“Quella mattina, forse la più importante della mia vita, mi misi l’abito nuovo e presi il treno per Milano. Dovevo recarmi in via Larga, vicino al Teatro Lirico, per firmare il cartellino dell’Inter.
Mi muovevo come un sonnambulo. I minuti, su quel treno, non passavano mai.
I minuti di attesa in via Larga erano come secoli.
Finalmente mi misero una penna in mano e un cartellino davanti agli occhi. Firmai: Giacinto Facchetti.
Poi uscii di gran corsa, giù per le scale, con il cuore che mi batteva forte.
Ero dell’Inter! Ero uno dell’Inter!”.
Così, molti anni dopo, Giacinto Facchetti rivivrà le ore precedenti a quella che sarebbe diventata una vera e propria storia d’amore tra lui e i colori nerazzurri.
Il Cipe, come è stato ribattezzato (probabilmente per una storpiatura che fece Herrera da Facchetti a Cipelletti), mancato nel settembre del 2006, continua ad essere considerato una bandiera dell’Inter soprattutto per la sua umanità, il suo spirito combattivo e la sua correttezza in campo.
Nato a Treviglio nel 1942, il suo esordio in Seria A, nel maggio del 1961 (Roma – Inter 0 – 2), non convinse del tutto gli addetti ai lavori ma ciò nonostante Helenio Herrera profetizzò che sarebbe diventato una colonna fondamentale dell’Inter.
E così e’ stato per questo calciatore che Gianni Brera ha definito “Giancinto Magno” a rimarcarne non solo le caratteristiche fisiche ma soprattutto l’autorevolezza conquistata durante la carriera.
Agli esordi come calciatore, nella Trevigliese, prima di approdare all’Inter, Facchetti ricopriva il ruolo di attaccante; con la maglia nerazzurra divenne un’ala sempre più proiettata verso la porta avversaria, un terzino sinistro d’attacco capace di segnare numerose reti (ben 59 durante la Serie A) anche grazie alla sua propensione, insolita per il ruolo, di convergere verso il centro per cercare la porta; particolarmente dotato anche come colpitore di testa, verso la fine della sua carriera, Facchetti si prestò al ruolo di libero.
Nell’Inter ha giocato dal 1960 al 1978 conquistando quattro Scudetti, una Coppa Italia, due Coppe Campioni e due Coppe Intercontinentali.
Degno di nota anche il suo contributo nella Nazionale italiana; Facchetti ricoprì per ben 94 volte il ruolo di capitano, un record che verrà battuto solo da Zoff e Maldini; con gli Azzurri ha conquistato gli Europei del 1968.
Dopo un periodo nel quale è stato vicepresidente dell’Atalanta, farà ritorno a Milano durante la presidenza della società nerazzurra di Massimo Moratti, ricoprendo il ruolo di direttore generale; in seguito nominato vicepresidente e successivamente Presidente nel gennaio del 2004, dopo le dimissioni di Moratti.
La sua è una vita tinta di nerazzurro.
Il suo nome è indissolubilmente legato all’Inter, la sua squadra, la sua famiglia, la sua essenza!
„Ci sono giorni in cui essere Interista è facile,
altri in cui è doveroso e giorni in cui esserlo è un onore.“
4 settembre 2006 – Giacinto Facchetti ci lasciava. Questa sua frase mai come oggi é più calzante ⚫️🔵 pic.twitter.com/7hj5gewXZk
— Interfans (@interfansorg) September 4, 2022