Giuseppe Galderisi, ex giocatore della Juventus, del Milan, del Lazio, del Padova, ma soprattutto del Verona negli anni dello storico scudetto, è per tutti il “Nanu“. La maggior parte degli appassionati di calcio, infatti, raramente parlando di lui utilizzano il suo nome di battesimo.
Quell’appellativo, il Nanu appunto, gli è stato dato dai tifosi juventini per la statura contenuta ma che di certo non gli ha impedito di essere un bomber efficace quanto apprezzato. Ciò che ha fatto di lui un bomber sono soprattutto le sue doti di sveltezza e di calciare sia di destro che di sinistro.
Nato a Salerno il 22 marzo del 1963, trasferitosi con la famiglia a Parma è li che viene notato dai reclutatori della Madama dove arriva quattordicenne, debuttando in maglia bianconera nell’agosto 1980 durante una partita di Coppa Italia contro l’Udinese ma facendo il suo debutto nel massimo Campionato italiano, soltanto qualche mese dopo contro il Perugia.
Alla Juventus e quella tripletta al Milan
In quegli anni Galderisi conquista proprio con i bianconeri due scudetti (1981 e 1982) e una Coppa Italia nel 1983. La sua fortuna in maglia bianconera arriva un anno dopo l’esordio, nella stagione 1981-1982, favorita dal grave infortunio di Bettega che costrinse in qualche modo l’allora allenatore Giovanni Trapattoni a schierarlo più volte titolare nonostante la giovane età. E’ nella suddetta stagione infatti che il giovane Nanu raggiunge il momento più idilliaco in maglia bianconera. Durante un match contro il Milan, infatti, trascina la Vecchia Signora sull’onda della vittoria segnando una tripletta che resterà alla storia.
“Questo Galderisi fa goal come Zoff para”
Così Boniperti disse di lui, riferendosi proprio a quei tre gol assestati al Milan nel febbraio 1982. Un po’ per discontinuità ogni tanto affiorata nella sua carriera, ma sopratutto per il poco spazio trovato tra le righe bianconere specie dopo l’arrivo di Platini e Boniek e la concorrenza con Paolo Rossi, con la Juventus non realizzerà altri gol particolarmente significativi.
Al di là della Juventus, il suo nome rimane soprattutto legato alla straordinaria cavalcata del Verona laureatosi Campione d’Italia nel 1985.
Il Verona e la favola dello scudetto
Quel Verona, guidato da Osvaldo Bagnoli, per certi aspetti molto lontano dal concetto classico di allenatore, riesce inaspettatamente a soffiare lo scudetto ai club di campioni blasonati come Platini e Maradona.
Uno scudetto regala ad una città intera una vera e propria favola. Tra mille difficoltà, Bagnoli e i suoi ragazzi riescono non solo a sopravvivere ma addirittura a salire sul trono d’Italia. La rosa contava solamente 17 giocatori e lo staff tecnico era composto soltanto da allenatore e un vice. Per allestire la squadra Bagnoli e il vice si fanno “consigliare” dalle pagine dell’almanacco Panini. Al coronamento di quella favola un grandissimo contributo fu dato proprio dal Nanu che vittoria diventa capocannoniere della squadra mettendo a segno 11 gol in 29 presenze. Finisce tra i primi nella classifica dei marcatori in mezzo agli altisonanti nomi dal calibro di Platini, Maradona, Altobelli.
Ispiratosi a Battisti, Galderisi si è dilettato in un connubio calcio-musica realizzando anche un brano musicale diventato canzone simbolo del leggendario Scudetto veronese: “Sto correndo”. All’interno del brano si ripete la frase “Non avere fretta, pensa solo a giocare”, che poi in fondo è stato il leitmotiv di quel Verona vincente.
Dopo il triennio nel Verona, il Nanu firmerà con il Milan da cui viene acquistato per cinque miliardi di lire più il cartellino di Paolo Rossi. Con i rossoneri le cose non vanno benissimo, mette a segno sole 3 reti in 21 presenze pur vincendo un Mundialito per Club. Dopo una sola stagione sarà dato in prestito prima alla Lazio con la quale centra la promozione in A, per poi passare in prestito di nuovo al Verona.
Il peregrinare tra Milan, Serie B fino alla carriera da allenatore
Ritorna al Milan ma passa ancora immediatamente in prestito, tornando di nuovo in B tra le file del Padova dove gioca per sette stagioni, di cui cinque nella suddetta serie, segnando 41 reti, 50 in totale tra Serie B e Serie A dal 1989 al ’95. Dopo il ritorno in Serie A, dove gioca altre due stagioni insieme ai padovani, vola negli USA vestendo le casacche del New England Revolution e del Tampa Bay Mutiny. E’ oltre oceano che conclude la carriera da calciatore prima di passare dall’altro lato del campo.
E’ negli Stati Uniti che intraprende la carriera da allenatore. Esordisce come vice, nell’N.E. Revolution squadra del Massachusetts. Nella stagione 2000-01 torna in Italia allenando la Cremonese. Da lì in poi inizia un peregrinare di panchina in panchina, cambiandone una ogni stagione fino ad arrivare alla Lucchese, allenata nella stagione 2014-2015 e in quella 2016-2017. Dal 2018 allena il Gubbio, 14esimo in classifica (girone B della Serie C) con 35 punti ottenuti con 7 vittorie, 14 pareggi e 11 pareggi. Nel 2001 ha, inoltre, fondato a Padova una scuola calcio: la Galderisi Soccer Team.
Galderisi viene ricordato da tutti, tifoserie comprese, anche per la sua personalità particolarmente gioiosa. La tifoseria del Padova di recente lo ha eletto “Calciatore biancoscudato del secolo“.