#LETIFOSE, parlano Georgia e Roberta: il progetto inedito sul tifo femminile

Georgia Viero e Roberta Pedrelli: due nomi da cui nasce un progetto. Una rivalità storica, tra Roma e Lazio, che ha dato vita a #LETIFOSE

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#LETIFOSE, parlano Georgia e Roberta: progetto inedito sul tifo femminile
Fonte: profilo ufficiale Instagram #LETIFOSE

Georgia Viero e Roberta Pedrelli

Due nomi da cui nasce un progetto. Una rivalità storica, quella tra la Roma e la Lazio, che permette alle protagoniste di #LETIFOSE di prendersi in giro e di dar vita a sketch che puntano a far sorridere. E anche, da un lato soprattutto, a far riflettere.

Perché il tifo calcistico è fair play. È passione. È gioia e dolore, ma mai deve sconfinare da qualcosa di sano. Come Georgia e Roberta cercano di far comprendere al pubblico che le segue.

In modo speciale, poi, questo progetto ha la volontà di dimostrare che il calcio sia anche per le donne. Tanto il calcio giocato, quanto il tifo calcistico.

Di tutto questo e di come il progetto #LETIFOSE sia nato e si stia sviluppando hanno così parlato in esclusiva a Gol di Tacco a Spillo proprio le autrici e protagoniste. Parola allora a due donne che di calcio ne sanno parecchio e lo dimostrano in ogni momento della propria vita. Anche con l’ironia che, oggi più che mai, serve per cercare la spensieratezza meritata.

Il calcio dal punto di vista femminile: il progetto #LETIFOSE cerca di mettere in primo piano il tema del tifo appunto da parte delle donne. Come nasce l’idea? Quando è arrivato questo ‘lampo di genio’?

G: L’idea di #LETIFOSE è nata da parte mia durante la pandemia perché non c’era nessun contenuto simile. Né nel web né nel panorama televisivo. Non ci si è mai fermati a pensare al tifo in chiave femminile. Secondo me questo è un peccato perché può aprire un bellissimo capitolo. Così ho coinvolto la mia collega giallorossa,

Roberta Pedrelli, proponendole il progetto e capendo quali argomenti via via andare a toccare. La cosa bella è che il tifo femminile tocca qualsiasi donna. C’è chi lo è di più, chi lo è di meno ma possiamo dire che ad oggi tantissime donne sono tifose al pari di qualsiasi uomo. Se non anche di più a volte.

R: Tutto nasce da un sesto senso femminile. Georgia venne ospite a una trasmissione che conducevo su TeleRoma56 e a pelle ebbi subito una buonissima impressione. Nonostante la fede calcistica opposta. Partendo da lì, almeno sei anni fa, ci scambiammo il numero. Io le proposi che potevamo essere una coppia che funzionasse.

Le propongo poi un format radiofonico con me ma, lei impossibilitata per altri impegni, conia questa idea di #LeTifose. Ci incontriamo in una calda mattinata estiva di due anni fa e buttiamo giù le prime idee. Immediatamente ne sono venute un mare e abbiamo iniziato a mettere tutto nero su bianco. Tutti gli episodi, sia per i testi sia per le idee, sono assolutamente nostri. Siamo orgogliose di questo.

Come mai, secondo il vostro punto di vista, il tifo femminile è ancora una sorta di tabù in Italia?

G: È un po’ un tabù perché, più che altro c’è sempre stato il forte pregiudizio maschile che le donne non capissero di calcio. Ma diciamocela tutta, anche chi non capisce tutto può comunque essere appassionato, per eredità familiare, per condividere un’emozione con un amico, e poi piano piano iniziare a capirne. Proprio com’è successo a me: io non ne capivo nulla, mio padre mi portò allo stadio e da lì iniziai ad amare la Lazio. Dopo ho iniziato a capire ed è diventata una passione anche dal punto di vista lavorativo.

Il tifo può essere consapevole, erudito, o semplicemente di cuore: vanno bene entrambi.

R: Il tifo femminile, penso non solo in Italia, è ancora un tabù. Si sa che il calcio è principalmente maschile. E ciò lo si vede anche da quanta fatica ci sia nel legittimare il calcio femminile ad alti livelli.

Questa sorta di tabù è legato un po’ al nostro Paese, che resta per certi versi antico, e un po’ alla figura della donna non viene spesso associata a ‘una bella che balla‘, quindi a una ‘bella pensante.

