Francesca Devincenzi ci racconta Spezia-Parma

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Viviamo Spezia-Parma insieme a Francesca Devincenzi, direttrice di ParmaPress24 e appassionata del calcio e del Parma

 

In occasione della 42a giornata di Serie B, abbiamo intervistato Francesca De Vincenzi per parlare del Parma,  di questa sua ultima gara in trasferta a La Spezia ma anche di come è nata la sua passione per il calcio. Oltre a essere la direttrice di Parma Press 24, è anche conduttrice di “Casa B” e “Casa Parma”, nonché opinionista fissa di “Calcio&Calcio”.

Partiamo dalla nota dolente. Cosa ti aspetti in occasione di Spezia-Parma? Che partita vedi? Si può ancora sperare alla promozione?

Ci sono 90 minuti per sperare: troppi o troppo pochi, difficile dirlo. Mi aspetto una partita difficile, combattuta, nervosa. Di dolente ci sono i punti persi per strada, ma il calcio è anche questo. Poi, tra novanta minuti, chissà…

Come descriveresti la stagione che si sta concludendo?

Bella, bellissima, emozionante. La serie B e’ un campionato infinito e imprevedibile, fagocitante e pieno di sorprese. Il Parma ne è stato attore e vittima, ma non è finita…

Chi sono stati i 3 top di questa squadra?

Iacoponi, non ne parla nessuno, ma difficilmente sbaglia; Calaiò: se ne volevano liberare in tutta fretta a gennaio, ma si è dimostrato fondamentale. Infine Vacca: ha messo a tacere gli scettici tra sacrificio e buon gioco.

Chi ti ha sorpreso?  E chi ti ha deluso?

Lucarelli, immenso oltre ogni aspettativa. Dezi, buonino, vorrei ma non posso. Un po’ troppo deludente.

Quando è nata la tua passione per il calcio ma soprattutto per il Parma?

Avevo 5 anni: Arrigo Sacchi in panchina, il Parma in C. Giocavo a pallavolo, quando è arrivato un biglietto alle associazioni sportive per avvicinare gli sport tra loro. Una partita in curva e mi sono innamorata: nulla succede per caso, forse. O forse sì, ma io avevo un appuntamento con futuro e destino, al Tardini. A 13, dopo Parma – CSKA di Sofia ho deciso che avrei fatto di una passione un mestiere. Nel mezzo, ho imparato a leggere sillabando la Gazzetta dello Sport, ho amato (platonicamente) Marco Osio e raccontato nel tema di quinta elementare il derby della storica promozione.

Chi scenderà dalla Serie A? E chi merita la promozione?

Dico una banalità, Verona, Benevento e chissà… Io simpatizzo per Zenga, ma anche il lavoro assiduo e coerente della Spal meriterebbe un futuro.

Qual è il ricordo più bello legato ai gialloblu?

Ne scelgo tre: Wembley, San Siro contro il Milan imbattuto da 59 giornate (gol al 59’ di Asprilla) e Parma -Juve 1-0, l’ultima. La dignità dei falliti contro l’assoluto della potenza. Ma sarebbero mille: il calcio è dulcamara, è rabbia e passione; è vita ed energia, motore, per me.

 Il rapporto tra donne e calcio

Mah… Io non ho mai giocato. Per colmare il gap ho allenato, arbitrato, fatto il procuratore. Per gli uomini il calcio è naturale, tirano calci alla palla prima ancora di dire “mamma; per le donne è passione. Credo che donne e uomini lo vivano in modo diverso ma non ce n’ è uno giusto o sbagliato. Per gli uomini è spontaneo, per le donne  di passione, di pancia, d’amore viscerale. Una donna odia il calcio, oppure lo ama: e se lo ama lo ama davvero. E non perchè lo vive in modo diverso significa che ne capisca meno, o di più. Solo per poterne parlare deve saperne molto, moltissimo, avere la pazienza ogni tanto di sentirsi respinta dal suo amante, del quale comunque non può fare a meno. Diciamo che il pallone è la passione pura, vera. Quella che se c’è non svanisce col tempo. Alle donne piacciono i calciatori? E quindi? Anche a loro piacciono le donne. Ma mica ne facciamo un dramma.

Aurora Levati