Freddy Adu e la sua “gioventù bruciata”: da nuovo Pelè alla seconda divisione statunitense

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Il talento è una fonte da cui sgorga acqua sempre nuova. Ma questa fonte perde ogni valore se non se ne fa il giusto uso – Ludwig Wittgenstein

Così come Icaro avvicinandosi troppo al sole, pagò a caro prezzo l’insolenza di sfidare gli dei precipitando rovinosamente al suolo, allo stesso modo tantissimi giovani talenti nel mondo del calcio, passano velocemente dalla popolarità e dall’essere celebrati a nuovi dei dell’Olimpo per poi cadere inesorabilmente nell’oblio. Il talento da solo non basta ma necessita di altre qualità come la costanza, l’umiltà, l’impegno, il sacrificio, la volontà di apprendere, la capacità di leadership e anche una buona dose di fortuna. Solo in questo caso può esprimersi a pieno generando campioni i cui nomi rimangono scolpiti nella storia.

C’era una volta un ragazzo che bruciava tutti i record, che insegnava a giocare a calcio ai coetanei e che gli avversari se li mangiava letteralmente: di quel ragazzo ora non rimane neppure l’ombra. Questa è la storia di chi ha raggiunto il sogno americano, di chi alla gloria vissuta su un campo da calcio ha preferito la fama della Land of opportunity. Questa è la storia di uno dei più grandi talenti del calcio statunitense che si è perso nel lusso e nella ricchezza.  A 14 anni era considerato il nuovo Pelè, a 18 era già una promessa mancata: Fredua Koranteng Adu, per tutti Freddy, è l’indiscusso protagonista odierno della nostra rubrica “Meteore e stelle nascenti”. Nessuno come lui in giovane età ha dovuto subire una simile pressione mediatica e, da giocatore che poteva fare la storia del calcio mondiale, è diventato flop intercontinentale.

Nuovo Pelè – Nato a Tema, in Ghana –  a 25 chilometri ad est della capitale Accra –  nel 1989, all’età di 8 anni si trasferisce negli Stati Uniti grazie alla vincita della lotteria per una “green card” che gli consente l’espatrio: si stabilisce nella capitale Washington D.C, assieme ai genitori e al fratello minore Fro. L’infanzia  non è semplice: la madre svolge due lavori per mantenere gli studi dei figli ed è proprio a scuola,  a  13 anni, che Freddy mette in mostra il suo grande talento, cristallino e purissimo. Trequartista velocissimo, dotato di una buona visione di gioco e fortissimo tecnicamente,  preferisce giocare allargandosi sulle fasce dove sfrutta il suo ottimo mancino per tirare, crossare e fornire assist. Eccellente dribblatore, il suo cavallo di battaglia è la “bicicletta”. Gli americani, che sono soliti esaltare le giovani promesse in tutti i campi, vedono in lui il nuovo Pelè in grado di riportare prestigio al calcio a stelle e strisce. Adu in breve tempo si trasforma in un vero e proprio fenomeno mediatico, tutti lo vogliono, tutti vogliono sfruttarne il potenziale, che allora sembrava immenso.

A 13 anni firma il suo primo contratto di sponsorizzazione con Nike, dal valore di un milione di dollari all’anno, diventa il giocatore più giovane ad aver  esordito nel campionato professionistico statunitense e il più giovane atleta a giocare in un campionato professionistico americano dal 1887.  Gira uno spot  al fianco proprio dell’ex prodigio brasiliano del Santos,  appare  in  programmi televisivi come 60 Minutes e David Letterman Show, è sulle copertine di Vanity Fair, di Sports Illustrated e del Washington Post.              (immagine da thebiglead)

E il calcio in tutto questo? La MLS assegna il cartellino di Adu al DC United, la squadra di Washington, per non allontanarlo dalla famiglia, e facendo in modo che possa diplomarsi alla Florida Academy. Il futuro sembra già scritto per Freddy: diventerà il migliore al mondo.