Le donne appassionate di questo sport capiscono di calcio e vivono gioie e dolori in base all’andamento della propria squadra, eppure sembrano essere sempre poco credibili all’occhio del tifoso medio. Come si potrebbe rimediare a questo preconcetto infondato?

G: Il percorso per rimediare è certamente lungo, perché purtroppo è molto radicato questo preconcetto. Non so se una soluzione, come nel nostro caso, possa essere quella di interpretare una caricatura di noi stesse per far vedere che, visto che entrambe siamo anche professioniste, puntiamo i fari su un tipo consapevole.

Magari iniziative come queste possono far cambiare idea ad alcuni uomini ma anche ad alcune donne. C’è poca solidarietà su questo purtroppo. Però per fortuna ci sono anche tante giornaliste molto brave: bisogna dimostrare sul campo che una donna possa essere preparata tanto quanto un uomo.

R: Noi speriamo con #LETIFOSE di porre fine a questo preconcetto infondato. Anche aiutate da altre colleghe che, nel corso di questi anni, si stanno facendo valere. Poi i famosi hater ci saranno sempre ma fa gioco anche quello.

L’importante è dimostrare, quando si deve rispondere a una semplice domanda ad esempio su un modulo o su una tattica, che si ha conoscenza della materia e che si è preparate.

Qual è il principale obiettivo di questo progetto e in che modo voi, Georgia e Roberta, state portando avanti questo hashtag emblematico nel mondo social?

G: L’obiettivo principale è ovviamente quello di puntare i fari sul tifo femminile. In seconda battuta è quello di divertire e far anche riflettere. I nostri sketch sono sempre in chiave autoironica, nessuna prevale sull’altra ma ‘ci sfruttiamo’ goliardicamente in maniera tagliente.

Vogliamo portare la consapevolezza che anche le donne soffrono per una squadra di calcio. Una partita può cambiare l’umore in casa anche di una donna. Può fare arrabbiare o anche entusiasmare. Ci sembrava perciò carino farlo capire con tutte le nostre pazze sfumature.

R: L’obiettivo del progetto #LETIFOSE è quello di ricordare quanto il calcio sia divertimento e quanto, pur avendo una fede opposta, si possa in maniera del tutto sana prendersi in giro e volersi davvero bene. Questo perché la società di oggi ha portato a far emergere sopratutto il business in ambito calcistico e perché negli ultimi anni si sono verificati tanti episodi di violenza che grazie al cielo stanno venendo meno. Noi vogliamo poter tifare prendendo in giro ognuna la propria squadra in maniera sana.

Sprazzi di vita vera legati a una passione per la squadra del cuore che non appare mai secondaria nel quotidiano, come siete riuscite a unire le due cose nel vostro hashtag con tanta facilità?

G: Fa piacere pensare che questi sketch siano fatti con grande facilità, ma in realtà no. C’è un grande lavoro dietro. Sono pensati, sono ragionati. Alcuni sono più vicini a ciò che accade nella stretta attualità, altri sono più generici.

Sia io sia Roberta per fortuna abbiamo capacità anche autoriali: le idee ci vengono insieme e ognuna completa le idee dell’altra. Siamo un po’ un puzzle, sia di testa sia fisicamente. Siamo molto diverse ma ci accomuna un animo laborioso, propositivo, volitivo e certamente originale. Così le nostre idee coesistono e via via danno vita ai vari episodi.

R: Per quanto mi riguarda la mia squadra è anche la mia vita perché ogni mattina mi sveglio e parlo di Roma su Centro Sport101.5. Dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 10.

Il lunedì sera conduco una trasmissione su ReteOro che si chiama il Tribunale delle Romane, con Marco Calabresi, e parlo di Roma e Lazio. E così via, anche sui social.

Parlo non solo di Roma ma vedo anche le altre squadre per farmi un’idea della Serie A in generale. Questa è una nota positiva del calcio spezzatino nato quest’anno, con partite spalmate dal venerdì al lunedì che ti permettono di buttare un occhio anche ad altre partite.

I vostri video sono quindi autoironici, scherzosi, fanno venir voglia di sorridere e di pensare al calcio anche come a un gioco: quanto i tifosi e le tifose, in generale legati/e alla Serie A, dimenticano spesso che dovrebbe essere prima di tutto un divertimento?

G: Per fortuna non sono così tanti i tifosi che si dimenticano che è un divertimento. Soprattutto tante donne, che avendo un po’ più di tatto su certe questioni, restano maggiormente concentrate sul fatto che sia un gioco. Poi ci sono anche tanti uomini che non vivono il tifo come qualcosa di becero.

