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Giacomo Bulgarelli, una vita al servizio del Bologna

Giacomo Bulgarelli è stato uno dei simboli del Bologna, unica squadra della sua carriera con cui alzò lo scudetto nel 1964. La sua è stata una vita al servizio della squadra rossoblù e adesso una delle curve del Dall'Ara è a lui intitolata

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Foto: Twitter

Giacomo Bulgarelli e un cuore che batteva solo per il suo Bologna, l’unica squadra della sua carriera.

Giacomo Bulgarelli nasce nei pressi del capoluogo emiliano nel 1940 e lega la sua vita – personale e calcistica – alla squadra del Bologna da quando ha 15 anni.

La sua personalità e il suo carisma incantarono il pubblico dello stadio comunale, che poteva contare su una mezzala destra tuttofare.

Attacco, fase difensiva… Bulgarelli sapeva fare tutto sempre con la solita passione.

Giacomo Bulgarelli
Foto: Twitter

Dopo tre anni nelle giovanili dei petroniani fa il suo esordio in Serie A appena maggiorenne e si guadagna immediatamente il rispetto di compagni, avversari e soprattutto dei tifosi.

Gli ultras del Bologna lo chiamavano onorevole Giacomino in segno di encomio.

Bulgarelli indossò la maglia rossoblù per tutta la vita, dal 1959 al 1975, votando la sua carriera al Bologna. Arrivò perfino a rifiutare un’offerta del Milan.

Non poté che diventarne il capitano e in seguito un simbolo, una leggenda.

Protagonista dello spareggio del ’64 vinto contro l’Inter, dedicò il trionfo allo storico presidente Renato Dall’Ara, scomparso pochi giorni prima.

Lo stadio comunale avrebbe presto preso il suo nome.

Quella partita rappresentò l’impresa e Bulgarelli – con la fascia al braccio – sollevò lo scudetto, il settimo nella storia del Bologna.

Gli ultimi anni furono difficili, segnati dagli infortuni che lo costrinsero ad arretrare di posizione, giocando come libero.

Neanche questo fu in grado di allontanare Bulgarelli dal suo Bologna, con cui concluderà la sua carriera collezionando la bellezza di 391 presenze e 43 goal.

Foto: Twitter

Il nome di Bulgarelli è accostato anche alla maglia azzurra: con la Nazionale vinse l’Europeo nel 1968 e per diversi anni si prestò anche come capitano dell’Italia.

Un giocatore a 360 gradi, ammirato sia sul campo che negli spogliatoi, un grande professionista.

Più di un collega sostenne di aver avuto un privilegio a giocare al fianco di Bulgarelli.

Non deve sorprenderci dunque che in occasione dei suoi funerali, nel febbraio del 2009, per la prima volta a Bologna venne proclamato il lutto cittadino in onore di uno sportivo.

Ad essergli fatale fu un tumore e la notizia spezzò i cuori di tutti i tifosi felsinei.

Non tradì mai la fiducia e il rispetto dei suoi concittadini. Dopo il ritiro non indossò la casacca di altre squadre, se non quella degli Hartford Bicentennials in sole due occasioni.

L’esperienza nei lontanissimi Stati Uniti durò un paio di partite, poi Bulgarelli decise di godersi il meritato riposo nell’amata Bologna.

Per lui anche qualche esperienza da dirigente sportivo tra le campagne romagnole e collaborazioni sia televisive che giornalistiche, sempre a tema calcistico.

Foto: Twitter

Dopo la sua morte la società rossoblù ha istituito una borsa di studio a suo nome per premiare ogni anno un ragazzo delle giovanili, distintosi sul campo e nello spogliatoio per quelle doti di cui Bulgarelli era l’esempio.

È solo uno dei tantissimi trofei a lui intitolati, insieme ad una delle curve del Dall’Ara, numerosi libri e poesie.

Perfino Pier Paolo Pasolini celebra le gesta di Bulgarelli, un campione dentro e fuori dal campo.

Federica Vitali

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