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Gianni Agnelli, ritratto dell’Avvocato attraverso pensieri e parole

Ricostruiamo la personalità dell'Avvocato attraverso alcune sue celebri dichiarazioni

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fonte immagine: www.Juventus.com

Giovanni Agnelli, per tutti Gianni Agnelli o l’Avvocato, si è contraddistinto sulla scena economica, politica e sportiva italiana.

Personalità all’avanguardia, uomo colto, amante dello sport.
Con il portamento, i gesti, le sue parole, incarnava lo stile.

Attraverso alcune sue frasi celebri, ricostruiamo in modo sintetico per quanto grande, la sua personalità a cui non mancava un grande sense of humor. 

Nasce a Torino il 12 marzo 1921, è secondo di sette figli nati da Edoardo e Virginia Bourbon del Monte.

Trascorre la sua fanciullezza tra la casa torinese di Corso Matteotti e Villar Perosa, la residenza di campagna dell’omonimo nonno, fondatore della FIAT.

“Tutto quello che ho, l’ho ereditato. Ha fatto tutto mio nonno.
Devo tutto al diritto di proprietà e al diritto di successione, io vi ho aggiunto il dovere della responsabilità.”

Gianni, come lo chiamano in famiglia, manifesta molto presto le doti del “capo” divenendo già in giovane età un punto di riferimento per le sorelle e i due fratelli più giovani di lui.
“E’ stato sempre naturale chiedere il suo parere per qualsiasi cosa” ricorda Susanna Agnelli.

“Si può fare tutto, ma la famiglia non si può lasciare.”

Nel novembre del 1953, a Strasburgo, nel castello di Osthoffen, sposa Marella Caracciolo di Castagneto e dal matrimonio nascono Edoardo e Margherita.

gianni agnelli marella caracciolo
fonte immagine: profilo Twitter ufficiale Lapo Elkann

La coppia è stata legata da un amore maturo, un incastro socialmente perfetto che ha saputo resistere a lutti (il 15 novembre 2000, perdono il loro unico figlio maschio), avversità e riflettori.

“Marella? Viviamo insieme da una vita. A quel punto l’altra persona diventa una parte di te; come si fa a dirsi amici? È di più, molto di più, è un pezzo di te stesso”.

Mariella, anche per il buon nome della famiglia, ha saputo comprendere Gianni nella sua esuberanza e non solo…

“Sono sempre stato un marito devoto, ma se pretendessi di essere sempre stato un maritofedele direi una bugia.”

“Ho conosciuto mariti fedeli che erano pessimi mariti. E ho conosciuto mariti infedeli che erano ottimi mariti. Le due cose non vanno necessariamente assieme.”

Pare che l’Avvocato abbia intrecciato numerose relazioni sentimentali, tra cui quella, piuttosto burrascosa, con Pamela Digby, ex nuora di Winston Churchill e ancora con Anita Ekberg, Dalila Di Lazzaro e Jacqueline Kennedy.

“Gli uomini si dividono in due categorie: gli uomini che parlano di donne e gli uomini che parlano con le donne. Io di donne preferisco non parlare.”

“Andavo a Capri quando le contesse facevano le puttane, ora che le puttane fanno le contesse non mi diverte più.”

La discendenza Agnelli continua grazie Margherita, madre di tutti i suoi otto nipoti: John, Lapo e Ginevra avuti con Alain Elkann; Pietro, Sofia, Maria, Anna e Tatiana avuti con Serge de Pahlen.

“Non sono un grande pedagogo. Sono più incline a lasciare fare alle persone quello che vogliono. I miei nipoti li prendo, gli parlo, rido con loro e andiamo nei musei e al cinema insieme. So come si fa. Ma non sono un bravo educatore.”

È il 1966 quando Gianni Agnelli assume la guida della FIAT.

“La mia vita coincide per tre quarti con quella della Fiat. E il mio rapporto con la Fiat è per metà di memoria e per metà di vissuto.”

“La mia vita privata non conta niente. Quello che conta è essere al servizio della Fiat al momento giusto, come adesso.”

“Mio nonno intuì il futuro dell’auto” così il nipote John, designato dall’Avvocato alla guida dell’impero di famiglia quando aveva solo 21 anni, ricorda la lungimiranza del nonno.

“Non amo molto i consuntivi; soprattutto non mi piace il passato se non per quel tanto che fissa la nostra identità. Io amo il futuro e mi piacciono i giovani. La mia vita è stata tutta una scommessa sul futuro.”

Lungimirante ma anche uomo curioso, innovativo, creativo, colto, saggio…

“La creatività è il piacere più grande. È il solo vero valore aggiunto della vita, capace di comprendere tutti gli altri.”

“Un uomo che non piange, non potrà mai fare grandi cose.”