C’è chi lo fa ma è una minoranza e il nostro messaggio è rivolto soprattutto a questa fetta di tifoseria.

R: I tifosi dimenticano il divertimento forse perché causa Covid è emerso quanto il calcio sia ormai business ed è venuta un po’ meno la passione.

Però basta andare sugli spalti dell’Olimpico per capire che il divertimento è il motore che muove ancora questa grande passione.

I tifosi della Roma, ad esempio, nonostante il periodo altalenante della squadra (anche con Mourinho in panchina) continuano a riempire gli stadi e a seguirla in trasferta.

La rivalità storica tra la Roma e la Lazio non ha comunque ostacolato la vostra amicizia e la nascita di questo progetto: qual è allora il segreto per puntare i fari sull’assoluto fair play che volete mettere in luce?

G: Il segreto è l’amicizia e l’onore. Se andiamo a vedere tutte le rivalità, se sono state gestite con onore (che significa anche non violenza) e con rispetto per l’avversario, diventano una chiave di lettura interessante.

Il diverso arricchisce.

Se Roberta mi racconta qualche storia della Roma, ad esempio, io la ascolto perché da amante del calcio mi arricchisce. E lei viceversa.

Ragionevolezza, onore e amicizia sono forse tre ingredienti molto importanti per puntare i fari su un fair play vero e stabile.

R: Non saprei dare una risposta precisa perché è venuto tutto naturale, senza nulla di scritto e programmato.

Ci rispettiamo e abbiamo del materiale su cui punzecchiarci l’una sull’altra. Caratteristica dei nostri episodi, infatti, è che finiscono alla fine sempre al 50%.

Nessuna prevale sull’altra.

Con gli episodi pubblicati ci sono stati tanto Mourinho tanto Sarri, ma ci sono stati anche Pedro (tasto dolente dell’orgoglio giallorosso e gioia di quello biancoceleste) e Felipe Anderson. Per i prossimi episodi cosa ci si dovrà aspettare? In che modo vi ‘punzecchierete’ ancora?

G: Naturalmente per il prossimo episodio abbiamo i fuochi d’artificio in arrivo. Ci sarà un omaggio alle curve, in vista del prossimo Derby. Ma non svelo altro. Vorremmo fare più video ma tra Covid e impegni reciproci non è facilissimo, ma i video importanti ci sono e usciranno.

R: Ci siamo prese in giro per la disfatta della Roma con il Bodo/Glimt e per la disfatta della Lazio con il Verona. Non mancherà un episodio che riguarderà il Derby che uscirà il 20 marzo.

Qual è la vostra speranza per il futuro di questo particolare e inedito progetto?

G: La speranza è anche cercare di proporlo un po’ di più. Abbiamo fatto qualche collaborazione interessante e un episodio è stato mandato anche in tv. Il progetto piace ed è piaciuto. Ci sono alcuni elementi che per il momento sono congelati in attesa appunto di essere scongelati. Tutto permettendo speriamo di riuscire a salire sempre gradini più alti. Già solo se abbiamo strappato un sorriso a qualcuno o abbiamo fatto riflettere qualcuno con il nostro messaggio, per noi già è un bell’obiettivo importante. Comunque sia stay tuned, perché ne vedremo delle belle.

R: La speranza è innanzitutto veder proiettati gli episodi magari all’Olimpico, sia quando gioca la Roma sia quando gioca la Lazio. Sarebbe una grandissima soddisfazione. O magari vedere gli episodi nei programmi nazionali, come fosse una miniserie. Ci piacerebbe molto essere ospitate in programmi tv dove poter parlare del nostro progetto.

Siete contente di aver dato vita a un qualcosa di cui quasi nessuno, se non in pochissimi, fino a questo momento ha mai effettivamente parlato?

G: Siamo contentissime di essere state le apripista dell’argomento. Mi sono meravigliata che non ci fosse già una cosa del genere, per questo motivo mi sono messa a scrivere e Roberta è stata entusiasta della mia idea. È un argomento di cui si parla poco.

Il calcio invade tanto a livello sociale la vita delle persone e assolutamente rilevante è accostarlo anche al ruolo della donna. Quindi aver colto questa sfumatura e averla portata in chiave ironica alla luce per noi è fonte certamente di orgoglio.

R: Siamo molto soddisfatte per aver inventato qualcosa di inedito. Qualcun altro potrà riprendere la nostra idea ma noi saremo comunque arrivate per prime.

Quindi, viva #LETIFOSE e viva il calcio sano.

Viva il fair play e forza Roma chiaramente!

 

Alessia Gentile