Vengono definiti “cervelli in fuga” i tanti giovani italiani che lasciano il Bel Paese in cerca di fortuna all’estero ma Graziano Pellè rientra nella categoria del “macho latino in fuga” (per la gioia delle donne straniere che tanto amano l’uomo italiano). Tenebroso, moro, sguardo intenso: un fascino tutto latino (anzi, per meglio dire, salentino) che gli ha permesso di essere incoronato per ben 3 volte il calciatore più sexy in Olanda e Inghilterra. Un fascino che adesso è sotto gli occhi di tutta Europa e che lo ha visto essere paragonato a Clark Gable.
Pellè, ancor prima di essere il manifesto della bellezza italiana, è, un attaccante e, per tutti quelli che ancora non lo avevano notato come tale, arriva la marcatura decisiva contro la Spagna (dopo quella alla prima uscita contro il Belgio). I suoi 194 cm e la sua struttura fisica non fanno di lui un modello ma un bomber che fa a sportellate: il messaggio arriva forte e chiaro all’Europa e agli italiani che lo stanno ri-scoprendo.
Come molti giovani dello Stivale anche il numero 9 azzurro è un emigrante, uno dei tanti che lascia le proprie radici nella speranza che altrove qualcuno noti le proprie qualità. In Italia nessun club ha creduto davvero in lui e, difatti, Pellè, ha cercato fortuna all’estero.
Cresciuto nel Copertino, nel 2002 viene notato dal Lecce che lo aggrega alla Primavera e dopo due stagioni lo fa esordire in Serie A (11 gennaio 2004). L’anno successivo va in prestito al Catania, in Serie B, poi il Lecce lo riprende, rifiutando anche un’offerta del Real Madrid. Nel 2006 gioca nel Crotone, poi va in prestito al Cesena. Le sue qualità vengono notate tanto che viene arruolato in Nazionale Under 21 ma, non ricevendo la fiducia di un club e non sentendosi parte di un progetto, nel 2007 decide di trasferirsi in Olanda dove, voluto fortemente da Louis van Gaal, veste la maglia dell’ AZ Alkmaar.
Non è stato semplice lasciare le proprie radici e abituarsi a un mondo e a un calcio così diversi dalla sua Italia: fatica a segnare e vive momenti di sconforto. Nel 2011 torna in patria, decide di riprovare (veste le maglie di Parma e Sampdoria) ma nell’ agosto 2012 fa ancora una volta le valigie e torna nei Paesi Bassi. Ennesimo tentativo, nuova squadra: con la maglia del Feyenoord conquista non solo le tifose ma l’affetto di tutti realizzando 50 reti in due stagioni (57 presenze). A Rotterdam diventa un mito (tanto che il suo taglio di capelli diventa uno status-symbol) mentre in Italia viene ancora visto con scetticismo.
Nel 2014 è pronto per un’altra sfida e vola in Inghilterra, destinazione Southampton, diventando The Italian goal machine (la macchina da gol italiana) che anche Conte ha notato.
“E’ dovuto emigrare all’estero per affermarsi” ha sottolineato il ct tempo fa quando qualcuno ancora mugugnava per la sua convocazione, quasi a sottolineare che il percorso di uno “costretto” a lasciare la propria terra fortifica e che nell’animo di un emigrante vi è, il più delle volte, un’ orgoglio nazionalistico più forte.
“Ho dovuto fare un giro largo ma meglio esserci comunque arrivato…meglio tardi che mai” ha dichiarato lo stesso attaccante quando per la prima volta ha messo piede a Coverciano.
Oggi, dopo tanta gavetta, dopo tanta fatica, anche tutto il Bel Paese si accorge di questo attaccante che alla forza e alla velocità unisce piedi buoni e tanto spirito di sacrificio “I miei genitori sono i tifosi numero uno. Se sono arrivato fino a qui, lo devo a loro: mi hanno insegnato a non mollare mai“.
Caterina Autiero