Gianfranco De Laurentiis, l’eleganza di raccontare lo sport

Il giornalismo sportivo piange uno dei suoi rappresentanti storici

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Con Gianfranco De Laurentiis scompare una fetta di mondo sportivo raccontata sempre con educazione, professionalità e imparzialità

Se questo articolo si potesse ascoltare anziché leggere, in sottofondo ascolteremmo  “One of these days” dei Pink Floyd, per anni sigla iniziale di Dribbling, lo storico programma sportivo del sabato pomeriggio  in onda per anni su Rai Due.

Raccontare il calcio con garbo, spirito critico, senza polemiche o urla sguaiate, senza schieramenti aperti verso questa o quell’altra squadra.

Questo era Gianfranco De Laurentiis.

 

De Laurentiis
Fonte immagine pagine FB Carolina Morace

Un giornalista non solo “di calcio” però, ma un oratore dello sport. Con lo storico collega e amico Giorgio Martino, per ben diciassette anni ha tenuto aperta una finestra sulle coppe europee di calcio, la celebre Eurogol.

Per nove anni al timone di Domenica Sprint, per un anno direttore di Rai Sport, una vita e una carriera al servizio del calcio e non solo.

De Laurentiis era oratore dello sport, perché lo ricordiamo in Pole Position, programma che andava in onda subito prima e subito dopo ogni Gran Premio di Formula 1.

Un professionista perbene, senza fare troppa retorica, figlio di una impostazione culturale e professionale basata sul rispetto per il proprio lavoro, per i colleghi, per il tema che si andava a trattare.

Uno dei “grandi” del tempo, come Paolo Valenti, Bruno Pizzul, Sandro Ciotti, Beppe Viola, Enrico Ameri, Alfredo Provenzali e altri tra giornalisti, conduttori, radiocronisti che per anni ci hanno fatto vivere il calcio con i loro occhi, le loro voci e una presenza più che familiare nelle case dei tifosi italiani.

Una scuola di giornalisti sportivi di rara eleganza, mai schierati, mai sopra le righe, mai fuori posto con le parole.

I tempi cambiano. Le dinamiche nel mondo del calcio cambiano.

Altri interessi per un’altra epoca, più affaristica, più tecnologica, forse meno romantica, meno visionaria e più pragmatica.

Questo marasma ultramoderno –  fatto di tempo reale, moviole in campo, VAR, social e radiografie centimetro per centimetro di qualsiasi cosa accada –  rende sbiaditi  i bei tempi passati.

Tempi in cui figure amiche come Gianfranco De Laurentiis rappresentavano uno dei pochi modi a disposizione degli appassionati di calcio per vivere come meglio si poteva la passione per il gioco del pallone.

Con lui se ne va un pezzo di storia sportiva italiana, una lunga cavalcata dalla metà degli anni ’70 fino ai giorni nostri. Un patrimonio di ricordi, aneddoti, cronache raccontati con un’eleganza che oggi fatica ad emergere.

In pochissimi sapevano delle simpatie bianconere di Gianfranco: oggi il tifo prende il sopravvento, anche sulla professione,  a gran voce.

Ci piace ricordarlo con un sorriso Gianfranco, lo stesso suo che ha accompagnato milioni di telespettatori per anni, rassicurante ed educato. Col suo modo di far vivere il calcio con “quel certo che non so che” che sarebbe bello rivivere oggi, a memoria di chi già ci lavora in questo mondo e come esempio per le generazioni future.

Simona Cannaò