Il nome di Stefano Tacconi è strettamente connesso alla storia del calcio degli anni’80.
Estremo difensore della Juventus per quasi un decennio (1983-1992), nonchè, nelle ultime due stagioni capitano.
Arrivato a Torino per il dopo Zoff, in Corso Galileo Ferraris non immaginavano che l’acquisto di quel portiere dell’Avellino avrebbe aperto un nuovo ciclo.
L’eredità di Zoff era pesante, ma il portiere perugino seppe, con sicurezza, lavoro e spregiudicatezza meritare quella maglia.
Nella sua prima stagione in bianconero centrò subito un scudetto per poi ripetersi nel 1985/86. Sempre nella sua prima stagione sotto la Mole vinse, a Basilea, la Coppa delle Coppe contro il Porto.
La stagione 1984/85 fu la più dolorosa. Dopo un clamoroso 0-4 rimediato a San Siro contro l’Inter ed il derby perso la domenica successiva (complice un suo errore in uscita), Tacconi fu sostituito da Bodini e costretto alla panchina per gran parte del campionato.
Al tormento per i lunghi mesi lontano dai pali si aggiunse la disperazione per quanto avvenuto la sera del 29 maggio 1985: nella notte della finale (la prima nella storia della Juve), nella notte della vittoria della prima Coppa dei Campioni, nella notte del ritorno di Tacconi da titolare tra i pali juventini, quella che doveva essere ricordata come una delle pagine più felici della sua carriera e della storia bianconera è stata macchiata da una delle pagina più tristi del calcio, la tragedia dell’Heysel in cui persero la vita 39 sostenitori juventini : “Quella notte non si può dimenticare e non si deve dimenticare proprio per ricordare che sono morte 39 persone per una partita di calcio” è quanto ha affermato durante l’intervista che ci ha rilasciato.
Così, Tokyo 1985 (la finale di Coppa Intercontinentale) acquisì un sapore di rivincita per Stefano e per il popolo bianconero per una gioia che gli era stata soppressa. La coppa lottata e sofferta fu aggiudicata ai penalty proprio nel segno di Tacconi.
Di qui in avanti, con i suoi riccioli e i suoi baffi divenne simbolo e mito dei tifosi: rappresentava la continuità tra il vincente ciclo “trapattoniano” e il biennio di Marchesi.
Poi, alla Juve, arrivò il suo “maestro” Zoff e con lui nuovi successi: nella stagione 1989/90 fu protagonista di un’altra doppia conquista, Coppa Italia e Coppa Uefa.
Tacconi ha lascia un ricordo indelebile e un curriculum da grande, uno dei più grandi nella storia del ruolo in maglia juventina: 402 partite (56 nelle coppe europee), due scudetti, tris di coppe (una Uefa, una Campioni ed una Coppe) e quella Intercontinentale del 1985 che è più sua che di chiunque altro.
Lui, che l‘ambiente bianconero lo conosce, lui che ha scritto la storia del club, lui che di campioni ne ha conosciuti ed affrontati, lui che ha vissuto gioie immense e momenti cupi ci ha aiutato ad inquadrare la prossima, importantissima sfida che vedrà la Juve contro il Barcellona.
Innanzitutto, ti aspettavi che questa Juve potesse arrivare in finale di Champions?
“No, non me lo aspettavo, ma le cose inaspettate sono più belle”
La Juve ha sempre avuto tra i pali campioni indiscussi. Quanto Tacconi c’è in Buffon?
“Penso che ognuno ha la propria personalità e che la Juve ha sempre scelto bene”.
Oggi Gigi indossa la fascia da capitano (che fu anche tua), come si adempie a questo compito essendo “il solitario” dei pali?
“Ci vuole personalità e tanta esperienza di spogliatoio”.
Un aggettivo per Buffon?
“Lo vedo carico, a parte gli scherzi, è una guida e una sicurezza per il reparto difensivo, un trascinatore per il gruppo”.
A proposito del reparto difensivo, l’assenza di Chiellini come la giudichi?
“Giorgio è un guerriero, è una personalità che in campo si fa sentire, ma, la forza di una squadra sta anche nel superare gli “incidenti di percorso” e la Juve già con il Real ha dimostrato di saper superare l’assenza di Pogba“.
L’attacco blaugrana, solo a nominarli mette i brividi, come si fermano Messi-Neymar-Suarez?
“Tutti dovranno fare “la partita perfetta” , bisogna giocare da squadra e saper sfruttare ogni occasione che capiterà“
La forza di questa Juve?
“E’ una squadra davvero fantastica. E’ solida, ha qualità, ha giocatori esperti e, cosa importante, ha un gruppo unito, insomma ha tutti gli ingredienti per raggiungere qualsiasi traguardo“
Pronostico su quanto accadrà a Berlino?
“Tutto è possibile in una partita secca, in una finale. Percentuali, direi 50 e 50. Il Barcellona parte coi favori del pronostico e in genere la Juve, quando non è la favorita… …“
Caterina Autiero