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Giuseppe Giannini, il Principe con il sangue giallorosso nelle vene

La carriera del Principe Giuseppe Giannini, dal suo esordio contro il Cesena fino alla partita di addio rovinata dai tifosi giallorossi

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In una calda estate del 1964, al quartiere Trieste di Roma, nasceva Giuseppe Giannini.

Faccino pulito e movenze delicate e solo un sogno nel cassetto: giocare a calcio.

Dopo essersi trasferito a Frattocchie, piccolo quartiere a qualche chilometro da Roma, mosse i suoi primi passi nel calcio nelle giovanili dell’Almas.

Non passò molto tempo dal suo approdo a Trigoria per il suo primo provino con le giovanili della Roma.
Il suo esordio nella prima squadra della Roma avvenne il 31 gennaio del 1982 nella partita tra Roma e Cesena: persa 0-1 proprio per un pasticcio tra lui e il suo compagno di squadra Falcao.

Quell’errore gli costò il suo ritorno alla primavera prima di ritornare in prima squadra due anni dopo. Quell’esordio disastroso però, non precluse l’amicizia che si creò tra i due che diventarono sempre più inseparabili.

Nella partita contro la Juventus, Falcao non scese in campo per infortunio e disse al suo amico che avrebbe sicuramente segnato al suo posto. Quella premonizione tramutatasi in realtà, fu l’inizio della sua vera storia d’amore con la Roma che però terminò nel 1996 dopo quindici anni.

falcao e giannini
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Sono tanti gli episodi importanti nella sua carriera nella Capitale.

Soprannominato il “Principe” dal suo compagno di squadra Odoacre Chierico per il suo modo elegante di correre sempre a testa alta.

Quella passione frenata per i colori giallorossi lo portarono a vivere tutte le emozioni con la Roma a mille all’ora. L’emblema della sua carriera romanista fu racchiusa tutto in quel gol contro il Foggia nel 1994 che portò alla salvezza della squadra giallorossa dall’abisso della retrocessione. La sua reazione fu quasi spropositata, infatti, come un vero tifoso corse sotto la curva e diede libero sfogo a un pianto liberatorio.

Non passarono inosservati i due gol al derby che portarono alla vittoria la sua squadra nelle due rispettive partite; la tripletta su rigore nella finale di Coppa Italia contro il Torino che purtroppo non riuscirono comunque a portare quel trofeo a casa.

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Collezionò anche 49 presenze e 6 gol con la maglia della Nazionale italiana. Indossò la tanto ambita maglia numero 10 sia nell’Italia sia nella Roma per poi cedere il posto a Totti  dopo il suo addio alla Capitale.
Il rapporto di amore tra Giannini e la Roma si incrinò per colpa di un maledettissimo derby perso dai giallorossi per un errore dal dischetto proprio del capitano.
Un errore reso ancora più amaro dalle parole del presidente della Roma Franco Sensi che dichiarò:

Se uno ha un rigore e lo sbaglia, non è degno di stare in questa squadra

Parole che tuonarono molto forte, dette da quello che rappresentava la Roma e la rabbia di tutti i tifosi per quel derby perso così malamente. Da quell’errore, Giannini fu accusato di poca freddezza, di non essere un vero trascinatore e non perse tempo a rispondere a tono al suo patron:

Sensi dovrebbe ricordarsi di una certa finale di Coppa dei Campioni, di Conti e Graziani“.

Fu perdonato dai tifosi che gli intitolarono uno striscione in Curva Sud:

Il tuo coraggio di tirarlo, il tuo dolore di sbagliarlo, il nostro amore per dimenticarlo

Quel rapporto ormai sfaldato tra società e calciatore portò Giannini ormai ai margini della squadra, complice anche l’esplosione del giovanissimo Francesco Totti sotto l’ala protettrice di mister Mazzone.
Andò a giocare in Austria nello Sturm Graz per poi ritornare in Italia, prima al Napoli per soli sei mesi e poi al Lecce dove terminò la sua carriera calcistica.

 

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Il 17 maggio 2000, a soli pochi giorni dall’amarissimo scudetto conquistato dagli acerrimi rivali laziali, venne giocata una partita di addio al calcio in onore di Giannini.

La partita non fu terminata per un’invasione di campo da parte dei tifosi romanisti arrabbiati nei confronti della società e soprattutto feriti dallo scudetto della Lazio.
Distrussero terreno di gioco, panchine e porte impedendo così inevitabilmente la ripresa del gioco.

A nulla valse quello striscione di scuse della Curva Sud dopo quello che successe.

Inserito nella Hall of Fame della Roma nel 2014, Giannini rimarrà una bandiera e un simbolo di Roma per quello che ha dato e che probabilmente avrebbe meritato ancora di più dei risultati raggiungi portando con orgoglio la fascia da capitano per tanti anni tra amore e tanti tormenti.

Raffaella De Macina
Copertina: Immagine Twitter

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