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Giampiero Boniperti, una lunga storia d’amore bianconera

Giampiero Boniperti, ritratto di un emblema e di una leggenda della Juventus, sia in campo che da dirigente, dal carattere diretto, ironico e brillante

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Fonte immagine pag FB Juventus

Giampiero Boniperti è l’uomo delle citazioni. 

Tanto che, tra la moltitudine di folgorazioni intellettuali a tema sportivo, quella più nota da lui citata (ispirata da una analoga di Vince Lombardi) è stata addirittura stampata sul colletto della maglia bianconera della stagione 2013 – 2014:

“Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”.

 

 Leggenda della Vecchia Signora sia da giocatore (prima) che da dirigente (poi), compie oggi novantuno anni.

Un emblema zebrato, un uomo votato alla Juventus sin da quanto ha esordito in Serie A, nel 1947, diciannovenne, contro il Milan, acquistato per 60.000 lire.

La Juve, il sogno della mia vita – ha dichiarato in un’intervista – avevo in quegli anni un solo desiderio, giocare una partita di Serie A con la maglia bianconera: me ne sarebbe bastata una, ero sicuro, per essere felice per sempre. E’ andata meglio: in campionato ne ho giocate 444 …”.

La sua carriera con indosso gli scarpini con i tacchetti, durata sino al 1961, è stata una fiumana di successi: cinque Scudetti vinti, due Coppe Italia, capocannoniere con 27 gol nella stagione 1947/48; e tra l’altro sino al gennaio 2006 è stato in vetta alla classifica dei marcatori bianconeri di tutti i tempi, battuto  dal solo Del Piero.

Anche il Palmares della sua avventura in Nazionale è piuttosto nutrito: 38 presenze e otto reti andate a segno.

Per non parlare del carnet di titoli vinti da Presidente della Juventus (dal 1971 al 1994): nove Scudetti; una Coppa dei Campioni (1985, quella notte della tragedia dell’Heysel), due Coppe Uefa (1977 e 1993), una Coppa delle Coppe del 1984, una Coppa Intercontinentale (1985 e lo stesso anno anche la SuperCoppa).

Boniperti è sempre stato particolarmente apprezzato per la sua gestione manageriale: idee chiare, umanità, ironia, toni diretti, astuzia; tra i tanti aneddoti della sua dirigenza bianconera spicca quello che lui stesso ha definitometodo pedagogico”.

Ossia,   la foto della squadra avversaria che aveva vinto l’ultimo scudetto – o quella con cui la Juve aveva perso una partita decisiva –  tenuta in bella mostra come monito sì, ma anche per arginare eventuali pretese dei suoi calciatori.

Un uomo pratico che come premio partita era solito chiedere un bovino, preferibilmente una mucca gravida, che andava a scegliere personalmente nella fattoria dell’avvocato Agnelli.
Ma anche un uomo scaramantico:
celebri i suoi “rituali”, dalle dita incrociate in odore di rete al suo fuggi fuggi dalla tribuna alla fine del primo tempo per seguire l’andamento della partita in auto, alla radio…

Uno juventino doc, appassionato, prima di tutto il resto che non a caso è stato eletto juventino del secolo in un sondaggio promosso per il Centenario della squadra.

 

Silvia Sanmory

(immagini wikipedia e tuttojuve)

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