Non potete nemmeno immaginare quanto sia motivato e onorato di guidare il Genoa. Dimostrerò tutto con passione.
Queste sono state le parole di Davide Nicola al momento della presentazione come – ennesimo – nuovo tecnico sulla panchina dei liguri di Preziosi. E Nicola è uno che di passione se ne intende eccome.
Lo hanno conosciuto tutti per le importanti promozioni del Livorno prima nella stagione 2012/13 e più recentemente quella del Crotone nel 2016, considerata la favola moderna del calcio italiano.
La cavalcata tra le grandi della scena italiana terminò in quell’annata per il club calabrese con una promozione arrivata nell’ultima giornata, la 38esima.
A nessuno era sfuggita la maglia celebrativa che il mister indossava in quella circostanza, una sola parola che, però, voleva dire tutto :
Ale
Per qualcuno poteva trattarsi di un riferimento alla conquista della promozione, ma no, non era così.
Quel messaggio andava oltre: toccava il cuore profondo di un uomo ancora prima di un allenatore, tra le urla dei tifosi i canti di gioia dei calciatori e gli occhi lucidi, Nicola avrebbe voluto festeggiare insieme a una persona speciale che pur non essendoci più, in realtà era proprio lì affianco al suo papà: Ale sta per Alessandro, il figlio scomparso a quattordici anni per un tragico incidente. In tanti hanno appreso la notizia solo a seguito della lettera scritta dal tecnico a pochi giorni dalla salvezza e indirizzata proprio a lui, quando Nicola ha aperto il suo cuore, regalando la possibilità di far rivivere anche in quello dei lettori Alessandro:
Ciao amore mio, Non so dove sei. Non so cosa starai facendo. Forse sei su quella nuvola che era su di me quella sera, quando correvo per far volare la tua lanterna. O forse sei qui accanto a me. Sì, sono sicuro che sei qui con me. Abbiamo lottato insieme in questo anno complicatissimo, ma… Oggi so che tu ci sei sempre stato lì con me.
Così Davide ha iniziato a rivolgersi ad Alessandro, parole capaci di bagnare il viso mentre scaldano il cuore, parole di chi nella vita ha affrontato l’evento più tragico e doloroso che un genitore possa trovarsi davanti.
Sei riuscito con la tua energia a darmi la forza di lottare e di continuare a inseguire l’impossibile possibile, il possibile probabile, e il probabile certo.
Continua così la sua dedica al figlio, con una frase che può e deve far riflettere, perchè forse dietro quelle parole si nasconde proprio una descrizione di chi è Davide Nicola: un uomo che ha saputo rialzarsi portando su di sè un macigno più pesante di lui ma consapevole di doverlo fare, conscio di essere in grado di riuscirci perchè oltre alla sua famiglia, a tendergli la mano da quella nuvola di cui ha parlato c’è e ci sarà sempe il suo ragazzo.
Rendere l’impossibile possibile: è questo il messaggio che lui da allenatore ha saputo trasmettere ai calciatori del Crotone che non hanno mai negato il legame che li ha uniti a questa figura e con i quali ha realmente permesso di vivere non solo una favola calcistica, ma una prova di tenacia e costanza che alla fine, nella vita, paga. Dopo una sconfitta ci si rimette subito in sella, dopo una caduta è d’obbligo rialzarsi e se lo si può fare nella vita, figuriamoci nel calcio. Un’altra lezione Nicola l ‘ha poi impartita quando dopo la permanenza in Serie A, ha mantenuto la famosa promessa di rientrare a casa, in Piemonte, percorendo il tragitto in bicicletta, qualora la massima serie fosse arrivata.
Così è stato. Chilometri e chilometri macinati per una parola data, chi lo avrebbe fatto? Pochi, forse pochissimi, ma in questo numero ristretto lui c’è.
Altri numeri, quelli da bordo campo, lo rappresentano: al Lumezzane in Serie C è rimasto per tre stagioni – di cui laprima solo per due partite – prima dell’approdo al Livorno, con il quale dopo un campionato strepitoso in Serie B di 42 match, ha conquistato i play off e la qualificazione alla massima serie. Qui con la formazione toscana è stato protagonista per 23 partite prima dell’esonero, che lo ha portato direzione Bari l’annata successiva.
Poi l’esperienza longeva al Crotone, prima della decisione sofferta di lasciarlo alla seconda stagione in A, dopo due qualificazioni ottenute nella seconda nella prima categoria.
Adesso il Genoa, ambiente che ben ha conosciuto da calciatore. Una sfida straordinariamente difficile ma che Davide non ha paura di affrontare.
E di cosa potrebbe avere paura un uomo che ha saputo guardare in faccia al dolore con un tale coraggio?