 2-1 chiude i giochi, inutile alla classifica ma importante su quel tabellone che vede poco dopo scorrere tutta la carriera di un grande giocatore che ne ha passate tante ma che ha saputo rialzarsi dalle ceneri sempre più forte di prima, che lo ha visto riacciuffare risultati e dignità, che lo ha visto ricostruirsi una famiglia solida e presente, un uomo che ha ricompattato un gruppo nei momenti più difficili.
Sulle note di “The Masterplan” riappare tra gli applausi dei sessantatremila spettatori, Sarah, Gaia, Olivia e Noah a fargli da spalla, tra il pubblico in lacrime anche Buffon, Valerio Mastandrea, Ricky Menphis, Edoardo Leo, e negli spogliatoi ad indossare la sua maglia anche l’ex Osvaldo, mentre al Palalottomatica anche “Ultimo” in concerto esprimeva un pensiero al grande giocatore.
Il giro rituale, l’abbraccio con i compagni, la commozione del giovane Calafiori che lo vide spuntare nella stanza dell’ospedale dove venne ricoverato dopo il terribile infortunio, il Capitano, il Capitano di tutti che non si è mai dimenticato di nessuno e ancora Totti e Bruno Conti.
Pochi personaggi lasciano un segno così deciso nel cuore delle persone, in pochi ricevono così tanto ed è difficile pensare che ci sia ancora qualcuno che riesca freddamente ad ignorare tutto questo.
Ricordo ancora le parole del mio professore di filosofia alle superiori: “Gli assenti hanno sempre torto”, e mai come ora acquistano un senso, rimbombano forti e assillanti in contrasto deciso con l’atmosfera.
Daniele De Rossi sei e sarai sempre lo spirito della tua gente.
Grazie Capitano, torna presto: qui nessuno dimenticherà mai il tuo nome.
Laura Tarani