“Mi piacciono le cose belle e ben fatte. Ritengo addirittura che estetica ed etica si equivalgano. Le cose belle sono etiche, mentre le cose non etiche non sono belle: dall’evasionefiscale ai sotterfugi.”

“Una cosa fatta bene può essere fatta meglio.”

“La passione per l’arte cresce con la maturità.
Mio padre mi portava fin da bambino a visitare i musei perché riteneva che il bello educasse, che il gusto si affinasse dall’infanzia, e aveva ragione”.

La sua figura fu anche intimamente legata alla storia della Juventus, la squadra di calcio del capoluogo piemontese di cui fu nominato presidente dal 1947 al 1954.
La sua attività presidenziale ebbe un grande impatto, acquistando giocatori di rilievo qualiGiampiero Boniperti, John Hansen e Karl Åge Præst, decisivi per la conquista di due campionati di Serie A nel 1950 e 1952, i primi vinti dalla “vecchia Signora” in quindici anni.

fonte immagine: Juventus Fc on Twitter

Dopo l’attività di presidente del club, rimase legato ai colori bianconeri svolgendo diverse attività dirigenziali in qualità di presidente onorario, con cui poté mantenere la sua influenza sul club fino al 1994, anno in cui consegnò tali attività a suo fratello Umberto.

“Mia sorella Suni è stata la mia vera amica, forse anche perché è la più vicina a me per età. Ed anche mia sorella Clara. Gli altri erano più piccoli, ma poi sono diventato molto amico anche di Umberto. Ci comprendiamo al volo, ancora prima di parlarci. È raro, sa, tra fratelli.”

Nei suoi racconti, però, la Juventus è sempre stata un pezzo integrante della sua vita:

“Vinca la Juve o vinca il migliore? Sono fortunato, spesso le due cose coincidono.”

“Platini? L’abbiamo comprato per un tozzo di pane, e lui ci ha messo sopra il foie gras.”

“Lippi? Il più bel prodotto di Viareggio, dopo Stefania Sandrelli.”

“La Juve è la compagna della mia vita, un’emozione. Accade quando vedo entrare quelle maglie in campo: mi emoziono quando leggo sul giornale la lettera J in qualche titolo. Penso subito alla Juve.”

“Per me, la Juventus sentimentalmente vale moltissimo… Tra gli anni Cinquanta e Sessanta quando i flussi migratori al Nord erano cospicui, tanti meridionali hanno proprio scelto Torino per poter vedere in azione la Juventus. Per molti ammirarla dal vivo è sempre stato un sogno.”

“È abitudine della Juventus dire e credere che quando le cose vanno bene il merito è dei giocatori, quando vanno meno bene la responsabilità è della società”.

“[…] Perché la Juventus, dopo già un secolo di storia, è diventata una leggenda. Una leggenda che è sorta in un liceo di Torino e che ha finito per conquistare nove, dieci milioni di tifosi in Italia e, certo, altrettanti all’estero con un nome, una maglia e dei colori conosciuti in tutto il mondo”.

“La Juventus l’abbiamo sempre avuta. Questo non è un affare; è una passione; una passione soggettiva, che però è condivisa da molta gente”.

Genio e sregolatezza, l’Avvocato odiava la noia e scappava da essa. Per questo, grazie all’elicottero («Il mio tappeto volante», diceva ridendo) e all’aereo viaggiava di continuo.

“Ah, il piacere non me lo sono certo fatto mancare. Sa qual è il vero piacere? Un atto creativo. Un piacere senza creatività è di una noia mortale”.

O navigava perchè amava il mare tanto da possedere barche bellissime, prettamente a vela.

“Mi piace il vento perché non si può comprare.”

Nel 1974 fu eletto presidente della Confindustria e nel 1991 venne nominato senatore a vita dall’allora presidente della Repubblica Italiana Francesco Cossiga: Agnelli si iscrisse al Gruppo per le Autonomie e venne ammesso alla Commissione Difesa del senato.

“Io non ho nessuna passione per la politica e per i politici.
Riconosco che è un’attività necessaria e anzi che, almeno in teoria, è la più nobile di tutte, quella che gestisce gli interessi della polis, della comunità. Ma non mi piace l’inevitabile parzialità dei partiti e l’altrettanto inevitabile egoismo di chi li guida.”

“Nella mia vita ho avuto due cariche elettive pubbliche, quella di presidente di Confindustria in una situazione di emergenza e quella di sindaco di Villar Perosa, per 35 anni: un’esperienza utilissima per capire i problemi della gente, il costo dell’illuminazione della città, la vita del paese, il peso del parroco, il lavoro della maestra.”

Una vita tanto ricca che risulta difficile da riassumere; uomo immenso tanto che risulta difficile da descrivere; uno stile innato dato dalla sua passione per la vita:

“Svegliati, goditi il bello della vita. Avrai tempo di dormire quando sarai morto».

 

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