Francesco Acerbi è l’uomo, ancor prima del calciatore, che tutte le squadre dovrebbero avere in rosa.
Tenace, dalla tempra da vero leader ma anche posato e sornione, come percepiamo dai suoi profili Social.
Dirige la difesa, carica i compagni. Difensore centrale, dal piede sinistro, con capacità tecniche indiscutibili: con lui gli avversari non passano.
Un uomo, il Leone, abituato a lottare fuori e dentro il campo.
E così, fuori dal campo, a soli 25 anni, è stato costretto ad affrontare la sua sfida più grande, quella di un cancro ai testicoli.
Francesco ha vinto l’avversario peggiore potesse affrontare. Il nemico è vinto, è stato abbattuto.
Questa vittoria, come ha più volte spiegato il giocatore, ha decretato la su a rinascita. Non più serate e movida, ma tanta beneficenza e forte attaccamento alla famiglia.
Un nuovo inizio che ha plasmato un nuovo uomo e un nuovo calciatore. Acerbi è definitivamente sbocciato e continua a fiorire – a Roma- nella Lazio, assumendo un ruolo fondamentale per la difesa biancoceleste.
Approda nella Capitale nel 2018 e subito fa dimenticare il suo predecessore De Vrij.
Non sono solo le capacità tecniche però a essere apprezzate dai suoi tifosi. E a onor del veo anche dagli avversari.
Ace – così come viene soprannominato – è un ragazzo quasi di altri tempi che incarna appieno i valori della lazialità e quelli forti della vita di tutti i giorni.
I biancocelesti ricordano con affetto il gol realizzato dal difensore contro il Torino.
Il Leone calcia da centrocampo, mirando alla porta: è un euro-gol. L’esultanza è una grande festa con tutti i compagni che corrono a celebrarlo.
Esultanza che mostra, ancora una volta, tutto l’affiatamento del gruppo e che esalta il ruolo di Acerbi nella squadra.
E poi arriva la Nazionale, dove torna a segnare contro la Bosnia.
L’esultanza, però, è sempre Lazionale: Ace corre ad abbracciare Immobile, in panchina.
Dopo l’exploit in maglia Azzurra La Lazio non ha alcun dubbio: meglio tenerselo stretto.
Un uomo che seppur giovane ha già tanto da raccontare. Un esempio di umanità ed umiltà.
Acerbi, riesce a rappresentare il romanticismo del calcio, quello del campo e delle maglie bagnate di sudore.
Acerbi è soprattutto l’uomo. Quello lontano dai riflettori, dal mondo fatato, lontano dai muri immaginari (ma neanche troppo) che separano il tifoso dai propri beniamini.