“Il giorno prima della partita di Valencia stavo male, il pomeriggio della partita peggio. Le due notti successive a Zingonia ho dormito poco. Non avevo la febbre, ma mi sentivo a pezzi come se l’avessi avuta a 40. Ogni due minuti passava un’ambulanza. Lì vicino c’è un ospedale. Sembrava di essere in guerra. Di notte pensavo: se vado lì dentro, cosa mi succede? Non posso andarmene ora, ho tante cosa da fare. Lo dicevo scherzando, per esorcizzare. Ma lo pensavo davvero”.
Stanno facendo discutere, e non poco, le parole di Gian Piero Gasperini che, alla Gazzetta dello Sport, ha rivelato di aver avuto il coronavirus.
Il tecnico, probabilmente, non pensava di scatenare un vero e proprio caso internazionale ma le sue parole non sono affatto piaciute, soprattutto in Spagna. Si aggiunge così, un nuovo capitolo alla sfida infinita tra i bergamaschi e il Valencia.
I sintomi del virus infatti si sono manifestati a marzo, nei giorni della gara di ritorno di Champions League tra il club spagnolo e l’Atalanta.Una gara disputata a porte chiuse proprio per evitare il diffondersi del Covid-19.
Il tecnico, però, non sapeva di avere il virus. Solo il test sierologico di qualche giorno fa, come spiega lui stesso al quotidiano sportivo, ha confermato che ha avuto la malattia infettiva.
“Senza febbre non ho mai fatto il tampone. Dieci giorni fa i test sierologici hanno confermato che ho avuto il Covid-19. Ho gli anticorpi, che non vuol dire che ora sono immune”.
Le polemiche, soprattutto spagnole, non si sono fatte dunque attendere. Il Valencia, che negli scorsi mesi ha registrato dieci casi di positività tra i calciatori, aveva subito puntato il dito contro la trasferta milanese di febbraio.
Una gara definita ormai la “partita zero”.
Qualcosa, però, non sembrava tornare in termini di date. I primi positivi, infatti, si erano riscontrati quattro settimane dopo la gara in Italia. Troppo tempo rispetto alle due di base per verificare un eventuale contagio.
Nessun cenno invece, da parte del Valencia, sulla gara di ritorno giocata al Mestalla, a marzo, a porte chiuse. Dopo le parole di Gasperini, però, la risposta del club spagnolo non si è fatta attendere. La società si è dichiarata sorpresa dalle parole del torinese:
“Viste le dichiarazioni dell’allenatore dell’Atalanta Gian Piero Gasperini il Valencia CF desidera esprimere pubblicamente la sua sorpresa per il fatto che l’allenatore della squadra rivale negli ottavi di finale di Champions League riconosca che, sia il giorno prima che il giorno della partita giocata il 10 marzo al Mestalla, era a conoscenza, almeno a livello personale, di avere sintomi presumibilmente compatibili con il coronavirus senza prendere misure preventive, mettendo a rischio, se quello fosse stato il caso, molte persone durante il viaggio e soggiorno a Valencia. Va ricordato che questa gara si è svolta a porte chiuse con rigide misure dell’autorità sanitarie spagnole per prevenire il rischio di contagio da Covid-19, proprio in presenza di persone provenienti da un’area considerata a rischio già in quella data”.
Il tecnico ha scelto di non commentare, ma il club orobico ha voluto precisare che tutti i protocolli, per la squadra e il gruppo, sono sempre stati rispettati.
Gasperini, nello specifico, non aveva mai avuto febbre e non aveva accusato problemi respiratori né prima della partenza per Valencia e né durante il soggiorno in Spagna.
La gara tra Atalanta e Valencia si sta rivelando una sfida infinita. Sul campo hanno vinto sì i bergamaschi, acciuffando la qualificazione ai quarti, ma le polemiche non sembrano placarsi.
Alessandra Cangialosi