“Gol alle porte del Sahara”, potrebbe sembrare all’apparenza un libro per bambini. Ma si sa che spesso ciò che riguarda i piccoli, coinvolge anche e soprattutto gli adulti. Quegli stessi adulti che immersi nelle loro vite frenetiche, si sono dimenticati che bambini lo sono stati anche loro.
Teresa Capezzuto con mano morbida e delicata ha dato vita ad una storia che si fa portatrice di valori importanti. E non c’è linguaggio migliore se non quello fanciullesco per far risuonare in maniera ancora più forte determinati messaggi. Tutti siamo stati bambini e tutti abbiamo bisogno in alcuni momenti della nostra vita di essere risvegliati; o meglio di risvegliare il bambino o la bambina che è in noi. Il bisogno è quello di ritrovare la capacità di avere una visione pura e semplice della vita. Riscoprire la bellezza anche se la nostra mente è stata “inquinata”; prezzo da pagare quando si diventa grandi. L’obiettivo è quello di ripulire e togliere tutto ciò che di tossico ci può essere. Come non pensare al calcio! Sport nato per aggregare, per supportare, per crescere e che purtroppo è stato ed è vittima di inquinamenti continui. Un primo passo verso lo smaltimento di tutti questi rifiuti è sicuramente quello di leggere questa storia.
Il calcio qui ritorna nella sua forma più pura e pulita. Il racconto si fa portavoce, attraverso i suoi personaggi e le bellissime illustrazioni di Albertina Neri, della vera essenza di questo sport meraviglioso. Prima di essere business e potere, il calcio è un gioco di squadra; alchimia tra 11 esseri umani che per arrivare alla vittoria, non devono più pensare all’IO ma al NOI. Se poi si dovesse perdere non importa, l’importante è rimanere insieme. Ribigeir con la sua Lalla la palla si ritrova magicamente nel deserto del Sahara, dove lo aspetta un grande compito. Prima o poi arriviamo tutti dove c’è bisogno di noi o dove noi abbiamo bisogno di essere. Qui Ribigeir arriva perchè lui è l’unico che può portare a termine un compito importantissimo. Essere allenatore e guida di una squadra che dovrà disputare un prestigiosissimo torneo.
È bello osservare come pian piano si va formando quello che poi penderà il nome di Team Arcobaleno; una moltitudine di undici colori diversi ma complementari. Tutti uniti per un unico obiettivo: arrivare in finale e vincere il torneo. Mani di Pietra, Spillo, Gamba di Sedano, Bo, Birillo, Dario, Quattropolmoni, Puzzola, Mario, Mangiapalloni ed Amira, ognuno indispensabile, ognuno necessario. Nessuno è protagonista perché tutti lo sono. Occorre ritrovare e risvegliare dentro se stessi un piccolo Ribigeir che ci aiuti a rispolverare non solo i fondamentali del calcio ma della vita.
In questo sport la parola egoismo non dovrebbe esistere. Le mie vittorie o le mie sconfitte, sono quelle di tutto il gruppo. L’intero libro ruota attorno alla preparazione in vista del torneo e al disputarsi dello stesso. Attraversando in lungo e in largo il pianeta Calcio.
Una sorta di piccolo manuale che dovrebbe essere adottato sia dalle scuole calcio che dagli stessi professionisti. Coloro i quali non dovrebbero mai dimenticare da dove sono venuti e soprattutto che il gioco del pallone, a qualsiasi livello, resta sempre lo stesso.