L’Europa chiama – I top club europei che seguono la crescita dell’enfant prodige  non possono rimanere indifferenti. Nella sfida contro il tempo per accaparrarsi la giovane promessa l’offerta più interessante arriva dal Manchester United. Adu fa un provino per Sir Alex Ferguson, che però decide di non acquistarlo. Le certezze conquistate in patria cominciano ad incrinarsi: il Vecchio Continente è un altro mondo, Freddy se ne accorgerà a sue spese. In Italia, la squadra più interessata a lui è indubbiamente l’Inter: Piero Ausilio lo visiona in un torneo giovanile e presenta un offerta di 750mila euro, garantendogli il trasferimento nel Bel Paese con la madre.  Adu  rifiuta: vuole solo il top, per lui il top è il Real Madrid.

Nel frattempo continua a giocare nel DC United e dal 2003 al 2007 prende parte a tre Mondiali U-20 dove può confrontarsi con altri astri nascenti del calcio mondiale come Messi e Luis Suarez. In queste competizioni mette in luce tutte le sue qualità: tutto sembra pronto per il grande salto.

Dalle stelle alle stalle – Nel 2007, dopo una breve parentesi a Salt Lake City, viene acquistato dal Benfica per la cifra di 2 milioni di dollari, considerata bassa per l’avvenire di Adu: nella sua prima stagione,  a 18 anni, segna 5 goal in 18 partite tra campionato e coppa, esordendo anche in Champions League.  Tuttavia delude, per l’incapacità di essere decisivo,  per gli atteggiamenti non professionali e per una scarsa attitudine al nuovo tipo di calcio.

(immagine da youtube)

Una stagione basta e avanza alle Aquile, che pur di disfarsi di lui iniziano a mandarlo in prestito in giro per il mondo: prima a Monaco in Francia (9 presenze e 0 gol), poi di nuovo in Portogallo, al Belenenses (3 presenze e 0 reti), poi in Grecia, all’Aris Salonicco (9 presenze e 1 rete), poi in Turchia, nel Rizespor (11 presenze e 4 reti), infine lo cedono in patria, al Philadelphia Union, che a sua volta lo spedisce in Brasile, al Bahia. Le costanti: poco impegno, ancora meno gol e tanti problemi fisici. Rimasto senza contratto, a febbraio 2014 sostiene provini cin i Blackpool, con i norvegesi dello Stabaek e con gli olandesi dell’Az Alkmaar: nessuno gli offre uno straccio di opportunità. Nel luglio del 2014 si trasferisce così in Serbia, al Jagodina: anche qui il bilancio è di zero partite disputate in campionato, appena 14 minuti in Coppa di Serbia.

Freddy rimane senza squadra per la settima volta negli ultimi sei anni, così nell’attesa di trovare un altro club si arrangia con ospitate in locali notturni di Washington. Il 28 marzo 2015, il KuPS, squadra finlandese, annuncia la firma di Adu con contratto di un anno; nell’estate 2015 passa ai Tampa Bay Rowdies, squadra militante nella NASL. Dopo due stagioni,  la sua esperienza con questo team si conclude; durante tutto il 2017 svolge diversi provini, ma tutti fallimentari. Nel gennaio 2018 approda ai Las Vegas Lights, nuova squadra della lega USL.

Mi rivolgo ai più romantici: dimenticatevi il Freddy che bucava le difese avversarie con giocate disarmanti perché di lui non c’è più traccia. Il globetrotter di origini ghanesi, a Las Vegas sembra aver trovato definitivamente la sua dimensione: lusso sfrenato, divertimenti, gioco d’azzardo… e poi ovviamente anche il calcio, ormai concepito più come hobby. Quell’etichetta dannata di nuovo Pelè ha finito per inghiottirlo in una spirale senza uscita: Adu, rimanendo in tema a stelle e strisce, è l’ennesimo esempio di “gioventù bruciata”.

Mariachiara Rossi

(immagine da delinquentinelpallone.it)