Genoa-Udinese, Romulo e quel rigore d’amore

Durante Genoa-Udinese, Romulo si presenta sul dischetto al posto del solito Piatek. Tira e segna. Perché? Era il suo anniversario di matrimonio

0
302

Chi ha detto che il calcio non può essere uno sport romantico?

Siamo così abituati all’idea di questi calciatori grandi, grossi e sudati che a volte dimentichiamo che sono delle persone come tutti noi e come tutti noi hanno dei sentimenti, hanno una famiglia e ricorrenze da festeggiare che vanno aldilà di un gol segnato e di una partita vinta. E allora a volte succede che anche questi giocatori milionari tornino bambini, come quando al campetto sotto casa volevano attirare l’attenzione delle ragazzine sugli spalti o dedicare un gol a quella per cui in quel momento avevano perso la testa.

Non sono sensazioni che si scordano facilmente e allora succede anche che in una partita di Serie A il giorno del tuo anniversario di matrimonio tu decida di calciare un rigore e dedicare il gol a tua moglie.

E’ quello che è successo ieri a Marassi, durante Genoa-Udinese. Nel primo tempo c’è un rigore per il Grifone e sul dischetto non si presente il solito Piatek (che tra l’altro avrebbe avuto l’occasione di andare in doppia cifra con 10 reti segnate), bensì Romulo, lasciando perplesso anche Juric e il suo assistente in panchina. Durante l’intervallo del match, l’ex giocatore della Juve spiega il motivo: “Sono sinceramente grato a Dio per questo gol anche perché oggi è il mio anniversario di matrimonio. Mia moglie è in tribuna e dedico a lei questa rete”.

Tutto fa pensare che sia questo il motivo per cui abbia tirato il brasiliano e non il polacco, ma Romulo la spiega così: “Io e Mimmo (Criscito, ndr), che è il capitano, avevamo già deciso da tempo che il primo rigore lo avrei tirato io, l’ho calciato bene e magari calcio anche il prossimo (ride, ndr)”.

Insomma, che il gol sia capitato proprio il giorno del suo anniversario di matrimonio con la moglie in tribuna pare sia stato solo un caso. Eppure noi, che vediamo sempre il lato romantico di questo sport, vogliamo pensare che in realtà sia stato proprio il destino.

Paola Moro